TIATIRI

TIATIRI

Percorrendo circa 60 Km a sud-est di Pergamo, incontriamo Tiatiri sulla via conducente a Sardi, Filadelfia e Laodicea.

 

Tiatiri o Thyatira “colei che offre sacrifici e incenso” fu fondata da Seleuco I come colonia macedone. 

 

Era una città molto piccola sul confine settentrionale della Lidia e sorgeva presso il fiume Lycus. 

 

Tiatiri si trovava in una regione nota per i suoi abbondanti raccolti, dove si produceva soprattutto tabacco e cereali, nonché per l’industria ed il commercio di oppio. 

 

Le iscrizioni greche, che sono state trovate fra le rovine, accennano alle numerose attività lavorative svolte dalla gente del luogo. Una di queste riguarda un sodalizio dei tintori, il che fa pensare alla presenza in città di associazioni di artisti e di artigiani. 

Un’altra riguarda la lavorazione del bronzo e del rame. Forse non è a caso che la lettera alla chiesa di Tiatiri si apre con un riferimento al rame (Apocalisse 2:18).

 

Molto famosa fu l’uso di una tintura colorante, chiamata porpora. Questa si estraeva da un murice, una conchiglia, ed era apprezzata e molto usata per tingere gli abiti reali (Giudici 8:26; Ester 8:15; Ezechiele 27:24).

Richiamando proprio il significato del nome, vi era un tempio dedicato ad Apollo come "dio sole" sotto il soprannome Tyrimnos; vi si offriva anche il culto ad Artemide (Diana), che tutta la provincia dell'Asia Minore osservava; non ospitava templi dell'imperatore e quindi la Chiesa non aveva i problemi conseguenti. 

 

A proposito del commercio della porpora, la Scrittura ricorda una credente impegnata in questa attività che fu anche la prima Europea convertita: la commerciante Lidia (Atti 16:14).

 

Nel luogo dove sorgeva l’antica Tiatiri oggi c’è la moderna città turca di Akhissar, nome che significa “castello bianco”, derivato forse dalle rovine di un vecchio castello, che sorgeva sul posto.

 

La caratteristica peculiare della lettera a Tiatiri è quella d'essere la più lunga fra le sette.

Questa è la dimostrazione che il Signore ha molte cose da dire e ogni credente, per godere appieno delle benedizioni del Signore, deve ascoltarLo attentamente (Isaia 55:2)

 

 

La comunità

 

Lidia, una agiata proselita ebrea, abitava in Filippi. Poiché non vi era una sinagoga, quegli ebrei si radunavano fuori della città per pregare. Quando giunsero Paolo e Sila e li evangelizzarono, Lidia si convertì. Ella non solo aprì il cuore al Signore, ma anche la sua casa, che divenne una chiesa (Atti 16:40). 

Non sappiamo se la conversione di Lidia abbia contribuito alla testimonianza in Tiatiri e al sorgere di una Comunità. In ogni caso Giovanni indirizza una lettera, la più lunga delle sette, ad una chiesa costituita.

 

 

 

ANALISI DELLA LETTERA.

 

 

LA DESCRIZIONE DI CRISTO

 

Come si presentò Gesù all'angelo della chiesa di Tiatiri?

 

  • «Queste cose dice il Figlio di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco, e i piedi simili a bronzo incandescente» (Apoc. 2:18)

 

«Queste cose dice…» (Apoc. 2:18). È Colui che parla; il Signore parla (Giobbe 33:14).

 

Queste lettere ci stanno insegnando che non sempre si ascoltano i consigli di Dio, ma chi ascolta quello che il Signore dice è saggio, chi non ascolta è stolto (Giovanni 12:48).

 

 

 

«Queste cose dice il Figlio di Dio…» (Apoc. 2:18). 

 

Qui il titolo Figlio di Dio” implica la Sua natura divina. Questo titolo si trova solo in questo passo del libro, ma è implicito in tutti i luoghi ove si parla di Dio come Suo Padre (Es. 2:22; 3:5, 21; 14:1).

 

Gesù si presenta per quello che Egli realmente è: Dio stesso. Gesù Cristo è il Capo e Fondamento della Chiesa (Colossesi 1:18; Luca 22:70,71; Matteo 16:16-18).

 

L’apostolo Giovanni pone molto in evidenza questa meravigliosa realtà del Signore Gesù sia nel Vangelo che egli scrisse e sia nella sua prima lettera.

 

- In Giov. 9:35-38 il Signore Gesù rivolse una domanda estremamente precisa e specifica al cieco «Credi tu nel Figlio di Dio?».

 

Non si può scappare di fronte a questa domanda. Il cieco, dopo aver compreso che il Figlio di Dio altri non era che Colui che l’aveva miracolosamente guarito, dichiara: «Io credo» e, immediatamente dopo questa confessione, vi è il suo atto di adorazione nei confronti del Figlio di Dio. 

 

Il Signore Gesù è il Figlio eterno di Dio e questa preziosa realtà Giovanni la sottolinea anche al termine del Vangelo da lui scritto (Giovanni 20:30-31).  

 

Nella Scrittura non sono state registrate tutte le opere che il Signore Gesù compì, ma quelle che sono scritte sono più che sufficienti per farci comprendere che veramente «Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio»; solo credendo nel Suo Nome si può ottenere la vera vita.

 

Nella sua prima lettera, Giovanni dirà in 1° Giovanni 5:10-13 che “chi ha posto fede nel Figlio di Dio è il destinatario di una preziosa testimonianza, la quale dichiara che Iddio ci ha conferito la vita eterna e che questa vita al si trova solo nel Suo Figlio”. Ecco perché «Chi ha il Figliuolo ha la vita; chi non ha il Figliuol di Dio non ha la vita». Non vi è una terza strada.

 

E nel concludere questa prima lettera, Giovanni utilizza quasi le stesse parole che abbiamo visto nel Vangelo: egli ha scritto queste cose affinché chiunque le legga possa credere nel Nome del Figlio di Dio. Egli è caratterizzato da un’autorità assoluta. 

 

 

Apoc. 2:18 ci ricorda, poi, che il Signore Gesù ha «… ha gli occhi come fiamma di fuoco», cioè occhi che scrutano in profondità.

 

Proprio a motivo di questa perfetta conoscenza, Egli può operare sempre secondo giustizia.

 

In Ger. 16:14-21 possiamo proprio considerare la benignità del Signore manifestata nei confronti di Israele, nonostante il suo peccato e la sua malvagità.

 

Giungerà il tempo in cui si dirà che il Signore ha ricondotto il Suo popolo nella sua terra. Ma nello stesso tempo, viene altresì sottolineato che gli occhi del Signore sono sopra tutte le vie del popolo e, purtroppo, sono vie inique e malvagie. 

 

Perciò, proprio per il fatto che Iddio ha la piena capacità di valutare in maniera perfetta, afferma «prima renderò loro al doppio al retribuzione della loro iniquità»

 

Non si potrà mai tacciare il Signore di ingiustizia. I suoi occhi sono come «fiamma di fuoco».

 

È in questo stesso modo che si presenta a Giovanni all'inizio della rivelazione: «Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco» (Apocalisse 1:14).

Il suo sguardo è penetrante, scruta i cuori, non Lo si può ingannare. 

 

 

Si presenta così alla Chiesa di Tiatiri, perché Egli vede quella che è la sua reale condizione. Dio non guarda all'apparenza delle cose; per questa ragione nessuno può ingannarlo: «Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna» (Galati 6:7,8). Egli investiga le reni ed i cuori, cioè i più reconditi recessi. 

 

Il Salmista diceva: «O Eterno, Tu mi hai investigato e mi conosci». Egli è Colui che penetra ognuno col Suo sguardo e conosce ogni cosa: «Ma Gesù non si fidava di loro, perché conosceva tutti e perché non aveva bisogno della testimonianza di nessuno sull'uomo, poiché egli stesso conosceva quello che era nell'uomo» (Giovanni 2:24,25).

 

 

 

«… piedi simili a bronzo incandescente».

 

Il bronzo ci parla di giustizia. I Suoi piedi, come bronzo arroventato, ci parlano della purezza e della santità del Suo cammino, quale giudice nel mezzo della Chiesa. 

Gesù Cristo è Colui che ha camminato con giustizia. 

 

- Egli è la «nostra giustizia», ma è anche Colui che giudica

- Egli è il Salvatore misericordioso, ma è anche il Signore, giudice infallibile di ogni male e di ogni iniquità della Chiesa

 

Nel libro dell'Apocalisse l'Agnello diventerà Leone, ovvero il Salvatore sarà anche giudice

 

Forse i cristiani di Tiatiri pensavano di conoscerLo, di avere una Cristologia corretta, ma come il Signore si presenta loro, dimostra che sbagliavano. Avevano una pietà superficiale e si illudevano di conoscere il Signore.

 

«piedi simili a bronzo incandescente» ci riporta alla visione che ebbe Daniele (Daniele 10:6). 

 

Sono veramente questi dettagli impressionanti che ci danno un quadro della grandezza e della maestosità del Signore. Di fronte a questa autorità, la Chiesa si deve sottomettere.

 

 

 

Il Signore elogia quei credenti (cfr. 1° Tess. 1:2-3).

 

  • «Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio, la tua costanza; so che le tue opere sono più numerose delle prime» (Apoc. 2:19).

 

«Io conosco le tue opere». 

 

Il Signore riconosce le opere di fedeltà di quei credenti, che sono prova e conseguenza della fede vera e sincera (Efesini 2:10).

 

 

«Io conosco le tue opere, il tuo amore».

 

Il Signore riconosce ed apprezza anche l’amore, per cui quelle opere erano state compiute; non per dovere, ma per riconoscenza. È anche amore che lega la famiglia dei santi e che si manifesta con l’interesse per il bene spirituale e l’annuncio della grazia.

 

 

«Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede». 

 

In questo caso esprime la fiducia in Dio e nella Sua Parola, che non si era affievolita (Luca 18:8).

 

 

«Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio (ministerio)».

 

Si riferisce alla corretta amministrazione dei beni spirituali, che era svolto con fermezza e coraggio.

 

 

«Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio, la tua costanza» 

 

I credenti di Tiatiri non si erano lasciati condizionare dalle difficoltà e dalle persecuzioni, sempre presenti nella vita dei credenti (2° Timoteo 3:12). Quelle non avevano scalfito la fiducia, l’amore, il servizio e perciò erano rimasti stabili nella verità.

 

 

«Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio, la tua costanza; so che le tue opere sono più numerose delle prime»

 

A differenza della chiesa di Efeso, i credenti di Tiatiri progredivano nella qualità e nella quantità delle opere per la gloria di Dio. Non era, perciò, una Comunità decadente e tiepida, ma anzi fervente e spirituale. È a questa chiesa che il Signore rivolge una parola di incoraggiamento e di richiamo (2° Giovanni 8).

 

In conclusione, cosa conosce Gesù di questa Chiesa? Almeno sei cose:

 

  • Le tue opere

  • Il tuo amore

  • La tua fede

  • Il tuo servizio

  • La tua costanza

  • Il numero maggiore delle opere compiute. 

 

Si potrebbe dire che quella di Tiatiri era una Chiesa zelante ed attiva. Ma notiamo alcune cose importanti:

 

1)  Gesù conosce le opere che si compiono in questa Chiesa, come del resto conosceva quelle della Chiesa di Efeso: «Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi. So che hai costanza, hai sop-portato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato» (Apocalisse 2:2,3).

 

2) In questo elenco manca la fedeltà alla Parola di Dio.

 

3) Non viene menzionata la speranza che dovrebbe affiancarsi alla fede e all'amore.

 

Era un'evidente lacuna che in una Chiesa che si professa cristiana non può mancare: «Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni» (1° Pietro 3:15).

 

Quando la fedeltà alla Parola di Dio viene meno, quando la speranza del ritorno del Signore si spegne nei cuori, allora il credente diventa un professionista, un religioso. 

Opera, lavora, si impegna ma non appartiene al "team" di Dio: «Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demoni e fatto in nome tuo molte opere potenti?" Allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!"» (Matteo 7:22,23). 

 

Tiatiri ci parla soprattutto d'opere, eppure il suo attivismo non è sufficiente per ricevere l'approvazione divina. Il Signore si compiace solo quando siamo motivati da Lui. 

 

 

A conferma di ciò, il Signore subito dopo pronuncia le fatidiche parole: «Ma ho questo contro di te...». 

 

Il Signore non si accontenta di una fedeltà parziale, perché desidera la totalità del nostro essere: «Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo» (1° Corinzi 6:19-20).

 

Seppure quei credenti fossero spirituali, il Signore non poteva ignorare la presenza del male, la cui gravità è dichiarata in 5 versi (Apocalisse 2:20-24). 

 

Il Signore pronunzia un nome: Jezabel.

 

Che sia vero o simbolico non ci importa. Jezabel “casta”, come la perfida moglie di Achab che aveva corrotto Israele (1° Re 16:31-33), stava corrompendo i servitori di Dio. 

 

Essa apparteneva alla chiesa di Tiatiri, si proclamava profetessa e, senza dubbio, pretendeva di possedere dei carismi, per cui teneva la chiesa sotto la sua malefica influenza ed i suoi nefandi consigli. 

 

I credenti avevano difficoltà nell’aspetto lavorativo, proprio perché le stesse corporazioni di artigiani e società operaie erano consacrate alle divinità pagane. Chi avesse voluto aderirvi, per poter lavorare e fare carriera, avrebbe dovuto prendere parte a tutte le attività e mostrarsi in quelle molto zelanti, altrimenti avrebbe trovato difficoltà nel procurarsi il necessario sostentamento. Dato che ognuna di quelle corporazioni aveva il suo idolo protettore, tra le attività  c’era anche quella di rendergli il culto

 

Cosa avrebbero dovuto fare? (Apocalisse 2:24). 

 

La falsa profetessa seduceva i credenti, li incoraggiava in quella “dottrina” (cfr. Apocalisse 2:14) e perciò li persuadeva ad accettare pure qualche compromesso con l’idolatria e l’immoralità del mondo circostante. In quelle feste depravate ci si ubriacava e si sfociava persino in unioni illecite. 

 

Per Jezabel era legittimo e ciò non costituiva peccato (cfr. 1° Corinzi 8:4), ma non lo era per il Signore (Apocalisse 2:20). 

 

Le nostre opinioni valgono davvero poco; quel che vale è la Parola di Dio!

 

 

 

LA TOLLERANZA : UN BENE O UN MALE???!!!

 

 

Spesso nelle lettere alle chiese cambiano i nomi per definire i problemi (Nicolaiti, Balaam, Jezabel), ma la difficoltà spirituale di fondo  resta quella. 

 

Nella chiesa di Pergamo abbiamo visto che il problema di fondo era la mondanità ed il compromesso al quale Dio contrappone l’efficacia della Sua Parola. 

 

Qui il problema è il compromesso e la tolleranza verso Jezabel.

 

 

IL PERICOLO DELLE PICCOLE COSE

 

Il credente è invitato dalla Parola di Dio ad essere sobrio ed a vegliare sulla sua condotta. Il Signore ci chiama ad essere fedeli nelle grandi, come nelle piccole cose e non ad essere tolleranti (Luca16:10).

 

Non esistono peccati gravi e meno gravi, peccati mortali o peccati veniali, perché il peccato è peccato e il risultato finale è la separazione da Dio «Ogni iniquità è peccato» (1°Giovanni 5:17), perciò non possiamo tollerare nulla nella nostra vita. 

 

La distinzione fra mancanza grave e meno grave è frutto solo del pensiero dell'uomo e non trova riscontro in tutta la Bibbia (1° Corinzi 6:9,10).

 

Nel versetto appena letto, troviamo un breve elenco che taluni definiscono "piccole cose”, quali: «Ingiusto, fornicatore, ladro, avaro, oltraggiatore, rapace». Ma Dio dice: questi non erediteranno il Regno di Dio.

 

Sono proprio le cosiddette piccole cose che guastano la nostra intera vita spirituale (Ecclesiaste 10:1; Cantico dei Cantici 2:15; 1° Corinzi 5:6).

Esiste dunque per ogni credente il reale pericolo di tollerare le "piccole cose". Dio ci chiama ad essere attenti a non tollerare le piccole cose quali:

 

  • LA DISONESTÀ:

«Perché ci preoccupiamo d'agire onestamente non solo nel cospetto del Signore, ma anche nel cospetto degli uomini» (2° Corinzi 8:21). 

 

L'evasione fiscale, per esempio, è stato erroneamente definito peccato minore. Dicono talune per-sone: "Se lo Stato ci deruba, noi non possiamo fare a meno di essere disonesti". Il credente è un cittadino onesto che paga le tasse. Spesso la disonestà nasconde l'amore per il denaro, il desiderio di prevalere, il tentativo di evadere le regole (Efesini 4:28).

 

  • LA BUGIA:

È stata definita un peccato veniale. Per il Signore, invece, la bugia è peccato (Efesini 4:25). La bugia è peccato, perché è dal diavolo: «Non mentite gli uni agli altri» (Colossesi 3:9). Dio è severo riguardo alla bugia (Apocalisse 21:8).

 

  • LA MALDICENZA E IL MORMORIO: (1° Pietro 2:1).

Tale atteggiamento è riprovevole ed odioso agli occhi di Dio (Proverbi 6:16-19). Dio odia la maldicenza. Il credente si distingue, perché non è un maldicente e inoltre non raccoglie le maldicenze. 

 

Quando ascoltiamo una maldicenza, faremmo bene a dire alla persona che ci sta parlando, che ciò che sta facendo è contrario alla Parola di Dio e che farebbe meglio a dire queste cose alla persona interessata. Spesso questa risponde: "Ma io glielo ho detto", poi corregge il tiro e dice: "Ho cercato di farglielo capire". Alla fine scopriamo che non è vera né l'una, né l'altra cosa. 

 

Se una persona sistematicamente ti rapporta cose, frasi o avvenimenti di altri, sappi che per lui tu sei la persona migliore con la quale avere un rapporto maldicente.

 

  • IL LINGUAGGIO VOLGARE O LE PAROLE SCONCE:  (Giacomo 3:5-10).

Siamo talvolta condizionati e trascinati dal linguaggio in voga nella società che lo adottiamo anche noi cristiani. Dobbiamo però fare attenzione ed evitare tali situazioni, perché…(Matteo 12:36,37). 

 

Faremmo bene a valutare talune frasi e certi modi di dire. Oggi determinati termini sono stati sostituiti da parole che un tempo avrebbero fatto arrossire chiunque. Ricordiamoci che possiamo essere anche poveri di linguaggio per la nostra cultura elementare, ma mai volgari.

 

  • LA PORNOGRAFIA: Spettacoli, film, programmi volgari. 

Oggi lo "zapping", ci porta a saltare da un canale all'altro, facciamo attenzione in questa manovra a non soffermarci su "performance" poco edificanti (Efesini 5:3-5). 

Il pudore e la riservatezza purtroppo non esistono più per gli altri, ma non per i credenti (1° Gio-vanni 2:15-17).

 

  • LA DISOBBEDIENZA E LA RIBELLIONE: (1°Samuele 15:22,23).

L'incapacità di ascoltare e di sottomettersi, denota carnalità, orgoglio, presunzione (Tito 3:1).

 

  • IL FUMO E L'ALCOOL:

Dobbiamo evitare di assumere sostanze che nuocciono alla salute per un fatto molto semplice: «Siamo il tempio dello Spirito Santo ed Egli dimora in noi». Nella misura in cui noi ci rendiamo conto di questo, agiamo di conseguenza, non soltanto per il fumo, ma anche per l'alcool, i cibi ecc. (1°Corinzi 6:19,20)

Queste sostanze guastano il corpo fisico e disonorano la presenza di Dio in noi (1° Corinzi 3:16,17).

 

  • TALUNI PASSATEMPI E DIVERSIVI: (1° Pietro 4:1-4).

Una volta, un "credente", si trovò in discoteca con la pretesa di evangelizzare. Cominciò a parlare del Signore con una ragazza e lei gli disse: "Sei un credente? E allora che cosa ci fai in questo luogo?" 

Non è edificante per un cristiano utilizzare in tal modo il proprio tempo libero (2° Corinzi 6:14-18). 

L'ambiente, il luogo e l'atmosfera, potrebbero nuocerci: «Non v'ingannate: Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi» (1° Corinzi 15:33). 

 

La musica, ad esempio, non dovrebbe eccitare i sensi, ma elevare lo spirito e glorificare Dio (Colossesi 3:16).

 

  • L'ESTERIORITÀ: Abiti, ornamenti, ori, collane (1° Pietro 3:3-4).

La vanità, il voler apparire più che essere, le mode, la cura eccessiva della propria persona, rappresentano un pericoloso legame ed una schiavitù (1° Timoteo 2:9,10). Dobbiamo guardarci da ogni specie di male e da ogni contaminazione (2° Corinzi 7:1). 

 

Restiamo fedeli al Signore nelle piccole, come nelle grandi cose, facendo sempre attenzione al pericolo della tolleranza verso il peccato: «Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è ingiusto anche nelle grandi» (Luca 16:10).

 

Per le piccole cose si rischia di diventare "Tiatiriani". 

 

 

La Chiesa d'oggi deve essere molto attenta e guardinga. A Tiatiri erano "tolleranti", di "mente aperta", "pluralisti e disinibiti", si era costruita "una casa" in cui c'era posto per tutti, ma il Signore dice: «È proprio questo che ho contro di te...».

 

Ritornando al testo, chiediamoci: "Che cosa avevano realmente tollerato? Che la donna Jezabel, autoproclamatasi profetessa, insegnasse e seducesse. 

 

Chi era Jezabel? Questa donna compare nell'Antico Testamento. 

 

Era la moglie del Re d'Israele Achab, una donna pagana e come tale non avrebbe mai dovuto sedere sul trono di Israele (1° Re 16:29-31). Era una sostenitrice e promotrice del culto pagano di Baal e Astarte. 

Siamo informati che ottocento loro profeti mangiavano alla mensa di Jezabel (1° Re 18:19). Possiamo immaginare l'influenza negativa e blasfema verso il vero Dio, determinata da questa presenza. 

 

Jezabel aveva introdotto non solo il culto di Baal, con tutti i suoi orrori e prevaricazioni, ma aveva soppresso anche il culto del Signore, facendo uccidere i profeti di Dio (1° Re18:13). Inoltre si servì del marito per intrigare e fare uccidere gente onesta, come Nabot (1° Re 21:1-11). 

 

Il culto a Baal diventò la religione del popolo, la religione di Stato. 

 

Il male non si limitò all'interno delle frontiere del regno d'Israele, ma penetrò nel regno di Giuda, poiché una figlia di Jezabel sposò Jehoram, re di Giuda (2° Re 8:16-18). Ieu ebbe parole dure nei confronti di Jehoram (2° Re 9:22). 

Poco mancò che tutti i discendenti della casa reale di Davide, dalla quale doveva nascere il Messia, fossero distrutti da Atalia, figlia di Jezabel: «Atalia, madre di Acazia, quando vide che suo figlio era morto, procedette a sterminare tutta la discendenza reale» (2° Re 11:1).

 

Jezabel dunque recò morte e distruzioni in Israele e in Giuda. 

 

Questo breve quadro è sufficiente per informarci su quello che era successo a Tiatiri. 

 

Avevano accolto nella Chiesa persone "non rigenerate", che non avevano fatto l'esperienza della nuova nascita e pertanto non erano di buona testimonianza. Malgrado ciò erano tollerate. Cosi, poco per volta, queste persone senza scrupoli avevano preso il sopravvento, compiendo un'opera di seduzione, contaminazione, facendo entrare nella Chiesa la mondanità e l'idolatria, l'adulterio, la fornicazione, il paganesimo allo stato puro. 

 

Per questa ragione la Chiesa di Tiatiri è vista da molti studiosi come la Chiesa del Medioevo1, nella quale la tolleranza portò i credenti lontano da Dio e dalla Sua Parola, dimenticando che Dio è un Dio puro, tre volte Santo: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!» (Isaia 6:3). 

 

 

  L'APPLICAZIONE PROFETICA: IL CRISTIANESIMO NEL MEDIOEVO (600-1500) 

 

1 Per chi vede che le lettere indirizzate alle sette Chiese siano la descrizione della Chiesa mondiale nei secoli, crede che Pergamo (come abbiamo già studiato), rappresenterebbe "la Chiesa statale", il cristianesimo assurto a religione di stato in epoca Costantiniana.

 

Abbiamo, infatti, visto, che dopo la persecuzione, la morte cruenta di fedeli testimoni come Policarpo ed Antipa, ci fu l'abbraccio mortale fra Chiesa e Stato con il Cristianesimo che divenne religione di Stato. Con questa operazione l'impero romano non è divenuto cristiano, ma il cristianesimo si è compromesso con il paganesimo.

Cessarono le persecuzioni in massa ma questo riconoscimento ufficiale non recò alla Chiesa nessuna benedizione, bensì una maledizione. La Chiesa anziché essere l'insieme dei "chiamati fuori", divenne lentamente, un insieme di gente raccogliticcia

 

La Scrittura afferma che "un abisso chiama un altro abisso" e la lettera alla Chiesa di Tiatiri, che segue a quella di Pergamo è la conferma. 

Essa infatti è la Chiesa del compromesso, attirata e confusa dalle false ideologie religiose. È la Chiesa deviata e corrotta, che vive lontano dalla verità del Vangelo. Pertanto per quanto riguarda l'evoluzione storica della cristianità, si può dire che la Chiesa di Tiatiri prefigura l'avvento della Chiesa papale, la Chiesa delle buone opere, con tutte le sue degenerazioni, a partire dal 500 fino al 1500, racchiudendo tutto l'oscuro periodo del Medioevo. 

Durante questo tempo la Chiesa romana, essendo divenuta una potenza secolare, si è caratterizzata per la sua corruzione, la sua idolatria e le persecuzioni ai dissenzienti. Le prigioni, i roghi in Germania, in Scozia, in Inghilterra, in Francia, in Svizzera, in Spagna e in Italia nei secoli 16° e 17°, l'annullamento delle proteste indirizzate a "Roma" da parte di grandi uomini, attestano che "ella non vuol ravvedersi" come dice il Signore nella lettera. Questa é storia. Quanti intrighi, immoralità, delitti, come ad esempio l'inquisizione, sono stati perpetrati sotto il manto della religione. In quell'epoca la Chiesa dominante elaborò una dottrina che, come al tempo di Jezabel, conduceva il popolo al culto delle immagini, alla superstizione e alla sottomissione all'autorità del clero. È proprio in quel periodo che si è consolidata l'eresia blasfema della messa e della transustanziazione, con la quale si pretende rinnovare continuamente in maniera incruenta il sacrificio di Cristo. 

 

La Chiesa cominciò ad insegnare che la salvezza si trovava nel seguire i suoi precetti e adempiendo le opere prescritte. Nello stesso tempo era in lotta con re e regine per il regno e il predominio. Un grande impero religioso-politico-economico dopo essere nato con l'editto di Costantino, si mostrava ora già adulto. 

 

Come già abbiamo visto per le altre lettere, il significato del nome ci aiuta molto a comprendere il valore profetico della lettera. Così Tiatiri, come abbiamo inizialmente detto, vuol dire: "Colei che offre sacrifici, che offre incenso". 

Non è questo caratteristico della Chiesa di Roma? Su migliaia di altari di questa potente Chiesa, che tiene sotto di sé milioni e milioni di persone, viene sparso incenso. É molto grave quando l'orecchio si chiude alla Parola di Dio e alla sana dottrina per ascoltare la voce dell'uomo o del proprio cuore. Ciò conduce, sotto un giogo pesante, all'idolatria e alla perdizione. Com'è dolce e benedetta, invece, la voce dell'Evangelo che ci dà la vita, la gioia. È la voce del Buon Pastore, la voce del Signore Gesù stesso. Essa conduce alla salvezza, alla vera libertà, ci dà la vita eterna. È importante però considerare che anche nei secoli bui del Medioevo, vi erano credenti fedeli alla Parola di Dio. Essi hanno preferito ubbidire a Dio anziché agli uomini. Ricordiamo gli Albigesi, Pietro Valdo ed i Valdesi, John Wycliffe e i Lollardi, Jan Huss ecc. Dio mantiene sempre un residuo fedele.

 

É interessante a questo riguardo osservare il contrasto esistente tra le Chiese di Efeso e di Tiatiri. 

 

  • Ad Efeso i credenti avevano perso il loro amore primitivo, ma erano fedeli nel giudicare le false dottrine. 

  • A Tiatiri i cristiani crescevano nel loro amore, ma erano tolleranti verso l'errore. 

 

Tutti e due questi estremi devono esseri respinti. L'ortodossia senza l'amore, come pure l'amore senza la verità, sono entrambi disapprovati da Dio.

 

 

Intorno a Jezabel sono state fatte diverse ipotesi interpretative; vediamone alcune:

 

1. È un nome simbolico. Il richiamo alla moglie di Achab, re d'Israele, è usato per indicare il ti-po di problema che travaglia la Chiesa di Tiatiri: la tolleranza e l'unione fra il sacro e il pro-fano.

 

2. Una ex discepola di Paolo che contrastava i giudeo-cristiani.

 

3. Una profetessa o sacerdotessa di un tempio pagano con un culto sincretistico di teologia giudaica ed elementi pagani.

 

4. Una profetessa che praticava la magia e seduceva alcuni degli immaturi membri di Chiesa. La donna era probabilmente il principale oracolo di un grande santuario per medium, occultisti e indovini nella città di Tiatiri. Così come Jezabel aveva indotto gli Israeliti dell'Antico Testamento a riti idolatrici e a corrotta sessualità, questa profetessa pagana induceva i cristiani di Tiatiri a mescolare idolatria e impurità sessuale con la loro fede.

 

5. Una credente apostata che insegnava la possibilità di partecipare ai banchetti pagani delle corporazioni, praticando una fornicazione spirituale. Anche Paolo si trattenne sulla fornicazione che commetteva chi partecipava ai banchetti pagani, chiarendo che era un adulterio spirituale con i demoni.

 

6. Lidia, la mercante ritornata nella città natale.

 

7. La moglie del pastore locale. Alcuni manoscritti hanno il v.20 "la tua moglie Jezabel".

 

8. La forma romana della Chiesa. Il clero si assume il diritto di parlare a nome di Dio. 

Jezabel si definisce profetessa e pretende di possedere un'autorità che le permette di pro-mulgare dogmi estranei alle Sacre Scritture. 

È ciò che ha fatto e fa ancora la Chiesa cattolica. Jezabel, moglie di Achab, fu uccisa ed il suo corpo mangiato dai cani (2° Re 9:33-37). Come la fine di questa donna fu tragica ed ingloriosa, così la stessa sorte sarà riservata alla Babilonia religiosa, che si è sviluppata in seno alla Chiesa di Tiatiri.

 

 

Forse ci chiediamo "perché il Signore è così severo? Dov'è la Sua misericordia?” 

 

La risposta la troviamo al versetto 21: «Le ho dato tempo perché si ravvedesse, ma lei non vuole ravvedersi dalla sua fornicazione». 

Con lei saranno "messi a morte i suoi figli", in altre parole tutti quelli che ne prolungano l'opera e le medesime dottrine. 

Il giudizio del Signore, il Suo rimprovero termina con queste solenni parole che sottolineano la Sua autorità nella Chiesa: «E tutte le Chiese conosceranno che Io sono colui che investigo le reni ed i cuori; e darò a ciascuno di voi secondo le opere vostre» (Apocalisse 2:23). 

 

Dio ci aiuti a vivere un cristianesimo pieno e sincero!

 

La storia ci dice che la chiesa di Tiatiri esistette soltanto per un tempo molto breve perché la città fu distrutta in una guerra.  Ai fedeli Gesù dà una semplice indicazione: «quello che avete, tenetelo fermamente finché Io venga».  

 

Egli non ordinò di lasciare la chiesa ma di rimanervi ed essere fedeli. Il giudizio su Jezabel e i suoi seguaci sarebbe avvenuto in breve. Ciò avrebbe purificato la chiesa. 

 

Oggi i cristiani troppo facilmente abbandonano la loro chiesa per far parte di un'altra chiesa. A quel tempo ciò era impossibile. I credenti di Tiatiri non dovevano badare ad altro (Apocalisse 2:24). 

 

Alcuni pensano che «altro peso» si riferisca ad Atti 15:28, mentre è molto probabile che il Signore non imponga nulla di più di quanto fedelmente hanno attuato. Quei credenti non conoscevano per esperienza personale «le profondità di Satana», ossia la cattiveria di Satana così come era insegnata da Jezabel, così bastavano gli insegnamenti ricevuti. Il Signore li esorta a restare fermi nella verità ed a resistere fino al Suo ritorno.

 

Talvolta, quando ci sono dei problemi i credenti lasciano le chiese e si uniscono ad altre assemblee (Atti 19:9). Questo però non poteva essere attuato in Tiatiri per la buona testimonianza in quella piccola città. 

Il Signore li incoraggiava a «tenere fermamente» «quel che avete», cioè a resistere alla seduzione «finché Io venga».

 

Solo senza compromessi possiamo testimoniare efficacemente. Il Signore ci chiede di restare fermi sulla sua Parola, uniti a Lui. 

 

Ci chiede di essere «il rimanente fedele»", il piccolo gregge», d'essere «gli altri» e differenziarci fino al Suo ritorno. 

A tali credenti, semplici e coerenti, Dio non impone alcun altro peso. Sembra un'eco della deliberazione della conferenza di Gerusalemme (Atti 15:28). 

 

Il Signore non schiaccia i credenti con pesi che non possono sopportare; è Lui che prende il nostro peso mettendo al posto di questo un carico dolce e leggero che porta pace e riposo alle nostre anime (Matteo 11:28-30).

 

 

Che cosa dobbiamo tenere fermamente?

 

  • La fede in Cristo e nella Sua Parola.

  • La speranza del Suo ritorno.

  • L'amore verso Dio e verso gli uomini.

 

La Parola di Dio ci dice che queste tre cose sono indispensabili (1° Corinzi 13:13). È un invito a conservare fedelmente la Parola di Dio nei nostri cuori, fino a che «il Figlio dell'uomo verrà» (Giuda 1:3)

 

 

 

LA PROMESSA

 

C’è una promessa per chi vince e «persevera nelle Mie opere», in opposizione a quelle di Jezabel (Apocalisse 2:22). 

 

La Scrittura precisa che questa promessa non è solo per colui che vince “per mezzo della fede” (1° Giovanni 5:4), ma anche per chi “persevera nella verità” (Ebrei 12:14) “sino alla fine”. A tutti quei vincitori il Signore promette:

 

  • Il potere sulle nazioni. Questa promessa si rifà al Salmo 2:8, 9. Cristo è costituito re sulle nazioni per reggerle e giudicarle. Il Signore promette di coinvolgervi anche i Suoi (Apocalisse 5:10; 20:6). La “verga di ferro” rappresenta la severa giustizia.

  • “La stella mattutina”. È quella stella, che anticipa il giorno ed annuncia lo spuntare del sole. Gesù è la stella mattutina (Apocalisse 22:16). Il vederLo per la fede anticipa la nostra gloria nell’eternità, quando risplenderemo “come le stelle” (Daniele 12:3) e saremo tra-sformati nella Sua immagine (1° Giovanni 3:2). Con la stessa certezza con cui la stella mattutina precede il giorno, i credenti vedranno la gloria di Dio e risplenderanno nella Sua presenza.

  • (Luca 22:28-30) La condizione per avere questa responsabilità, sarà la fedeltà mostrata su questa terra: «Il re gli disse: "Va bene, servo buono; poiché sei stato fedele nelle minime cose, abbi potere su dieci città"» (Luca 19:17).

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

- https://www.adimodugno.it/evangelici/wp-content/uploads/2010/06/9-1-2-2010.pdf

 

- “Daniele e Apocalisse” ADI media

 

- Thompson, F.C. - Sistema originale e completo ideato dal prof. F.C. Thompson per lo studio delle Sacre Scritture, dalla Bibbia versione Nuova Riveduta 2006 – Società Biblica di Ginevra

 

- Scofield, C. I. – Note esplicative e commenti, dalla Bibbia versione Nuova Riveduta 2003 – Società Biblica di Ginevra

 

- Lombardo, Paolo – L'Apocalisse – Dispense studente - Istituto Biblico Italiano Via Prenestina 639, Roma

 

- Sito “la parola.net”