L'APOSTOLO DEGLI INDIANI

3. Eliot comincia il suo lavoro di missionario 

 

 

All'età di quarant'anni, cioè non prima del 1644, Eliot cominciò a impegnarsi seriamente nel lavoro missionario.

Non ci fu una chiamata mediante un sogno, come quella che ebbe l'apostolo Paolo quando doveva andare in Macedonia. Non ci fu neanche un solenne mandato. Ci fu semplicemente un bisogno, ed egli era disponibile.

 

 Per prima cosa s'impegnò a studiare la lingia dei nativi, la lingua Algoquin.

 

La barriera principale alla predicazione agli indigeni era la lingua. 

Per il commercio erano utilizzati il linguaggio dei segni e pidgin inglese  (Pidgin è un idioma derivante dalla mescolanza di lingue di popolazioni differenti, venute a contatto a seguito di migrazioni, colonizzazioni, relazioni commerciali), ma non potevano essere utilizzati per trasmettere un sermone.

 

John Eliot cominciò a studiare l'Algonquin (o Algonquian), che era la lingua degli indiani locali. 

 

Gli ci vollero due anni di intenso e massacrante lavoro intellettuale per imparare il dialetto del Massachusetts, appartenente all'idioma Algonquin, lingua non scritta caratterizzata da suoni gutturali, da  inflessioni di voce e dal linguaggio pittorico.

 

Traducendo i sermoni nellla lingua Algonquin, John Eliot non solo portò gli indiani ad una comprensione più profonda del cristianesimo, ma anche alla scoperta della lingua scritta. Essi non avevano un equivalente "alfabeto" scritto della propria lingua, che si basava principalmente sulla lingua parlata .

 

In questo difficile compito fu aiutato da Cochenoe, un giovane nativo indiano fatto prigioniero nella guerra con Pequot del 1637 che era poi diventato servo di un inglese di nome Richard Collicott. Cochenoe fece da maestro ad Eliot, e lo accompagnò per diversi anni anche in veste di interprete e assistente. Infatti John Eliot disse di lui: "È  stato il primo che ho usato per insegnarmi delle parole e per essere mio interprete".

 

Cockenoe non sapeva scrivere, ma sapeva parlare Algonquin e inglese. Con il suo aiuto, Eliot fu in grado di tradurre i dieci comandamenti, il Padre Nostro ed altre Scritture e preghiere. 


  • La prima volta che Eliot tentò di predicare agli indiani fu nel 1646 a Dorchester Mills.

 

Era il banco di prova da cui sarebbero risultate le sue effettive capacità di comunicare, ed egli non voleva fallire.

 

Malgrado gli sforzi, il suo messaggio non venne recepito. Egli scrisse: "Non mi hanno preso in considerazione, né mi hanno dato retta; anzi, erano annoiati e disprezzavano ciò che dicevo".

 

 

John Eliot mentre predica agli Indiani
John Eliot predica agli Indiani

  • Dopo un mese Eliot predicò di nuovo, questa volta a un gruppo più numeroso di Indiani riuniti nel wigwam di Waban, vicino Watertown Mill che fu poi chiamata Nonantum, ora Newton (MA), e la reazione fu senza dubbio migliore. Così egli fu il primo a predicare con successo agli indiani nella loro lingua nel mese di ottobre 1646.
wigwam(Il wigwam era un'abitazione dei nativi americani, spesso di forma ovale e rivestita con corteccia o pelli) .

 

Gli Indiani ascoltarono intensamente per più di un'ora e, quando il sermone fu terminato, essi posero delle domande.

Eliot, più tardi, descrisse queste domande come «curiose, meravigliose e interessanti»

Egli rispose ad alcune di esse ma, poi, usando il suo intuito missionario e un po' di psicologia, limitò il tempo per le domande «decidendo di lasciarli con un po' d'appetito»

 

Prima di andar via, Eliot distribuì dei doni, dolci e mele per i bambini, e tabacco per gli uomini.

 

Per la prima volta aveva sperimentato il sapore del successo, e «se ne andò fra molti ringraziamenti».

 

  • Due settimane dopo quest'incontro incoraggiante, Eliot ritornò, accompagnato da due pastori e un laici, proprio come aveva fatto durante le prime visite.
Ci fu una maggiore partecipazione di Indiani incuriositi e l'incontro fu proficuo.
 
 
Eliot cominciò con una preghiera, insegnò ai bambini a recitare le scritture e, naturalmente, anche i genitori imparavano mentre ascoltavano. Poi predicò sui dieci comandamenti e sull'amore di Cristo. E, durante questo messaggio, alcuni Indiani si commossero.

Seguirono nuovamente delle domande; particolarmente difficile fu rispondere a una di esse: «Perché nessun uomo bianco ci ha mai detto queste cose prima?»

 

  • Nei mesi successivi Eliot continuò a visitare il wigwam di Waban due volte a settimana; qui impartiva regolarmente lezioni e pronunciava sermoni di evangelizzazione, preparati e ripetuti con cura meticolosa nella complessa lingua Algoquin.
 

Gran parte del ministero gravava su di lui, ma egli si avvalse attivamente dell'aiuto di altri, tra cui alcuni pastori della regione e diversi membri della sua chiesa. 

Il loro entusiasmo incoraggiò il suo spirito e consolidò l'opera missionaria nei momenti difficili. 

Viaggiare comportava sempre grandi difficoltà e percorrere i sentieri accidentati era faticoso, ma niente poteva spegnere l'ottimismo di Eliot: «Per tutto l'inverno non abbiamo avuto neanche un giorno di brutto tempo, quando andavamo a predicare agli Indiani. Il Signore sia lodato».

 

Con il passare delle settimane e dei mesi alcuni Indiani si convertirono, e cambiamenti notevoli si manifestarono nelle loro vite.

 

Un rapporto, pubblicato circa un anno dopo il primo incontro di Eliot con gli Indiani, documentava il seguente progresso:

«Gli Indiani hanno abbandonato completamente i loro powwow [assemblee dei pellirosse]. Hanno stabilito la preghiera mattutina e serale nelle loro tende. Stanno diventando laboriosi e fabbricano oggetti da vendere durante l'anno. D'inverno vendono scope, stufe, pentole per anguille e cestini; in primavera, mirtilli, pesce e fragole. Le donne stanno imparando a filare».


 

John Eliot non era il primo missionario Puritano che cercava di convertire gli indiani al cristianesimo, ma fu il primo a produrre pubblicazioni stampate per gli indigeni nella loro lingua

Questo fu molto importante, come fu importante la sua idea di creare delle "città di preghiera" nelle quali raccogliere gli Indiani convertiti per facilitare la loro crescita spirituale e civile e per favorire l'impegno di altri predicatori ed insegnanti per continuare il lavoro iniziato John Eliot. 

 

Avere una zona destinata esclusivamente agli Indiani cristiani stava particolarmente a cuore a Eliot e agli Indiani stessi. Eliot era convinto che bisognasse separare i nuovi convertiti da quelli che non avevano alcun interesse per il Vangelo. Gli Indiani stessi, d'altronde, desideravano avere un posto tutto per loro.

 

I colonizzatori bianchi avevano costruito fattorie e recinti, limitando le attività di caccia e di pesca degli Indiani. 

 

Eliot fece un appello in loro favore presso la Corte Generale ad adibire come loro residenza terreni che erano stati abbandonati.e agli Indiani fu concesso un territorio di migliaia di ettari, a ventinove chilometri di distanza, a sudovest di Boston, in un angolo fuori mano del territorio di Natick. 

La Corte approvò e stabilì anche che annualmente fossero eletti dal clero due sacerdoti come predicatori degli indiani.

 

Non appena il successo degli sforzi di Eliot divenne noto, gli arrivarono i fondi necessari anche da fonti private sia nella Vecchia che nella Nuova Inghilterra.

 

  • Nel luglio 1649 il parlamento costituì la "Società per la Propagazione del Vangelo nel New England", che sosteneva e dirigeva l'opera inaugurata da John Eliot.

Nel 1651 la città cristiana indiana fondata dal Eliot fu traslocata da Nonantum a Natick.

 

Gli Indiani non sollevarono obiezioni riguardo al trasferimento e, ben presto, fondarono la città di Natick, comunemente conosciuta come «la città di preghiera».
 

Natick non fu concepita come una tipica colonia indiana. Furono costruite delle strade e a ogni famiglia fu dato un appezzamento di terreno. 

Qui furono erette le residenze, una casa-incontro e una casa-scuola, e qui Eliot predicava, quando possibile, una volta ogni due settimane, finché visse.

 

Per l'influenza di Eliot, alcuni edifici furono costruiti secondo lo stile europeo, ma la maggior parte degli Indiani scelsero di vivere nelle proprie tende.

 

Eliot stabilì una forma biblica di governo, basata sul piano formulato da Jetro in Esodo 18:21.


Suddivise la popolazione della città in decine, cinquantine e centinaia, e mise un uomo a capo di ogni gruppo.

 

Il lavoro missionario di John Eliot incoraggiò altri a seguire le sue orme.

 

  • Fu fondata una seconda città sotto la sua direzione a Ponkapog (Stoughton) nel 1654.
 
  • Il suo successo fu ripetuto ancora una volta a Martha's Vineyard e Nantucket, e nel 1674 il censimento non ufficiale dei “praying Indians” (Indiani che pregano) contava 4.000 anime.

 

Alla morte di Eliot, che avvenne a Roxbury per il 21 maggio 1690, le missioni erano al culmine della loro prosperità.

 

La civiltà dell'uomo bianco divenne il modello a cui i cristiani indiani erano tenuti a conformarsi.

Per Eliot, il vero cristianesimo non solo cambiava il cuore e la mente, ma anche lo stile di vita e la cultura. Egli non riusciva a concepire una vera comunità cristiana se non inserita nella cultura europea, e oggi, guardando in maniera retrospettiva, questo fattore potrebbe essere l'unica grave debolezza del suo ministero.

 Purtroppo le generazioni di missionari che lo seguirono, a parte qualche eccezione, perseverarono nello stesso errore.

 

 

"The Christian Commonwealth": Vietato nel Massachusetts come potentialmente offensivo per il re.

 

 

Nel suo trattato "Il Commonwealth cristiano", Eliot creò un progetto per un governo gestito secondo i principi giuridici del Vecchio Testamento.

Questo modello sottolineava il potere ultimo di Dio su tutte le autorità civili. 

Nel suo ruolo di missionario, Eliot applicò questo sistema di governo biblico al piccolo villaggio cristiano indiano di Natick.

Data la situazione politica del momento in Gran Bretagna, la Corte del Massachusetts temeva che le idee di Eliot potessero essere male interpretate dal re Carlo II, che si sarebbe potuto offendere per l'affermazione che anche l'autorità regale fosse subordinata ad un potere superiore. 

 

I giudici del Massachusetts nel 1661 ordinarono che il libro fosse soppresso e che, chiunque fosse in possesso di copie del libro avesse dovuto "distruggerle o renderle illeggibili" oppure portarli ai giudici locali per lo smaltimento. 

 

Eliot si scusò per eventuali errori che avrebbe potuto fare nel libro, sebbene confermasse i suoi principi originari.

 

I colonizzatori bianchi, indignati all'idea che gli Indiani potessero avere fissa dimora in mezzo a loro,ostacolarono in vari modi la fondazione di Natick


Nonostante ciò, Eliot richiedeva periodicamente ulteriori concessioni di terreno alla Corte Generale del Massachusetts e, verso il 1671, aveva raccolto più di millecento Indiani in quattordici «città di preghiera».

Il suo ministero veniva esaminato minuziosamente dalla Corte Generale, ed egli accettava con entusiasmo tutti i fondi pubblici che venivano destinati ai suoi progetti.

 

Con il passare degli anni le città di preghiera crebbero di numero, e i cristiani maturarono spiritualmente. Eliot si concentrò sempre di più nell'istruire gli Indiani e nel formarli come guide spirituali.

 

Entro il 1660 ventiquattro Indiani, da lui preparati, svolgevano il ministero di evangelisti in mezzo alla propria gente, e diverse chiese consacrarono ministri indiani.

 

In ogni paese furono fondate scuole, e sembrava che gli Indiani si adattassero bene alla cultura europea. Il futuro sembrava luminoso, ma ombre minacciose si profilavano all'orizzonte.


Pur dedicando tempo ed energie per questioni temporali, l'interesse principale di Eliot rimaneva il benessere spirituale degli Indiani. 

Egli era cauto e meticoloso nel modo di evangelizzare e, sebbene avesse visto le prime conversioni dopo aver predicato agli Indiani solo tre volte, non cercò mai di forzare i tempi.

 Rimandava di proposito il battesimo e l'integrazione dei credenti nella chiesa, finché non fosse convinto che gli Indiani erano veramente consacrati alla loro nuova fede.

 

 

4. Gli Indiani crescono spiritualmente

 

I primi battesimi vennero fatti nel 1651, cinque anni dopo le prime conversioni.

 

Così, anche la fondazione di una chiesa fu rinviata fino a quando Eliot e gli altri ministri ritennero che gli Indiani fossero pronti per assumersi incarichi e responsabilità spirituali.

 

Eliot non si accontentava di una semplice professione di fede.

Egli desiderava portare a maturità spirituale i suoi discepoli Indiani e, secondo il suo punto di vista, ciò poteva essere realizzato solo se gli Indiani fossero stati in grado di leggere la Bibbia nella propria lingua.

 

Perciò, nel 1649, tre anni dopo il suo primo sermone nel wigwam di Waban, egli aggiungeva il lavoro di traduzione al suo già febbrile programma.

 

  • Il suo primo progetto fu un catechismo, pubblicato nel 1653 a Cambridge, Massachusetts. Fu il primo libro ad essere stampato nella lingua indiana.
 
  • L'anno seguente furono pubblicati il libro della Genesi e il vangelo di Matteo.

 

Passarono diversi anni prima che Eliot completasse la sua traduzione della Bibbia.

  • Nel 1661 fu completato il Nuovo Testamento e, due anni dopo, l'Antico Testamento.

 

Il Nuovo Testamento fu unito ad esso, così fu completata tutta la Bibbia.

 

  • Ad essa fu aggiunto un Catechismo e una versione metrica dei Salmi.

Questo libro fu stampato nel 1663 a Cambridge, nel Massachusetts, da Samuel Green e Marmaduke Johnson, e fu la prima Bibbia stampata in America.

 

  • Nel 1685 apparve una seconda edizione, per la preparazione della quale Eliot fu assistito dal Rev. John Cotton (1640-1699), di Plymouth, che aveva anche una grande conoscenza della lingua indiana.

 

Molte persone restano scioccate nello scoprire che la prima Bibbia stampata in America non era inglese ... o in qualunque altra lingua europea. In realtà, Bibbie in inglese o in una lingua europea non sarebbero state stampate in America che un secolo più tardi! 

 

Dopo aver svolto tutto questo gran lavoro, Eliot fu aspramente criticato per aver sprecato il suo tempo a fare traduzioni in lingua locale, mentre avrebbe potuto insegnare l'inglese agli Indiani.

 

La Bibbia di Eliot fece molto di più che portare il Vangelo agli indigeni pagani che adoravano la creazione invece del Creatore ... diede loro l'alfabetizzazione, in quanto non avevano un loro linguaggio scritto fino a quando questa Bibbia fu stampata per loro.


Il motivo principale per cui non vi furono Bibbie in lingua inglese stampate in America fino alla fine del 1700, è perché erano più a buon mercato e facilmente importate dall'Inghilterra fino all’embargo in seguito alla guerra rivoluzionaria.

 

Ma il tipo di Bibbia della quale John Eliot aveva bisogno per il suo slancio missionario ai nativi americani "indiani" certamente non si trovava in Inghilterra, o altrove. Doveva essere creata sul posto.

 

Eliot riconobbe che uno dei motivi principali per cui i nativi americani erano considerati "primitivi" da parte dei coloni europei, era che essi non avevano un proprio alfabeto scritto.


Essi comunicavano quasi esclusivamente attraverso il linguaggio parlato, e quel poco di scritto che facevano si limitava ad immagini pittoriche molto limitate, più simili a geroglifici egiziani che a qualsiasi linguaggio alfabetico funzionale come quelli in Europa o in Asia o in Africa.

 

 

 
 

5. Eliot offre il dono dell'alfabetizzazione agli Indiani.

 

Chiaramente la Parola di Dio era qualcosa di cui queste persone avevano bisogno, per fermare l’adorazione della creazione e di falsi dèi, ed imparare ad adorare il vero Creatore ... ma la Parola di Dio non poteva realisticamente essere tradotta efficacemente nei loro disegni pittorici primitivi.

 

Così Eliot trovò una soluzione meravigliosa: avrebbe dato ai nativi americani il dono della Parola di Dio ed avrebbe anche dato loro il dono di una vera alfabetizzazione.

 

Decise di imparare la loro lingua parlata ed essi decisero di imparare l'alfabeto fonetico del mondo occidentale (come si pronunciano parole composte di caratteri simbolici come A, B, C, D, E, ecc).

 

Poi Eliot tradusse la Bibbia nell’Algonquin, la loro nativa lingua, usando foneticamente il nostro alfabeto!

 

In questo modo, i nativi non avevano in pratica nessun bisogno di imparare a parlare l’inglese, e potevano anche avere una Bibbia che sapevano LEGGERE!

 

In realtà, potevano continuare ad usare il loro alfabeto appena imparato e scrivere altri libri di loro propria mano se lo avessero desiderato, e costruire la loro cultura, come le altre nazioni del mondo avevano fatto. Che dono meraviglioso!

 

 
 

6. Altre opere letterarie di John Eliot.

 

Oltre alla Bibbia John Eliot pubblicò a Cambridge nel 1664 una traduzione del “Baxter’s Call” (L’invocazione di Baxter) ai non convertiti.

 

Con l'aiuto dei suoi figli completò nel 1664 la sua ben nota “The Indian Grammar Begun” (La grammatica Indiana per iniziati – Un tentativo di introdurre la lingua indiana nelle regole), stampata a Cambridge, Massachusetts, nel 1666.

 

 

 

7. Il lavoro di John Eliot viene vanificato dalle sfrenate invasioni coloniche.

 

Le invasioni degli Europei nei territori indiani verificatesi in maniera sfrenata per decenni, non potevano continuare all'infinito. 

 

L'invasione delle terre, la contrattazione disonesta, e il maltrattamento degli Indiani avrebbero prima o poi provocato la vendetta.


Fra gli Indiani del nord-est c'era inquietudine, e perfino «gli Indiani che pregavano»non sarebbero sfuggiti all'orrore che si profilava all'orizzonte: la guerra più sanguinosa della storia coloniale americana.

 

Nell'estate del 1675 scoppiò la guerra del re Filippo, un conflitto fra i nativi americani, abitanti nel territorio dell'attuale Nuova Inghilterra, e i coloni inglesi e i loro alleati nativi americani, combattuto fra il 1675 e il 1676. 


La guerra di re Filippo

Uno su venti dei contendenti delle due fazioni in lotta rimase ucciso. 

 

Questa guerra fu tra le più sanguinose e costose della storia americana e prese il nome dal più influente dei capi indiani, Metacomet, capo di Wampanoag, conosciuto dagli inglesi come re Filippo, che iniziò le ostilità dopo l'impiccagione di tre suoi guerrieri per aver ucciso un Indiano che aveva rivelato i piani di attacco del capo indiano a un governatore coloniale.

 

La guerra - paragonabile a quella che, su scala più vasta, dovette subire la sfortunata colonia di Virginia - si concluse con un disastro quasi totale.


Prima della fine della guerra (un anno e più dopo il suo inizio) tredici città e un numero ancor più elevato di insediamenti coloniali erano stati completamente devastati. Intere famiglie - nonni, zie, zii, e piccoli bambini - scomparirono dai registri coloniali.

 

Durante questa guerra sanguinosa, il dramma degli Indiani «che pregavano» fu qualcosa di tragico che, a più riprese, si ripeté nella storia americana.

Essi rimasero lealmente schierati dalla parte dei colonizzatori bianchi sebbene avessero legittime rivendicazioni contro l'invasione da parte di questi nelle proprie terre.
Fecero ciò, nonostante «gli interessi connessi alla proprietà terriera - secondo Eliot - fornissero loro ampia occasione di caduta» e anche quando i Wampanoags (e più tardi altre tribù) attaccarono, essi aiutarono la milizia coloniale in qualità di esploratori e di guerrieri.

Il loro aiuto a favore dei colonizzatori fu decisivo. Ma la loro lealtà e il loro servizio non bastarono. Le tensioni crescevano sempre di più, e si sospettava di tutti gli Indiani.

 

Così, centinaia di Indiani cristiani furono esiliati a Boston Harbor, «un'isola vuota e desolata»,«spogliati dei loro beni» senz'aver avuto il tempo di raccogliere quanto possedevano e costretti a passare un duro inverno senza cibo sufficiente o scorte.

 

Eliot li visitò diverse volte durante quell'inverno terribile, intercedendo presso le autorità al fine di garantire loro più cibo e medicine, ma la sua sollecitudine e simpatia produssero poco aiuto materiale.

 

Gli Indiani esiliati, comunque, furono più fortunati delle famiglie che si erano lasciate dietro. Di quelli che rimasero molti furono uccisi indiscriminatamente da vili colonizzatori che sfogavano la propria sete di vendetta su qualsiasi pellerossa.

 

Quando la violenza fu cessata, la maggior parte degli Indiani cristiani sopravvissuti tornò a poco a poco nelle proprie città devastate. Furono fatti dei tentativi per ricostruirle, ma la vita non era ormai più la stessa.


Gli Indiani erano stati indeboliti non solo numericamente, ma anche spiritualmente. Molti di quelli che si erano arruolati nell'esercito furono attirati dal liquore dell'uomo bianco e non si curarono più di cose spirituali.

 

 

 

8. Epilogo.

 

La guerra del re Filippo fu una tragedia non solo per tutti quegli Indiani e quei bianchi direttamente coinvolti in essa, ma anche per un sant'uomo di settantadue anni: John Eliot. 

Egli si era dedicato per decenni, e in modo disinteressato, al suo lavoro missionario; considerare, ora, gli effetti disastrosi della guerra era per lui molto penoso. 


Ma non si arrendeva facilmente. Infatti così scriveva: «Posso fare poco, tuttavia sono deciso, per la grazia di Cristo, a non abbandonare mai il lavoro, fin quando avrò due gambe per camminare». 

 

Con il passare degli anni il suo rendimento diminuì, ma rimase fedele al lavoro fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 1690 all'età di ottantasei anni.

Sebbene gran parte del lavoro di Eliot fosse stato rovinato da quella guerra devastante, egli merita un posto di primo piano nella storia delle missioni per le sue notevoli capacità organizzative. 

Il suo esempio come evangelista e traduttore della Bibbia preparò la strada a successive imprese missionarie fra gli Indiani; e non può essere sminuita la sua influenza nella fondazione della Società per la Diffusione del Vangelo (SPG: Society for the Propagation of the Gospel), un settore missionario della chiesa anglicana che lavorò attivamente nelle colonie americane.

 

 

 

9. Quale fu il segreto di Eliot?

 

Quale segreto si nasconde dietro la vita eccezionale di Eliot? Che cosa lo sostenne durante gli anni di opposizione, di difficoltà e di delusioni?
 

Tre caratteristiche sono degne di nota:

 

  • Il suo risoluto ottimismo
  • La sua abilità nell'ottenere l'aiuto degli altri
  • La sua certezza assoluta che Dio - e non lui - operava la salvezza delle anime e manteneva il controllo della situazione sia nei tempi difficili sia in quelli buoni.

 

 

IBEI - ISTITUTO BIBLICO EVANGELICO ITALIANO

Questo articolo è stato tratto dal libro "Verso le estremità della terra" di Ruth A. Tucker edito dall'IBEI. - 1992 -

Si ringrazia l' IBEI - "Istituto Biblico Evangelico Italiano" per avere gentilmente concesso l'autorizzazione a pubblicare il contenuto del libro.