L'APOCALISSE E LE SETTE CHIESE DELL'ASIA

L'APOCALISSE E LE SETTE CHIESE DELL'ASIA

«Scrivi dunque le cose che hai viste, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito, il mistero delle sette stelle che hai viste nella mia destra, e dei sette candelabri d’oro. Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri sono le sette chiese»   (Apocalisse 1:19-20).

 
 

1. INTRODUZIONE GENERALE AL LIBRO DELL’APOCALISSE

 
Il libro dell'Apocalisse (letteral. “Rivelazione”) fu scritto dall'apostolo Giovanni intorno al 95 d.C. mentre si trovava in esilio sull'isola di Patmos, sulla costa occidentale dell'Asia minore (Apocalisse 1:9).
 
Il tema centrale è Gesù, l'Agnello di Dio, (menzionato circa una trentina di volte) che finalmente trionferà su tutte le potenze del male
 
Benché questo libro sia stato spesso trascurato a causa del suo carattere misterioso, lo si può studiare con umiltà e con profitto senza però addentrarsi in interpretazioni dogmatiche e arbitrarie. 
 
Per quanto riguarda l'interpretazione dell'Apocalisse, si contano principalmente quattro scuole di pensiero:
  • L'interpretazione preterista: secondo la quale le profezie dell'Apocalisse si sono già adempiute.
  • L'interpretazione simbolica o allegorica: pone l'accento sui princìpi spirituali del libro e non cerca di stabilire delle dottrine.Secondo questa scuola di pensiero il libro descrive, per mezzo delle capacità artistiche dello scrittore, la lotta tra il bene ed il male col sicuro trionfo del bene.
  • L'interpretazione storica: secondo la quale il libro parla di una serie di eventi storici che vanno dal tempo di Giovanni alla fine dei tempi e riguardano la lotta della Chiesa nel corso dei secoli. 
(Esempio: al capitolo 6 è Cristo che esce alla conquista del mondo, segue poi la guerra civile del III secolo, nei capitoli 8 e 9 vi sono le invasioni dei Goti e dei Vandali, nel capitolo 10 la riscoperta nella Bibbia nella Riforma ecc...). 
Coloro che accettano quest'interpretazione talvolta non concordano su eventi e personaggi.
 
  • L'interpretazione escatologica o futurista: nel libro sono descritti sette periodi della Chiesa nel corso dei secoli (capp. 2 e 3), il resto riguarda il tempo successivo al rapimento della Chiesa. 
 
Questa è l'interpretazione cara ai cristiani dei primi secoli e adottata da tutti gli evangelici fondamentalisti dei nostri giorni, anche da noi.
 
 
Il libro dell'Apocalisse presenta alcune caratteristiche singolari:
 
L'Apocalisse è l'unico libro della Bibbia che contiene una promessa specifica rivolta a coloro che lo leggeranno e ne ascolteranno le parole (Apocalisse 1:3) e che pronuncia allo stesso tempo una maledizione verso coloro che ne altereranno il contenuto (Apocalisse 22:18-19)
 

Il numero dominante è il sette. [Vi sono sette candelabri, sette Chiese, sette sigilli, sette angeli,sette troni, sette trombe, sette coppe, sette spiriti, ecc... ]

 

Gli ultimi tre capitoli dell'Apocalisse sono fortemente in contrasto con i primi capitoli della Genesi in quanto:

 
 
a) La Genesi parla della creazione del sole, dell'ingresso del peccato del mondo, della proclamazione della maledizione di Dio sull'uomo, del trionfo di Satana e dell'allontanamento dall' “albero della vita”.
 
b) L'Apocalisse descrive un luogo dove il sole non sarà più necessario, il peccato sarà escluso, non ci sarà più maledizione, Satana sarà vinto e si accederà all' “albero della vita”.
 
 
Per introdurre al meglio il nostro studio sulle sette Chiese, possiamo anche fare un semplicissimo quadro del libro:
 
Cristo è il Salvatore della Chiesa (cap. 1)
 

La Chiesa passa per sette periodi storici (capp. 2 e 3)

 

Il Signore Gesù verrà a rapire quanti sono pronti quali Sua sposa, per farli comparire davanti al tribunale di Cristo e partecipare alle Nozze dell'Agnello (Apocalisse 4:1 – 1ª Tessalonicesi 4:16-17)

 

Cadranno sulla terra i giudizi dei sette suggelli, delle sette trombe e delle sette coppe (capp. 6-9 e 11:15-19)

 

In tale periodo, la “grande tribolazione”, ci saranno alcuni che si salveranno morendo martiri. Ci sarà un trio satanico: Satana, anticristo e falso profeta che infurieranno sulla terra.

 

Dopo sette anni di grande tribolazione Cristo tornerà con la Chiesa sulla terra per gettare l'anticristo e il falso profeta nello stagno di fuoco, distruggere i loro eserciti e giudicare le nazioni.

 

Satana legato per mille anni. Sulla terra un millennio di pace.

 

Satana sciolto per l'ultima rivolta e gettato nello stagno di fuoco insieme a quelli che lo avranno seguito.

 

Giudizio finale (cap.20)

 

Nuovi cieli e nuova terra (capp. 21-22)

 
 
 

2. UN GIUSTO APPROCCIO ALLO STUDIO

 
L’Apocalisse è uno dei libri della Bibbia, la cui profezia, in parte, deve ancora adempiersi.
 
Dato che la bramosia di sapere cosa avverrà domani, affascina gli uomini, questo libro è uno dei più letti, uno dei meno compresi, ma anche uno dei più strumentalizzati. 
 
Non sono pochi quelli che credono che sia un libro difficile da capire perché riguarda le cose future. 
 
Si cade così in due eccessi:
 
- “O s’ignora questo libro,
 
- oppure ci si butta a capofitto su di esso, cercando ad ogni costo la “perfetta comprensione” con il rischio di interpretazioni strane che spesso hanno fatto arrossire famosi scrittori per le loro imprecisioni escatologiche frettolosamente descritte e proclamate come da parte di Dio. 
 
Molti dimenticano una realtà: La Parola di Dio si cala nell’oggi del credente"; infatti, l’Apocalisse è la rivelazione data intorno alle cose che devono avvenire: «Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni. Egli ha attestato come parola di Dio e testimonianza di Gesù Cristo tutto ciò che ha visto» (Apocalisse 1:1,2).  
 
È interessante notare, a dispetto di quanti eccedono ignorandolo e non interessandosi allo studio e alla sua meditazione, che esso contiene una beatitudine particolare che può essere realizzata solo da coloro che mostrano un sincero amore ed un particolare interesse per tutta la Parola di Dio, compresa l’Apocalisse: «Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino»! (Apocalisse 1:3).
 
Ricordiamoci che non possiamo in alcun modo e in nessuna maniera togliere o aggiungere nulla alla Parola di Dio, perché, se è vero che c’è una benedizione per coloro che leggono e ascoltano, vi è anche una maledizione per chi viviseziona la Parola di Dio.
 
Infatti se il libro dell’Apocalisse inizia con una beatitudine è pur vero che termina con un solenne avvertimento: «Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro» (Apocalisse 22:18,19).
 
Il credente nato di nuovo crede fermamente che tutta la Parola di Dio è ispirata in senso plenario [cioè totale] e in senso verbale, [cioè ogni singola Parola è ispirata da Dio].
 
«Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona» (2ª Timoteo 3:16,17).
 
Per lo studio di questa porzione della Scrittura, come del resto per lo studio di tutta la Parola di Dio, ci vuole equilibrio ed è ciò che si prefigge questo studio sulle sette Chiese dell’Asia.
 
 
 

3. ESEGESI DEL NOME

 
Il libro dell’Apocalisse fornisce degli insegnamenti preziosi  ed elenca delle profezie molto importanti riguardanti la storia della Chiesa e il suo destino, ma più di ogni altra cosa il libro dell’Apocalisse rivela Gesù Cristo; Egli è la Persona e il tema centrale del libro: Colui attraverso il quale tutti i piani di Dio hanno compimento.
 
 
I nomi dei libri della Bibbia non sono messi a caso, ma spesso rivelano proprio il contenuto del libro:
 
  • Genesi: viene da “generazione”; infatti spesso nel libro è contenuta l’espressione «questa è la discendenza di…» (Gen. 10:1; 11:10; 36:1; etc…).
       In ebraico il termine che indica il libro è “BERESHITH” parola che richiama la prima espressione
       del libro e cioè “principio” (Genesi 1:1).
 
  • Esodo: nel gergo comune (dal greco ἔξοδος, éksodos, composto di éksó "fuori" e hodós "strada") è la partenza volontaria di una comunità o di un gran numero di persone dal proprio paese, per motivi di lavoro, religiosi, politici, etici. 
       Infatti rispecchia proprio l’esperienza contenuta in questo libro: l’uscita del popolo d’Israele dal
       paese e dalla schiavitù d’Egitto per conquistare la Terra Promessa.
 
  • Apocalisse: dal greco “apokalupsis” “ciò che è svelato”Anche qui come in Genesi la prima parola del libro dà il nome al libro stesso (Apocalisse 1:1).
 
Il verbo “apokalupto” = “svelare” è spesso presente nel Nuovo Testamento e può assumere tre significati diversi:
 
1. Dio che rivela le cose affinché l’uomo le possa comprendere (Matteo 11:25; Matteo 16:17; 1ª Pietro 1:12)
 
2. La manifestazione di Gesù, “svelato” agli occhi dell’umanità (1ª Pietro 1:7)
 
3. La rivelazione di Cristo “aumenta” quanto più i credenti camminano con Lui (1ª Pietro 1:13)
 
Il messaggio fondamentale dell’Apocalisse è proprio basato sul secondo punto di cui sopra: la rivelazione della Persona, Opera e della potenza di Cristo Gesù, la Sua manifestazione visibile (Apocalisse 1:7).
 
Quindi Gesù è il soggetto principale del libro che fa da chiosa all’insegnamento biblico, tuttavia tutte le scritture hanno come loro principio e compimento, ispirazione ed attuazione, soggetto e oggetto, centro e fondamento la persona e l’opera di Cristo (Luca 24:13-27). 

 

Dal “principio” della Genesi all’Amen dell’Apocalisse, la Bibbia è un libro compatto, unico e segue un preciso e sottile filo conduttore che non lasciano spazio a dubbi o perplessità riguardo la sua plenaria e totale ispirazione e riguardo all’interpretazione univoca del suo messaggio centrale.
 
Nell’Apocalisse Gesù è visto nella sua  manifestazione piena, nelle qualità splendide della Sua persona, la sua posizione, la sua opera passata, presenta e futura.
 
 
 

4. ALCUNI APPELLATIVI

 
  • Primo ed ultimo               (Apocalisse 1:8; 21:6; 22:13)
  • Primo e Ultimo                    (Apocalisse 1:17; 2:8; 2:13)
  • Il giudice                             (Apoc. 11:15-18; 19:11; 16:5; 14:7)
  • L’Amen                                (Apoc. 3:14)
  • Principio e Fine                   (Apoc.. 21:6)
  • Il Primogenito dei morti e Principe dei rei della terra (Apoc. 1:5)
  • Colui che tiene le chiavi della morte e dell’Ades (Apoc. 1:18)
  • Il Fedele e Veritiero               (Apoc. 3:14; 19:11)
  • Leone della tribù di Giuda     (Apoc. 5:5)
  • Il Germoglio di Davide           (Apoc. 5:5; 22:16)
  • L’agnello                                (Apoc. 5:6,12,13; 7:17; 13:8; 15.3; 19:9; 21:9; 21:2)
  • Il sommo sacerdote               (Daniele 3:1; 4:14; 5:5; Apoc. 1:12)
  • Il Detentore del sigillo di Dio (Apoc. 6; 8:1)
  • Figlio dell’Uomo                    (Apoc. 1:13; 14:14)
  • Il Vivente                               (Apoc. 1:17-18)
  • Il Signore della Terra e del Mare    (Apoc. 11:4; 10:2-8; 14:7)
  • Colui che miete                      (Apoc. 14:14-19)
  • Il Figlio                                   (Apoc. 12:5:13)
  • Colui che “vendemmia”         (Apoc. 14:19; 19:15)
  • Il cavaliere                              (Apoc. 6:2; 19:11)
  • Re dei re                                 (Apoc. 17:14; 19:16)
  • Signore dei signori                  (Apoc. 17:14; 19:16)
  • La stella del mattino                (Apoc. 22:16)
  • La luce eterna                         (Apoc. 22:5)
  • Il Redentore = ( Go’El) 
 
Il libro della rivelazione, non solo rende manifesta la Persona e l’Opera di Gesù, ma è importante perché dona la rivelazione ai servi di Dio di una serie di eventi presenti e futuri che accompagnano l’opera di Dio.
 
Lo scrittore del Libro è Giovanni l’apostolo, l’autore come sempre è lo Spirito Santo: Apocalisse 1:1,4,9; 22:8.
L’apostolo Giovanni si definisce il servo di Gesù Cristo e fratello e compagno di tutti quelli che leggeranno la lettera. 
 
Anche se alcuni studiosi obiettano che lo stile molto diverso delle lettere e del Vangelo dell’Apostolo Giovanni rispetto a quello dell’Apocalisse potrebbe essere uno dei motivi per escludere che egli sia l’autore, questo si rigetta facilmente con la motivazione che gli argomenti ed i temi trattati sono molto differenti ed è normale non poter eseguire un preciso raffronto stilistico. Basti pensare ai riferimenti che Giovanni nell’Apocalisse fa all’AT (circa 400), quasi mai presenti nel vangelo e nelle sue epistole.
 
 
 

5. INTRODUZIONE

 
 
5.1 Periodo storico
 
Il libro dell’Apocalisse è stato redatto verso la fine del I secolo, in un contesto di violente persecuzioni contro la chiesa, promosse dall’imperatore Domiziano, con l’obiettivo di rialzare e rafforzare il morale dei cristiani afflitti. 
 
Si tratta quindi di un libro di consolazione e di speranza: anche se le cose quaggiù vanno “male”, Cristo ha già vinto la battaglia nei cieli e chi persevera vincerà con Lui.
 
Un altro grosso problema di questo periodo era l’eresia, che si manifestava sostanzialmente in due modi: 
 
  • L’adesione allo gnosticismo (v. nota 1)
  • e il compromesso con i culti pagani. 
 
Nelle lettere alle sette chiese vi sono pertanto numerose esortazioni a respingere l’eresia: forti rimproveri per coloro che stavano cedendo e lodi unite ad incoraggiamento verso ch stava resistendo.
 
Nota 1
Lo gnosticismo era un miscuglio di religione e filosofia. Consisteva soprattutto nel ritenere importante tutto ciò che è spirito e di poco valore tutto ciò che è materia (disprezzando la carne si finiva nell’ascetismo o, all’estremo opposto, nella dissolutezza). Gli gnostici credevano che l’uomo dovesse liberarsi della materia ed occuparsi solo dello spirito. Questo avveniva tramite l’esaltazione della sapienza. Il conflitto con i cristiani si incentrava principalmente sulla natura della persona di Cristo: il problema era stabilire se il Figlio di Dio, cioè la divini-tà, potesse amalgamarsi con l’umanità. Secondo gli gnostici l’unione completa delle due na-ture era impossibile e proponevano due spiegazioni: o Cristo non si era realmente incarnato (quindi fu uomo solo in apparenza) oppure lo spirito di Cristo non avrebbe abitato costante-mente nel corpo di Gesù (solo in certi momenti).]
 
 
 
5.2 Destinatari
 
Una domanda tipica di chi affronta il testo dell’Apocalisse per la prima volta è: «Le chiese destinatarie delle lettere erano simboliche o reali?»
Conoscendo la posizione geografica delle varie città e alcune caratteristiche della società in cui erano inserite, desumiamo che si trattava di chiese vere.
 
Per esempio:
  • Laodicea era famosa per la produzione di tessuti pregiati e di un farmaco per gli occhi. Alla chiesa di questa città, Cristo consiglia di acquistare da Lui vesti bianche e collirio.
  • Le rovine di Pergamo attestano che era la sede per eccellenza del culto pagano. Cristo la definisce il «trono di Satana».
  • Sardi subì per due volte un’invasione nemica e venne saccheggiata. Questi eventi sorpresero gli abitanti che ritenevano la loro città inespugnabile. Cristo avverte i cristiani che se non si ravvedono saranno colpiti nel momento in cui meno se lo aspettano.
  • Un altro elemento a riprova della effettiva esistenza delle chiese destinatarie delle lettere è che le rispettive città si trovavano sul percorso di una importante strada romana. L’ordine (si veda la cartina) segue un circuito ad anello che parte da Efeso e, idealmente, si chiude in questa stessa città.
 
 
 

6. Schema delle lettere

 
 
Le lettere sono state dettate con un ordine preciso, comune a tutte quante:
 
  • Il destinatario (l’angelo della chiesa);
  • presentazione del mittente: Gesù Cristo (ogni lettera contiene un aspetto peculiare della Sua figura, quale appare nella visione data a Giovanni nel capitolo 1,12ss – Cfr. pag. 5);
  • esame della situazione;
  • esortazione;
  • promessa di premio.
 
All’«angelo»
 
Può sembrare strano ai cristiani di oggi che una lettera sia indirizzata all’angelo di una chiesa e non direttamente alla chiesa. 
 
Il fatto è che nel linguaggio apocalittico ogni realtà terrena ha un suo riflesso nella realtà ultraterrena; pertanto, parlare all’angelo di una chiesa significa parlare alla parte invisibile di essa, alla parte celeste, quella vera, quella in cui non contano le apparenze.
In questo modo vengono alla luce delle grosse sorprese: ad esempio una chiesa apparentemente ricca e forte si rivela essere sul punto di morte, mentre una chiesa ritenuta dagli uomini. 
Si tenga presente, a tal proposito, che i profeti del Vecchio Testamento parlavano di angeli che custodivano il popolo di Dio (Daniele 10,20-21; 12,1) e che l’apostolo Paolo parla di angeli presenti alle riunioni della chiesa (1a Corinzi 11,10).
 
 
 
Importanza per i cristiani di oggi
 
A una prima lettura si può pensare che queste sette chiese siano state privilegiate da Dio, in quanto hanno ricevuto una lettera direttamente da Cristo. 
 
Forse tutte le chiese vorrebbero oggi ricevere una lettera direttamente da Cristo, compresa quella di cui facciamo parte. Ma non lamentiamoci: se sapremo leggere i contenuti con «occhi spirituali» e con una sana autocritica, sicuramente ne trarremo un grosso giovamento, al punto tale da individuare qua e là il contenuto della lettera all’angelo della nostra chiesa.
 
La peculiarità di queste lettere, rispetto alle altre del Nuovo Testamento, è che sono state scritte (o meglio dettate) direttamente dal Signore Gesù e, pertanto, riflettono alla perfezione le realtà che descrivono: ogni chiesa compare di fronte al Signore per quello che è realmente e viene giudicata di conseguenza
Questo deve fare tremare e sperare il cristiano: tremare perché non può evitare un serio esame di coscienza, sperare perché il testo infonde fiducia nel futuro vittorioso che attende chi segue le vie del Signore, nonostante le situazioni della vita siano apparentemente sfavorevoli.
 
 
 
La figura di Cristo nella presentazione iniziale
 
All’inizio dell’Apocalisse (1,12ss), Gesù si presenta a Giovanni in visione.
 
- V3 L’espressione «Figlio d’uomo» ricorre moltissime volte nei Vangeli, una volta negli Atti (7:56) e due volte nell’Apocalisse (1,13 e 14,14). Ma chi è questo “Figlio d’uomo”?
La luce (Giovanni 12,34-35), Colui che avrà il dominio in eterno (Daniele 7,13-14), Colui che racchiude in Sé gli elementi di umanità e divinità (Isaia 53).
 
- V4 Gli  abiti sono tipici del Sommo Sacerdote (rappresentante, mediatore: Esodo 28,4.8; 29,5; Ebrei 5,5-6; 1aTimoteo 2,5) e del Re (Saul aveva un mantello - 1a Samuele 24,5.11).
 
- V5 Questi sono simboli di purezza, di santità (Isaia 1:18; Daniele 7:9)
 
- V6 L’onniscienza di Colui che scruta nei cuori (Daniele 10:4-11; Apocalisse 2:18)
 
- V7 Forza, potenza, ma anche stabilità e fermezza (Efesini 1:19 ss)
 
- V8 Il fragore di una cascata è un rumore che attira completamente l’attenzione. Lo stesso succede se prestiamo ascolto alla Parola di Dio. Concentriamoci per un attimo sul fragore della cascata e pensiamo alla profondità dei contenuti che Dio ci vuole trasmettere: riusciamo a pensare a qualcosa di più importante?
 
- V9  Cristo è padrone del destino, l’Autorità assoluta.
 
- V10 La Parola e il Giudizio (Ebrei 4:12-13).
 
- V 11 Massima potenza (non è possibile guardarlo, proprio come avvenne quando Gesù si trasfigurò alla presenza dei tre discepoli - Matteo 17:1-2).
 
- V12 Primogenitura, risurrezione, potere sulla vita e sulla morte (Colossesi 1:13-20; Giovanni 5:28)
 
Notiamo che la descrizione usa sempre espressioni del tipo «simile a» e «come»: ciò sta ad indicare che la divinità non può avere alcun termine di paragone umano, materiale. 
Tali espressioni servono allo scrittore sacro per dare agli uomini un’idea di ciò che ha visto (si veda anche l’esperienza di Paolo in 2a Corinzi 12:1-4).
 
La visione ci presenta Cristo per ciò che Egli è realmente ora: non un uomo martoriato, crocifisso, sottoposto alle persecuzioni degli uomini, ma il Figlio di Dio, il Re, il primo e l’ultimo, il vincitore, Colui che ha potere su tutto. 
 
La visione celeste fa venire meno Giovanni, che non può resistere a tanto splendore, ed ecco che, assieme all’aspetto della potenza, emerge quello della misericordia di Cristo: quando posa la mano destra (simbolo di salvezza) sul capo di Giovanni, egli dice: «Non temere»
Il connubio tra la maestà e la misericordia di Cristo è un fattore fondamentale per la consolazione dei cristiani afflitti di ogni tempo e luogo.
 
Il fatto che Gesù stia in mezzo ai candelabri attesta la Sua presenza nelle chiese [ogni chiesa vivente ha un corrispondente «candelabro» (verso 13) nei cieli].
 
Il candelabro a sette braccia faceva parte degli arredi del tempio e rappresentava la costante presenza di Dio nelle vicende umane. Per questo motivo doveva restare sempre acceso; il significato è che la presenza di Dio con l’uomo è legata all’attenzione che questi manifesta verso di lui.
 
 
 

7. INTRODUZIONE ALLE SETTE CHIESE

 
I capp. 2 e 3 dell'Apocalisse contengono sette lettere a sette Chiese reali di quel tempo; sono allo stesso tempo sette messaggi alle Chiese d'ogni tempo e d'ogni luogo e sono considerate sette periodi della storia del Cristianesimo.
Tutte e sette le lettere sono dettate secondo un medesimo tipo: 
 
Cominciano col designare il destinatario e poi l'Autore ripetendo, per lo più, uno dei tratti della visione precedente
 

Viene quindi il messaggio di lode o di rimprovero con le relative esortazioni

 

Un invito generale a porre mente al messaggio annunciato: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese»

 

  Infine, una promessa in forma simbolica fatta «a chi vince»

 
 
Nelle sette Chiese possiamo già individuare alcune caratteristiche:
 

 

1. Efeso (lett. amabile), la Chiesa delle origini, perseverante nel servizio, forte nella disciplina, ma il cui amore si è raffreddato (Apocalisse 2:1-7).

 

2. Smirne (lett. amarezza), la Chiesa povera ma veramente ricca, che attraversa un periodo di persecuzione (Apocalisse 2:8-11).

 
 
3. Pergamo (lett. fortezza, castello), la Chiesa che vive circondata dalla perversità ma persevera, anche se a tratti si lascia conquistare dall'eresia (Apocalisse 2:12-17)
 
 
4. Tiatiri (lett. colei che offre sacrifici, incenso), la Chiesa delle buone opere, ma che tollera una falsa profetessa (Apocalisse 2:18-29).
 
 
5. Sardi (lett. residuo), la Chiesa moribonda (Apocalisse 3:1-6).
 
 
6. Filadelfia (lett. amore fraterno), la Chiesa debole ma fedele (Apocalisse 3:7-13).
 
 
7. Laodicea (lett. come piace al popolo), la Chiesa tiepida e soddisfatta di se stessa, si vanta della sua ricchezza pur essendo miserabile, povera e cieca (Apocalisse 3:14-21).
 
 
 

8. PERCHE LE SETTE CHIESE???

 
 
Questa domanda ha agitato per secoli gli animi ed ha dato origine alle più diverse spiegazioni. 
 
Innanzi tutto possiamo affermare che il numero sette, numero di Dio, è molto usato nell’Apocalisse:
 
Le sette lettere alle sette Chiese.
 

I sette suggelli.

 

Le sette trombe.

 

I sette personaggi: “La donna, il dragone, il figlio maschio, l’arcangelo Michele, il rimanente, la bestia dal mare, la bestia dalla terra”.

 

Le sette coppe.

 

I sette giudizi su: “La Babilonia ecclesiastica, la Babilonia politica, l’anticristo e il falso profeta, le nazioni anticristiane, Gog e Magog, Satana, i malvagi morti”.

 

Le sette cose nuove: “Nuovi cieli, la nuova terra, la nuova città, le nuove nazioni il nuovo fiume, il nuovo albero, il nuovo trono”.

 
La scelta di queste sette Chiese, nel linguaggio simbolico dell’Apocalisse, vuole indicare qualcosa di completo, dato che questo numero in tipologia indica “abbondanza, totalità” ed esprime l’idea della perfezione. 
 
Pertanto, il fatto che siano menzionate sette Chiese, suggerisce il pensiero che l’autore abbia inteso rivolgersi alla Chiesa di Dio, nella sua completezza.
 
A conferma di quanto detto, non solo nell’Apocalisse, ma anche nell’intera Bibbia, i riferimenti al numero sette e ai suoi multipli, abbondano. 
 
Ricordiamo i sette giorni della creazione oppure i cicli di sette anni che troviamo nell’Antico Testamento (Genesi 41:26-30).
 
Essi vogliono sempre indicare periodi precisi e ben delimitati. 
 
Dato che nella provincia dell’Asia le Chiese erano più di sette, è chiaro che queste furono scelte per rappresentarle tutte: «Scrivi dunque le cose che hai viste, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito» (Apocalisse 1:19).
 
 
Notiamo:
 
- «Scrivi dunque le cose che hai viste (passato);
- quelle che sono (presente);
- quelle che devono avvenire in seguito» (futuro).
 
Così in questi sette messaggi abbiamo una panoramica significativa della storia della Chiesa, dalla Pentecoste al suo rapimento
 
In questi messaggi si mette in evidenza il male che, in maniera progressiva caratterizzerà sempre più la cristianità, come predetto dalla parabola del lievito: «Disse loro un'altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e nasconde in tre misure di farina, finché la pasta sia tutta lievitata» (Matteo 13:33).
 
Per questa ragione gli studiosi hanno visto un’analogia tra questi messaggi e le sette parabole del regno elencate in Matteo 13.
 
 
Leggendo le sette Chiese ed il loro messaggio notiamo che:
 
 
a) Si tratta di sette Chiese locali realmente esistenti all’epoca. Gesù loda le comunità per le buone opere che vi trova e le rimprovera, ogni volta che vi ha trovato il peccato o la mondanità.
 
b) Si tratta di tipi di Chiese locali che si ripropongono nella storia del cristianesimo
Qui, in sette Chiese tipiche, vediamo i caratteri principali di sette ere successive della storia della Chiesa. 
Ad ogni modo, le caratteristiche predominanti delle Chiese d'oggi sono quelle della settima Chiesa, quella di Laodicea.
 
c) Vi è perciò un messaggio per le Chiese locali di ogni tempo, anche per quelle contemporanee
È evidente che il Signore ha scelto quelle Chiese particolari perché esse rivelavano una tipica mescolanza d’energie e di debolezze, nonché diversità di caratteristiche tali da poter in proposito impartire molte lezioni alla Chiesa, fino alla fine della sua storia.
 
d) Vi è un messaggio per i credenti d’ogni tempo fino al ritorno del Signore
Il fine che si propongono queste lettere concerne i singoli credenti nell'ambito di ciascuna comunità. 
Per esempio, quando Gesù dice alla Chiesa di Laodicea che egli sta alla sua porta e picchia per entrare, ciò non significa che egli chieda semplicemente di poter entrare nella vita di quella comunità, ma è evidente che egli vuole entrare personalmente nella vita di ciascun individuo di quella Chiesa: «Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me» (Apocalisse 3:20).
 
Pertanto, attraverso queste lettere, ogni singola comunità deve oggi esaminare il suo stato spirituale alla luce delle esortazioni di Gesù alle Chiese del 1° secolo. 
 
Allo stesso modo il pastore deve conoscere a fondo le Chiese che Gesù lodava o rimproverava per poter meglio espletare il ministerio della Parola.
 
«Scrivi dunque le cose che hai viste, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito, il mistero delle sette stelle che hai viste nella mia destra e dei sette candelabri d'oro. Le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e i sette candelabri sono le sette Chiese» (Apocalisse 1:19,20).
 
I sette candelabri sono dunque le sette Chiese e le sette stelle che il Signore ha in mano sono i conduttori delle Chiese, chiamati anche angeli quando le lettere vengono indirizzate alle singole Chiese. 
 
Questo significa che la Sua signoria sulla Chiesa è assoluta.
 
Tra le varie Chiese dell'Asia Minore, il Signore ha scelto queste sette perché ognuna di esse è, nel suo stato, l'immagine di un dato periodo della storia della cristianità o della Chiesa intera, per quanto dipende dalla responsabilità dell'uomo, cioè della sua condotta.
 
Ecco come queste lettere hanno un messaggio per le Chiese d’ogni tempo. 
 
Infine notiamo che nella successione delle lettere è eseguito anche un certo ordine geografico. 
 
La comunità di Efeso era quella più vicina a Patmos, poi sono menzionate le altre Chiese, in ordine, lungo le vecchie strade romane, a nord fino a Pergamo e a sud est fino a Laodicea.
 
Riassumendo possiamo dire che:
 
 Sono sette lettere a sette Chiese reali di quel tempo;
 
 

Sono sette periodi della storia del Cristianesimo;

 
 

Sono sette messaggi alle Chiese d'ogni tempo e luogo

 
 
 
 

9. L’AUTORE GIOVANNI

 
L’Apostolo Giovanni era stato esiliato a Patmos, una piccola isola del Mar Egeo al largo della costa dell’Asia Minore, per ordine dell’imperatore Domiziano nel 95 d.C., a motivo della sua fede in Gesù e della sua fedeltà alla Parola di Dio (Apoc.1:9)
Durante uno dei suoi atti di devozione personale “nel giorno di domenica” (il greco ha «nel giorno del Signore»), ricevette una visita dall’Alto che gli comunicherà delle cose da far sapere alle sette chiese dell’Asia Minore (1:9-11). 
 
Egli, allora, scrisse sette lettere alle chiese sopra menzionate, per incoraggiarle alla fedeltà e al timore del Signore. 
  • La prima lettera fu indirizzata alla chiesa di Efeso, la più vicina a Patmos, cui fanno seguito le altre secondo l’ordine delle vecchie strade romane a nord fino a Pergamo ed a sud-est fino a Laodicea (vedi schema). 
L’Apostolo Giovanni riuscì a far uscire la lettera dal carcere perché «la Parola di Dio non è incatenata» (2a Tim.2:9). 
 
Quando i censori lessero lo scritto di Giovanni, probabilmente lo reputarono un anziano sclerotico a motivo di quel linguaggio apparentemente “senza significato”, così non manifestarono nessuna opposizione e permisero che l’epistola potesse raggiungere i propri destinatari. 
 
Poiché nella provincia asiatica le chiese erano più di sette (per es. manca Colosse), è chiaro che queste furono scelte per rappresentarle tutte. 
Nella Scrittura, infatti, il numero “sette” simboleggia la perfezione e la completezza, perciò molti sono del parere che le “sette chiese“ simboleggino la Chiesa di tutti i tempi.
 
La situazione in cui si trovava Giovanni ci insegna anche che non ci è mai lecito pensare che, solo perché siamo eventualmente da soli in qualche posto o in qualche prigione solitaria, Dio non possa operare e che Egli non possa usarci, perché può darsi, anzi, che ci stia preparando per qualcosa in cui saremo una Testimonianza ancora più grande di quanto possiamo mai aver sognato di essere.
 
Questo è esattamente quello che fece con Giovanni! 
 
Dio, "usando" l'Impero Romano, permise che egli finisse su quella Isola! Il Signore fece in modo che Giovanni finisse semplicemente in qualche posto, da solo, in modo che potesse aver tempo di pregare e di meditare. Per questo usò i Romani, che concessero la Vita all’apostolo, in un luogo di "villeggiatura"!
Lo misero su quell'isola, dove aveva tutto il tempo libero che voleva! Lì poteva prendere il tempo per predicare (secondo i Romani) al dio sole, fare delle passeggiate e predicare agli uccelli! E, loro malgrado, avere il tempo di scrivere "le sue allucinazioni" nel Libro dell'Apocalisse! 
 
Poi un giorno, quando era pronto spiritualmente, fu rapito o traslato nel Mondo Spirituale "in spirito" (cioè con il suo spirito entrò in contatto con Dio nel mondo dello Spirito), e li udì una voce dietro di sé. «Una gran voce come di tromba, che diceva: Io sono l'Alfa e l'Omega, il primo e l'ultimo» (Versi 8, 10, 18).
 
Giovanni (nato a Betsaida? inizio I secolo, – morto ad Efeso 98-99) fu un apostolo di Gesù. 
 
La tradizione cristiana lo identifica con l'autore del quarto vangelo e per questo gli viene attribuito anche l'epiteto di evangelista
 
Secondo le narrazioni dei vangeli canonici era il figlio di Zebedeo e Salomè e fratello dell'apostolo Giacomo il Maggiore. 
 
Prima di seguire Gesù era discepolo di Giovanni Battista. 
 
La tradizione gli attribuisce un ruolo speciale all'interno della cerchia dei dodici apostoli: compreso nel ristretto gruppo includente anche Pietro e Giacomo, lo identifica con «il discepolo che Gesù amava», partecipe dei principali eventi della vita e del ministero del Maestro e unico degli apostoli presenti alla sua morte in croce.
 
Secondo antiche tradizioni cristiane, Giovanni sarebbe morto in tarda età ad Efeso, ultimo sopravvissuto dei dodici apostoli. 
 
Per la profondità speculativa dei suoi scritti è stato tradizionalmente indicato come "il teologo" per antonomasia, raffigurato artisticamente col simbolo dell'aquila, attribuitogli in quanto, con la sua visione descritta nel Libro dell'Apocalisse, avrebbe contemplato la Vera Luce del Verbo, come descritto nel Prologo del suo Vangelo, così come l'aquila, si riteneva, può fissare direttamente la luce solare.
 

A lui la tradizione cristiana ha attribuito cinque testi biblici: il quarto Vangelo, tre lettere e l'Apocalisse.