LA TERRA PIÙ BELLA

LA TERRA PIÙ BELLA

Un padre e una madre con due bambini vivevano in un’isola sterile, in mezzo ad un grande oceano, sulla quale essi erano approdati quando la nave su cui viaggiavano era stata sorpresa dalla tempesta ed era affondata.

 

Essi si adoperavano per campare la vita nutrendosi di radici e di vegetali che crescevano su quel piccolo lembo di terra, dato che su quell’isola non vi era nient’altro da mangiare. La loro bevanda era l’acqua e la loro dimora era una grotta che si era formata nella roccia.

 

Forti tempeste, accompagnate da tuoni e lampi spaventevoli, spesso visitavano l’isola e la devastavano.

 
 

I bambini, abituati a quel genere di vita fin dalla loro infanzia, avevano completamente dimenticato come erano capitati colà, pertanto non conoscevano nulla del mondo dal quale erano partiti parecchi anni prima.

Pane, latte, burro, frutta e tutte le delicatezze della vita, che così facilmente si possono avere del mondo, erano tutte cose a loro sconosciute.

 

Un giorno un piccolo vascello si avvicinò all’isola e vi sbarcarono quattro mori.

I genitori manifestavano la loro più grande gioia sperando di essere liberati dalle loro sofferenze.

 

Il vascello, però, era troppo piccolo per portarli tutti in una sola volta verso il grande continente.

 

Il padre decise di avventurarsi da solo per primo.

La madre e i figli piansero quando videro che egli si imbarcava su quel fragile vascello, anche per il fatto che si sarebbe trovato solo in compagnia di quei quattro uomini neri.

Egli però disse loro: «Non piangete! Oltremare, dove io sto per andare, le cose sono migliori di qui, e verrete anche voi tutti dopo di me tra breve tempo».

 

Quando la navicella venne ancora e portò via la madre, i bambini piansero, ma anch’ella disse loro:

 

«Non piangete! Noi ci vedremo ancora presto tutti insieme in quella terra più bella verso la quale io sto per andare, e saremo mille volte più felici di quello che noi siamo ora su questa arida e fredda isola».

 

Finalmente la navicella venne a prendere anche i due bambini. Essi furono molto spaventati al pensiero che dovevano andare con quegli uomini così neri, ed inoltre tremavano pensando alle burrasche e alle tempeste che avrebbero potuto subire in mare attraverso cui essi dovevano andare.

 

Tuttavia si imbarcarono pieni di timore e tremore finché non furono in vista della terra.

 

 Quando i bambini arrivarono alla fine del loro viaggio, tutto il loro terrore si cambiò in una gioia traboccante.

 

I loro genitori erano ad aspettarli sulla spiaggia, porsero loro la mano per aiutarli ad atterrare, li abbracciarono appassionatamente e li condussero nella loro casa, circondata da bellissimi giardini, ricolmi dei più fragranti frutti e dei più smaglianti fiori. Là essi mangiarono latte, miele e frutti deliziosi.

«Oh, come siamo stati sciocchi ad essere spaventati!» dissero i fanciulli. «Invece di terrore noi avremmo dovuto esprimere la più grande gioia quando i quattro mori vennero a prenderci per portarci in questo meraviglioso paese».

 
APPLICAZIONE SPIRITUALE

«Miei cari figlioli», disse loro il padre, «il nostro viaggio dall’isola deserta a questa amabile e fertile terra ha, per noi, il più alto significato

Un viaggio molto più lungo, verso un Paese di gran lunga migliore di questo, dovrà essere fatto da ciascuno di noi, un giorno o l’altro. 

Tutta la terra, sulla quale viviamo, rappresenta un’isola; il magnifico paese in cui siamo ora è una pallida immagine del Cielo; il viaggio fatto sul mare burrascoso è il trapasso della nostra vita. 

Il piccolo vascello, sul quale noi viaggiammo, rappresenta il cofano, nel quale gli uomini vestiti di nero ci metteranno quando moriremo. 

Perciò, quando sarà l’ora in cui io e la mamma dovremo lasciare questo mondo, non siate spaventati e addolorati, poiché, per i salvati che hanno amato Iddio e che hanno operato secondo il Suo volere, la morte è soltanto un viaggio verso la Terra più bella»

 

«Io ti farò salire da quel paese in un paese buono e largo; in un paese stillante latte e miele» (Esodo 3:8)

 

Da   RISVEGLIO PENTECOSTALE - Anno 1950 - N° 2

 

(Tradotto dall’inglese da G. B.)