«Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti» (Giac. 1:2-4).
Oggi, come ai giorni di Giacomo, le prove nelle quali quotidianamente ci veniamo a trovare sono la palestra della nostra fede.
Dopo ogni prova, l’anima del credente è più forte di prima, infatti, giorno dopo giorno siamo testimoni di come Dio ci libera dalle prove, e se non lo fa, libera la nostra anima dal vincolo di oppressione di queste ultime, prendendoci per mano, fintanto che la prova abbia avuto il suo corso.
Può succedere che la prova sopraggiunga e ci travolga come un fiume in piena, ma “nella vita, come nella morte” Dio sussurrerà la Sua pace nella nostra anima.
L’inno qui a fianco ci presenta la metafora della prova come un fiume in piena o un mare che travolge, eppure, nell’esperienza dell’autore del testo, le acque non furono solo una metafora, ma la dura realtà.
La prova cominciò a travolgere la vita del fratello Horatio Spafford, (nato il 20 Ottobre1828 a Troy - New York e morto il 16 Ottobre 1888 a Gerusalemme) che era stato un ricco uomo d’affari, nel lontano 1871, quando il grande incendio di Chicago (USA) lo rovinò finanziariamente.
Tempo dopo, quando sua moglie e le loro quattro figlie stavano attraversando l’oceano Atlantico, la SS. Ville de Havre, la nave su cui viaggiavano, entrò in collisione con un’altra nave.
In quel naufragio sopravvisse solo la moglie.
Anna Larsen, la moglie di Horatio Spafford
Telegramma inviato da Anna a Horatio Spafford, in cui scrive di essere “Saved alone...” l’unica sopravvissuta della famiglia.
Alcuni mesi dopo, imbarcatosi anche il fratello Spafford, la sua nave fece rotta vicino al luogo in cui la SS. Ville de Havre aveva fatto naufragio.
Fu allora che egli si sentì spinto dallo Spirito Santo a scrivere il testo di quello che sarebbe divenuto un inno, non di dolore, ma di speranza e di vittoria.
Spafford rifletté sul fatto che la meta del cristiano non è la morte, e la speranza del cristiano è la venuta del Signore.
Ogni prova è utile per la crescita spirituale del cristiano, ed anche se la prova ci dovesse travolgere, come accadde alla famiglia Spafford, il Signore Gesù ci garantirà la Sua pace e ci accompagnerà facendoci sentire la Sua presenza, poiché Dio ha un piano per ognuno di noi, infatti “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Rom.8:28).
Dopo la tragedia, i coniugi Spafford ebbero altre due figlie e, nel 1881, decisero di trasferirsi a Gerusalemme dove contribuirono alla fondazione del gruppo detto Colonia Americana, che aveva lo scopo di soccorrere i poveri.
In seguito la Colonia Americana sarebbe divenuta il soggetto del romanzo premio Nobel Jerusalem della scrittrice svedese Selma Lagerlöf.
Chiamato alla casa del Padre a seguito della malaria, il fratello Horatio Spafford fu sepolto a Gerusalemme nel 1888.
L’inno, che noi oggi conosciamo come “Se pace qual fiume” (Inno 186), fu musicato nel 1876 dal predicatore Philipp P. Bliss, con la melodia che noi tutti conosciamo.
Non molto tempo dopo, alla fine di una predica nella chiesa di Ashtabula, Ohio, il fratello Bliss annunciò che, probabilmente, non avrebbe più fatto ritorno in quel luogo, e salutò la chiesa con il canto “I’m going home tomorrow” (Tornerò a casa domani).
Sicuramente, il Signore stava preparando il cuore del fratello Bliss, riversando su di lui la Sua pace,
infatti, la sera seguente, il crollo di un ponte travolse il treno su cui questi stava viaggiando con la moglie.
La moglie di Bliss rimase intrappolata, il fratello Bliss si gettò tra le fiamme nel tentativo di salvarla, ma il Signore decise di condurli entrambi nella dimora che per loro aveva preparato nel Cielo.
«Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada? Com’è scritto: Per amor di te noi siamo tutto il giorno messi a morte; siamo stati considerati come pecore da macello. Anzi, in tutte queste cose, noi siam più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Poiché io son persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potestà, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rom. 8:35-39)
O mio cuor calmo sta
Quando pace, come un fiume, si trova sulla mia via,
quando i dolori si scagliano come onde del mare,
qualunque sia la mia sorte,
Tu mi hai insegnato a dire:
«È utile, è utile alla mia anima!».
Anche se Satana dovesse colpirmi,
Anche se le prove dovessero giungere,
Prenda il controllo la beata certezza
che Cristo ha custodito i miei indifesi beni
e ha versato il Suo sangue per la mia anima.
Il mio peccato, oh, che gioia dà il solo pensiero!
Il mio peccato, non in parte, ma è interamente
appeso alla croce, e io non ne sono più gravato.
Loda il Signore, loda il Signore, oh anima mia!
Da ora in poi, per me vivere è Cristo
se il Giordano dovesse sommergermi,
il dolore non mi seguirà, poiché,
nella morte, come nella vita,
Tu sussurrerai la Tua pace alla mia anima.
Ma Signore, è Te, è la Tua venuta che aspettiamo.
Il cielo, non la tomba è la nostra meta.
Oh tromba angelica! O voce del Signore
Beata speranza, beato riposo dell’anima mia.
Signore, affretta il giorno in cui l’oggetto
della mia fede sarà rivelato,
le nuvole si srotoleranno come pergamena,
la tromba suonerà, e il Signore scenderà.
«Anche questo è utile alla mia anima!».
Il manoscritto di Spafford
Il manoscritto originale dell'Inno è stato scansionato professionalmente a Gerusalemme nel 1994
e marcature fatte dal nastro di plastica sono state attentamente pubblicate. Studio Kosinski.
Qui a fianco il testo originale del canto “It is well with my soul” ovvero, “È buono per l’anima mia” la cui traduzione metrica contenuta nell’Innario “Inni di Lode” è stata curata dal fratello Francesco Toppi.
Qui, invece, la musica originale.
Articolo tratto e adattato dal numero di Gennaio 2009 della Rivista “RISVEGLIO PENTECOSTALE”