EFESO

EFESO
ENTRIAMO NELLE SETTE CHIESE D'ASIA
 

Nei primi due capitoli dell'Apocalisse, dopo l'introduzione generale, il Signore passa in rassegna le sette chiese rivolgendo ad ognuna di esse delle esortazioni, delle riprensioni e analizza precisamente la condizione in cui ciascuna di esse si trova. 

 

L'Onnisciente Signore va oltre il quadro dell'apparenza per analizzare la situazione nel profondo e il parere di Dio sul benessere e lo stato della Chiesa è ciò che veramente conta per essere approvati ed ereditare la vita eterna: a cosa serve avere nome di vivere davanti alla moltitudine dei fratelli ma essere morti agli occhi di Dio? 

 

Permettiamo perciò al sommo Maestro di fare luce sui lati oscuri della nostra vita e condizione spirituale come individui e come comunità locale, permettiamoGli di evidenziare pregi e difetti per poter rafforzare e migliorare i punti nevralgici della nostra esperienza cristiana; rallegriamoci insieme con queste chiese nell'ascoltare e assimilare le promesse che il nostro Dio è pronto a ricordarci.

 

 

 

Ciascuna chiesa ha pregi e difetti

 
 

Sebbene tutte siano state identificate ciascuna ad un candeliere d’oro, ciascuna di loro è diversa dalle altre e manifesta pregi e difetti peculiari. 

 

Ad uno sguardo panoramico sul tempo della Chiesa, vedremo come:

  • La chiesa di Gerusalemme ha pregi (Atti 2:43) e difetti (Atti 6:1)

  • La chiesa di Corinto ha pregi (1° Corinzi 1:7) e difetti (1° Corinzi 5:1; 6:1)

  • La chiesa dei Galati ha pregi (Galati 3:26) e difetti (Galati 3:3)

  • La chiesa di Efeso ha pregi (Efesini 1:13, 14) e difetti (Apocalisse 2:4)

  • La chiesa di Filippi ha pregi (Filippesi 1:5) e difetti (Filippesi 4:2, 3)

  • La chiesa di Tessalonica ha pregi (1° Tessalonicesi 4:9) e difetti (1° Tessalonicesi 4:13).

 

Ciascuna chiesa riceve una parola adatta al bisogno.

 

 

 

Giovanni vede il Signore Gesù in mezzo alla Sua Chiesa ed Egli parla secondo il bisogno di ogni singola chiesa. 

 

La descrizione delle diverse situazioni spirituali intanto ci ricorda che Dio non è disinteressato alla vita dei credenti, non è indifferente alla testimonianza dei Suoi figli, non è distaccato dai problemi che attraversano le chiese

 

Per questa ragione il Signore parla sempre secondo il bisogno (Apocalisse 2:8, 13). 

 

  • Efeso aveva bisogno di una parola diversa da quella di Tiatiri, perché stava affrontando in quel tempo dei problemi diversi. 

 

Ciascuna delle sette chiese doveva ricevere una parola adatta al proprio bisogno.

 

Dio ha sempre una parola adatta per ogni credente e per ogni chiesa. 

 

Alcuni hanno spesso pensato che i messaggi sono presentati dai Suoi servi per colpire qualcuno in particolare. Non dobbiamo dimenticare che, grazie a Dio, siamo Suoi figli, abbiamo un orecchio spirituale ed abbiamo il diritto di nutrirci della Sua Parola. 

 

Se il messaggio fosse per altri, cosa resterebbe per noi? 

 

Quando veniamo nella casa del Signore, preghiamo di ricevere la parola profetica, adatta al nostro personale bisogno.

 
 

IL TRIPLICE SCOPO DELLE SETTE LETTERE

 

 

 

1. SITUAZIONI LOCALI DA SANARE

 

2. UN MESSAGGIO PER LA CHIESA DI OGNI TEMPO

 

3. RACCHIUDERE L'INTERA STORIA DELLA CHIESA

 

 

 

LETTERA ALLA CHIESA DI EFESO

 

1. SITUAZIONI LOCALI DA SANARE

 

Efeso era celebre in tutto il mondo antico per la massiccia presenza di indovini e per il tempio dedicato ad Artemide. 

La sua felice posizione ne faceva uno dei massimi centri commerciali dell’epoca, poiché era punto di incontro delle vie marittime dell’Occidente con le vie di terra dell’Oriente.

 

Durante il I secolo era, per popolazione, la quarta metropoli dell’Impero Romano, con circa 250.000 abitanti. 

Dal punto di vista architettonico era una città splendida: la via principale, ad esempio, era considerata la più bella di tutto l’Impero ed il teatro poteva contenere fino a 25.000 spettatori.

 

Il monumento più famoso era il Tempio di Artemide, dedicato non alla vergine dea della caccia dei Greci, ma ad un’omonima dea orientale della fertilità (rappresentata con molti seni). 

Il tempio dedicato a questa dea era grande poco più di un odierno campo di calcio: ornato da più di cento colonne di 2 metri di diametro e alte 17 metri, era considerato una delle sette meraviglie del mondo. 

 

Si può facilmente intuire, quindi, quale importanza avesse per gli Efesini il culto a questa divinità e la partecipazione alle relative ricorrenze e celebrazioni. 

 

Ivi era presente una comunità giudaica numerosa e ricca. Gli Ebrei godevano di particolari privilegi, fra cui quello di praticare liberamente la loro religione

 

Efeso (lett. amabile), ci presenta la Chiesa delle origini, perseverante nel servizio, forte nella disciplina, ma il cui amore si è raffreddato; ciò non toglie che le esortazioni ed i rimproveri contenuti nella lettera non valgano per la Chiesa di ogni tempo. 

 

Quando questa lettera fu scritta, Efeso era la capitale della provincia senatoriale romana dell'Asia proconsolare, retta da un proconsole. 

 

Era celebre per il tempio di Diana (Atti 19:24, 27-28, 34-35) che era considerato una delle sette meraviglie del mondo antico.

 
 

La comunità

 
 

La Scrittura annota una sinagoga ad Efeso (Atti 18:19), per cui doveva esserci un nutrito insediamento di giudei (Atti 19:17)

 

Durante il suo secondo viaggio missionario nel 53 d.C. Paolo vi si fermò e vi lasciò Aquila e Priscilla (Atti 18:19-21). Quando vi ritornò nel 54 d.C. durante il suo III viaggio missionario, vi trovò “dodici uomini” simpatizzanti, che si convertirono e realizzarono l’esperienza della pentecoste (Atti 19:5-7). 

 

Paolo rimase ad Efeso per 2 anni e 3 mesi e lasciò la città dopo la sommossa provocata da Demetrio (Atti 20:1), lasciando una chiesa costituita (Atti 20:17). 

 

Nell’anno 63 d.C. portato prigioniero a Roma, Paolo scrisse un’epistola ai credenti di Efeso e qualche anno dopo vi mandò Timoteo come pastore per istruire nella verità e confutare le falsità (1° Timoteo 1:3; 4:12).

 

Leggendo l'epistola dell'apostolo Paolo agli Efesini, che ci mostra, come nessun'altra epistola del Nuovo Testamento, le grandi benedizioni e la posizione celeste del credente, ci sembra quasi impossibile che appena trent'anni dopo, il Signore stesso, indirizzando la lettera a quell'assemblea, debba rimproverarla in tal modo. 

 

Ma che cos'è l'uomo? Ha egli saputo mai mantenersi nella posizione in cui Dio l'aveva posto? Purtroppo no! 

 

  • Nel paradiso terrestre, in mezzo a tante benedizioni, cadde nella disubbidienza.

  • E quando più tardi Iddio si scelse un popolo, fu la stessa cosa.

  • Mentre Iddio gli dava una legge, Israele si faceva un vitello d'oro che chiamò suo Dio!

  • Poi rovinò il sacerdozio e finì col crocifiggere il suo Messia .

 
 

2. UN MESSAGGIO PER LA CHIESA DI OGNI TEMPO

 

Sebbene Giovanni non sia pastore in Efeso, ha una parola da parte del Signore per “l’angelo” di quella chiesa. 

 
Quella è una parola che analizza perfettamente la condizione di quei credenti, cari a Cristo.  Efeso era una comunità fedele ed il Signore ne mostra le qualità spirituali. 
 

Gli occhi di Dio approvano e valutano e sono diversi dai nostri. 

 

  • “Io conosco”, ti vedo, ti apprezzo, ti elogio… 

 

Detto da Dio è molto importante!

 
  • Io conosco le tue opere. 

Il Signore non è disinteressato a quanto compiamo per la Sua gloria, ma lo vede ed è perfettamente consapevole della nostra attività e del nostro servizio.

 
  • Io conosco le tue opere e la tua fatica. 

Servire il Signore comporta impegno, disponibilità e sacrificio, ed Egli apprezza la dedizione nell’operare per la Sua gloria (1° Corinzi 15:58).

 

 

  • Io conosco le tue opere e la tua fatica e la tua costanza. 

Mentre serviamo il Signore, si incontrano difficoltà ed è molto importante non scoraggiarsi e continuare ad agire con perseveranza.

 

 

  • Io conosco le tue opere e la tua fatica e la tua costanza e che non puoi sopportare i malvagi. 

Quei credenti non erano indifferenti verso il male, che voleva penetrare nella chiesa e guastare la loro vita spirituale.

 
 
  • Io conosco le tue opere e la tua fatica e la tua costanza e che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli.

Quei credenti avevano individuato i falsi apostoli e sconfessato le loro pretese, che avreb¬bero voluto approfittare della buona fede dei semplici. 
Sono rimasti integri e non si sono lasciati corrompere dai malvagi.
 
 
  • E hai costanza e hai sopportato molte cose per amor del mio nome, e non ti sei stancato.

Quei credenti avevano continuato a servire fedelmente il Signore senza stancarsi.
 
 
  • Odii le opere dei Nicolaiti, le quali odio anch'io. 

La Scrittura menziona solo due volte i Nicolaiti (Apocalisse 2:14, 15). 

Sembra siano stati dei cristiani che abbiano spinto la libertà fino al punto di non prestare più attenzione alla legge di Dio (Galati 5:13; Giuda 4). 

Per costoro era tutto lecito e, sotto una finta libertà cristiana, mangiavano le carni sacrificate agli idoli e trasformavano i loro banchetti in orge (Atti 15:29). 

 

I credenti di Efeso non avevano condiviso questo libertinaggio ed avevano preso le distanze da quella peccaminosa dottrina.  

 

Alcuni dicono che esistesse una setta dei Nicolaiti, chiamata ingiustamente così dal nome di uno dei sette fratelli nominati ad occuparsi dei poveri (Atti 6:5), che trasformava la grazia del Signore in dissolutezza e viveva in peccati grossolani. Questo però non è confermato dalla storia. 

 

Può anche darsi che i Nicolaiti nominati di nuovo nella lettera alla chiesa di Pergamo (cap. 2:15) non siano gli stessi di quelli che professavano la dottrina di Balaam, il quale era colpevole di aver trascinato i figliuoli d'Israele nel peccato; costoro sono nominati a parte (cap. 2:14). 

 

Comunque il Signore odiava le opere dei Nicolaiti, non le persone; questo stesso odio si trovava nella chiesa di Efeso, ed è ciò che il Signore loda.

 

Il termine "Nicolaita" vuol dire: vincitore del popolo (parola composta da: vittoria e popolo). 

 

In altri termini troviamo qui il principio della dolorosa divisione dei credenti in spirituali (clero) e laici.

 

Iddio non voleva assolutamente questa differenza, e il Signore Gesù diceva ai Suoi: «Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli» (Matteo 23:8). 

E noi sappiamo, come lo Spirito Santo ce lo ricorda nelle diverse epistole, che tutti i credenti sono fratelli, un corpo in Cristo; che sono membra l'uno dell'altro e che formano tutti insieme un sacerdozio reale (1° Pietro 2:9; Apocalisse 1:5-6). 

 

Nella Chiesa di Gesù Cristo non deve esistere una speciale posizione per i sacerdoti, neanche nel senso o modo del sacerdozio israelitico.

 

Appena si perdettero, fra i credenti, il primo amore e la freschezza spirituale, la forza e la vita vennero meno, la via fu aperta alle opere dei Nicolaiti e s'incominciò a fare delle differenze fra sacerdoti e laici. 

 

Più tardi a Pergamo (2:12) vediamo come già le "opere" erano state sostituite con la "dottrina" dei Nicolaiti. 

 

  • Ed è sempre così: dapprima si infiltra una cattiva pratica, che poi si trasforma in oggetto di fede (dogma). 

 

Sappiamo come Lutero in un primo tempo, e in modo particolare Spener, abbiano voluto eliminare la differenza fra sacerdoti e laici, cioè queste "opere e dottrina" dei Nicolaiti. 

Essi insistettero affinché la verità biblica del sacerdozio comune fosse messa in pratica. Purtroppo però non riuscirono nel loro intento.

 

Il declino della Chiesa cominciò proprio così, quando cioè i cuori perdettero il loro primo amore, vale a dire non lasciarono più, come al principio, tutto il posto al loro Salvatore e Signore, non furono più nella completa sua dipendenza. 

 

Con ciò era stata aperta una larga porta al male.

 
 

Efeso, vista nel suo insieme, come assemblea locale, non si è pentita, e il Signore ha mandato ad effetto la sua minaccia: «Se no, verrò a te, e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto, se tu non ti ravvedi». 

 

In Efeso, da molto tempo, non vi son più chiese cristiane, e la città stessa fu distrutta dagli eserciti maomettani, che furono spesse volte gli esecutori dei castighi di Dio; e il suo luogo non è più che un ammasso di rovine. 

 

Ma quel che è ancor più grave è il fatto che l'intera Chiesa dei tempi apostolici, di cui Efeso è in figura la rappresentante, non si è pentita e non è ritornata al primo amore. 

 

La Chiesa ha continuato a scendere per la via del declino e della rovina, a parte qualche assemblea locale e qualche risveglio temporaneo, finché la troviamo nel settimo ed ultimo stadio, in Laodicea, ove il Signore si libera d'essa; Egli vomiterà dalla sua bocca la chiesa professante, la cristianità senza vita (Apoc. 3:16). 

 

I veri credenti, i cristiani nati di nuovo, coloro che per mezzo dello Spirito sono legati a Lui, le membra del suo corpo, non verranno vomitati dalla sua bocca e rigettati, ma saranno già stati raccolti nella gloria (Giovanni 14:3; 1° Tessal. 4:17). 

 

Essi sono «le vergini avvedute» che posseggono la vita divina e "l'olio", cioè lo Spirito Santo, e che entrano con Lui nella sala delle nozze. Le vergini stolte, invece, rimarranno sulla terra, abbandonate alla seduzione e al giudizio (Matteo 25:1-11; 2° Tessal. 2:11-12).

 
 
 

3. RACCHIUDERE L'INTERA STORIA DELLA CHIESA

 

Nonostante che la comunità di Efeso presenti molte qualità spirituali, il Signore le rimprovera l’affievolimento del “primo amore”. 

 

Il Signore lo chiama “primo amore”, perché è l’unico, l’indimenticabile, quello che cambia il modo di vivere. 

 

Il verbo descrive l’amore profondo di Dio. L’apostolo Paolo trentacinque anni prima aveva elogiato l’amore degli Efesini (1:15), ma ora il Signore ne evidenzia un affievolimento. 

 

Quando l’amore per il Signore non è più unico ed esclusivo, necessariamente si diventa infedeli e si cade anche nello stesso problema della chiesa di Efeso (Salmo 73:27; Geremia 3:20; II Timoteo 2:13). 

 

Quei credenti continuavano ad operare ed essere costanti nella verità ed il Signore li apprezzava, ma più dell’impegno e dell’operato, il Signore voleva la loro devozione spirituale, che si era affievolita.

 

Era ed è difficile all’occhio umano riconoscere negli altri un simile declino, perché esteriormente le opere erano compiute e tutto sembrava in ordine. 

 

Il Signore, però, legge nei cuori. Egli non guardava solo alle opere, ma vedeva soprattutto la motivazione per cui quelle erano compiute.

 

Ricordiamo che l’attivismo non è segno di fedeltà, perché si può dare senza amare, tuttavia non si può amare senza dare (1° Corinzi 13:3). 

 

Quando non serviamo il Signore per amore, la vita spirituale è in declino.

 

Gesù, che amava quei credenti, li esortò vivamente, altrimenti spegnerò la luce, che ho accesa in te (v. 5b).

 
 
 
  • Ricordati dunque donde sei caduto 

Non che sei caduto, ma da dove… 

 

Rifletti, allora, considera, apri gli occhi, rientra in te stesso, ricorda la tua esperienza e la tua benedizione… Seppure sconfessi i malvagi ed hai costanza, trascurare il “primo amore” significa “cadere” in basso. 

 

Se il credente non vigila sui propri sentimenti, mette in serio pericolo la salvezza

 

 

  • … e ravvediti 

Dopo aver riconosciuto il declino spirituale ed essersi pentiti, gli Efesini avrebbero dovuto ravvedersi, cioè cambiare drasticamente attitudine (Apocalisse 3:19).

 

 

  • … e fa’ le opere di prima. 

Gli Efesini sarebbero dovuti tornare a servire il Signore come avevano fatto in passato. Senza il “primo amore” non avrebbero vissuto una vita benedetta, né sarebbero stati approvati da Dio. 

 

Non basta commuoversi e… restare come sempre!

 

 

  • A quanti (singolarmente) vincono, darò dell’albero della vita. 

Già presente nel giardino dell’Eden (Gen. 2:9), ricompare nella nuova Gerusalemme (Apocalisse 22:2). 

 

Adamo a motivo del peccato perse il diritto di mangiare da questo albero e morì. 

L’albero della vita fu poi rimosso dalla terra, verosimilmente in occasione del diluvio, ma ora è dato a mangiare a chi vince (1° Giovanni 5:4).

 

Coloro che avessero mangiato di quel frutto, non sarebbero morti mai (Genesi 3:22). 

I vincitori non saranno lesi dalla morte seconda (Apocalisse 2:11). Questa promessa è per coloro che danno ascolto a ciò che lo Spirito Santo dice ed ubbidiscono al Suo appello

 
 
 

Lo schema

 

Gesù elenca i seguenti aspetti positivi:

 

  • Buone opere

  • Fatica ma senza stanchezza (è tipica di chi è allenato e di chi ama il «nome di Cristo»)

  • Costanza e sopportazione (Giacomo 1,2-3)

  • Intolleranza verso il male e i malvagi

  • Provato gli spiriti (1° Giovanni 4,1); ascolto attento e critico di chi si dice profeta

  • Odio verso i Nicolaiti (14)

 

Ma l’avere compiuto queste buone opere per il Signore non è sufficiente, poiché l’unico aspetto negativo degli Efesini è così grave che rischia di compromettere la loro salvezza spirituale («se non ti ravvederai verrò da te e rimuoverò il candelabro dal suo posto»): hanno lasciato il primo amore (Geremia 2,1ss).

 

 

  • Cosa significa questo? 

Sicuramente non è un problema «dottrinale», poiché la chiesa di Efeso si è dimostrata irremovibile contro i falsi apostoli, respingendo con fermezza ogni tentativo di inserimento di nuove e perverse dottrine al suo interno. 

 

A Efeso si era ormai consolidata una realtà che la faceva effettivamente apparire come una chiesa «sana nella fede». Ma Gesù ce la mostra come se fosse un corpo senza spirito, quello spirito che consiste nelle «opere di prima».

 

Conoscendo anche la storia di questa comunità possiamo intuire che ora stava venendo meno l’entusiasmo, lo zelo e la freschezza dei primi tempi, di quando il perdono dei peccati era stato appena annunciato, di quando era stata appena conosciuta la «croce» di Cristo (ovvero il significato della sua morte e risurrezione). 

 

In quel tempo tutti erano disposti a lottare con grinta pur di predicare e di difendere il mes¬sag¬gio evangelico. Ma ora questa chiesa stava riposando sugli allori del passato! 

 

Chi ha vissuto il cristianesimo con l’intensità summenzionata apparteneva alla prima generazione che ormai stava passando. 

 

Il rischio che si corre in ogni cambio generazionale è che i giovani prendano sì le giuste direttive dai più anziani, ma non ne ereditino lo spirito (15). 

 

Una conseguenza di questo atteggiamento poteva essere anche un raffreddamento nei rapporti fraterni che erano sì formalmente mantenuti, ma di fatto mancava un vero rapporto d’amore in Cristo.

 

Dio non è ingiusto da dimenticare le opere di un tempo, ma... lo zelo deve essere mantenuto fino alla fine! Questo era il problema degli Efesini al ricevimento della lettera! 

 

A questo proposito riportiamo il testo di Ebrei 6,9-12

 

La perseveranza è una qualità preziosissima che ogni cristiano deve coltivare. 

 

Non basta fare la difficile scelta della conversione, né superare tante difficoltà per il nome del Signore, se poi non si garantisce continuità alla propria santificazione (Ebrei 12,14-15)

 

Allo stesso modo, una chiesa, per continuare a essere viva, non può contare solo sul lavoro svolto in passato, magari dalla generazione precedente, ma perpetuare nella ricerca dell'approvazione divina.