CAPITOLO 7

Il Pane della vita

 
 
«Gesù disse loro: Io sono il pane della vita; chi viene a Me non avrà fame, e chi crede in Me non avrà mai sete» (1ª Cor. 12:13)
 
 
 
7a Il vero cibo e la vera bevanda

 

Di fronte al candelabro, verso il lato settentrionale del tabernacolo, era posta la tavola (Es. 25:23-30). 

 

Non la potremmo vedere se non ci fosse la luce del candelabro d’oro.

 

Il significato spirituale della tavola rimarrebbe nascosto se lo Spirito Santo non ci venisse in aiuto con la Sua illuminazione.

 

Sopra la tavola c’era il pane della presentazione, costituito da dodici focacce (Lev. 24:5). 

 

Cristo è il vero pane, il vero cibo spirituale che ci dà vita

 

Egli, dice: «Come il vivente Padre Mi ha mandato e Io vivo a cagion del Padre, così chi Mi mangia vivrà anch’egli a cagion di Me. Questo è il pane che è disceso dal cielo; non qual era quello che i padri mangiarono e morirono; chi mangia di questo pane vivrà in eterno» (Giov. 6:57-58). 

 

- Sopra i pani era posto un po’ di incenso puro (Lev. 24:7), simbolo dell’adorazione che spetta all’Unigenito Figliuolo di Dio.

 

- Sopra la tavola c’erano pure le coppe, i calici e le tazze che servivano per le libazioni del vino. 

 

Il vino ci parla del sangue di Cristo, la vera bevanda (Giov. 6:55).

 

La tavola ci ricorda dunque la Santa Cena, l’espressione simbolica della comunione di Cristo con i Suoi

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7b Voi in Me ed Io in voi
 
Come abbiamo visto, il tabernacolo ci presenta una figura materiale di una grande verità: NOI IN CRISTO. 
 
Come le assi sono coperte dalle tende, così i credenti sono coperti da Cristo. La morte di Cristo è diventata la loro morte, la vita di Cristo è diventata la loro vita. 
 
Sono eletti in Lui, sono eredi in Lui, sono seduti nei luoghi celesti in Lui. 
 
Sono stati ricoperti della gloria di Cristo. Ogni cosa che Cristo è, ha e fa, lo sono, hanno e fanno anche loro in Lui.
 
La tavola ci presenta un’altra grande verità: CRISTO IN NOI.
 
Come i pani sono sulla tavola, così Cristo dimora nel cuore dei credenti, nascosto dentro il più intimo del loro essere, nel loro spirito
 

 

La realtà “noi in Cristo” descrive la nostra POSIZIONE in Lui; la realtà “Cristo in noi” descrive la nostra COMUNIONE con Lui. 

 
È chiaro che non possiamo godere la comunione con Cristo se la nostra posizione non è in Lui: la tavola sta dentro il santuario, non fuori!

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- Il candelabro ci fa vedere il pane sulla tavola; così lo Spirito Santo ci rivela la presenza di Cristo in noi (1ª Giov. 3:24; 4:13).

 

- Il candelabro ci parla della luce dello Spirito Santo nella vita dei credenti (Efes. 1:17-18; 2ª Cor. 4:6) e anche della luce che i credenti, per mezzo dello Spirito Santo, fanno risplendere nel mondo (Matt. 5:14-16). 

 

Nello stesso modo, la tavola ci parla della presenza di Cristo nel cuore dei credenti, e anche della presenza di Cristo che i credenti manifestano nel mondo.

 

 

 

7c Cristo in me ... ma come?

 

Come possiamo sperimentare questa gloriosa realtà: Cristo in noi? Cristo ci ha promesso: «Dimorate in Me, e Io dimorerò in voi» (Giov. 15:4).

 

Occorre avere fede in Lui e praticare l’amore fraterno per dimorare in Cristo (1ª Giov. 3:23-24) e, dimorando in Cristo, Egli dimorerà in noi.

 

Caro amico, tu puoi essere certo di questa promessa!

 

- Tu credi in Gesù?

 

- Hai accettato la morte e la risurrezione di Cristo come la tua propria morte e risurrezione?

 

- Ti sei affidato alla Sua potenza, sei entrato nel santuario per fede?

 

- Hai accettato in amore tutti i tuoi fratelli come membra dello stesso corpo di Cristo?

 

Allora sei in Cristo, e puoi essere sicuro che Cristo è entrato in te. Afferrati per fede a questa verità! Ripetilo a te stesso: IL RE DELL’UNIVERSO REGNA NEL MIO CUORE.

 

É una verità non perché la “senti”, ma perché Cristo ha promesso di abitare in te nel momento in cui tu sei entrato in Cristo.

 

“Sentirai” questa verità nella misura in cui la accetti per FEDE

 

É per la FEDE che Cristo abita nel tuo cuore (Efes. 3:17).

 

I pani non erano soltanto qualche volta sulla tavola; vi erano continuamente (Esodo 25:30; Lev. 24:8)Così la presenza di Cristo in te è permanente, nei momenti in cui te ne accorgi e anche quando non te ne accorgi

 

Cristo ha fatto “dimora” in te (Giov.14:23), non solo per qualche momento bello, ma per sempre. Basta che tu rimanga in Lui.

 

La tavola aveva una cornice alta quattro dita per impedire che i pani cadessero per terra nel caso che il suolo del deserto fosse poco appianato. 

 

Così Cristo rimarrà in te anche quando ti trovi in circostanze tristi e scabrose.

 
 
 

7d Una sola tavola

 

C’è un solo tabernacolo, c’è un solo Spirito, e c’è pure una sola tavola con un solo pane (Efes. 4:1-6). Non possiamo avere comunione con Cristo se non siamo disposti ad avere comunione con i nostri fratelli (1ª Giovanni 3:23).

 

Che cosa ci lega l’uno all’altro? 

 

- Non è il fatto che abbiamo lo stesso carattere. 

 

- Non è nemmeno il fatto che abbiamo lo stesso comportamento o lo stesso livello di cultura, santità o morale. 

 

- Non è neppure il fatto che siamo d’accordo l’uno con l’altro in tutti i dettagli della dottrina. 

 

Quello che ci lega è il fatto che Cristo abita in noi.

 

Purtroppo tante volte questo non ci basta! 

 

Siamo spesso già poco convinti che Cristo abiti in noi stessi; si capisce che è ancora più difficile credere che Cristo abiti anche nel nostro fratello. 

 

La presenza di Cristo, questo tesoro di gloria, è troppo nascosta nei vasi di terra, quei duri involucri della nostra educazione e cultura, delle nostre esperienze e dottrine predilette, dei nostri sentimenti e del nostro vanto; in altre parole, la presenza di Cristo in noi è nascosta dalla nostra carnalità.

 

È chiaro che c’è vera comunione solo dentro il santuario, dove il peccatore redento ha accettato la sua morte con Cristo, la morte di tutto ciò che prima gli era caro (Filipp. 3:4-9).

 

Il suo vaso di terra si è screpolato e attraverso le crepe si vede in lui un po’ del vero tesoro, che è Cristo.

 

Più sono numerose le crepe e più si manifesta la gloria di Cristo in lui (2ª Cor. 4:7-12).

 

- Beata la comunità nella quale l’unità non è basata sull’uniformità dei vasi, ma sulla presenza di Cristo in ognuno dei membri

 

- Beati quelli che sanno che Cristo è l’unica cosa bella in loro.

 

Fra di loro regna non il vanto, ma la GRAZIA; non l’invidia, ma l’AMORE. Lì c’è la vera unità, la vera comunione.

 

 

 

7e Nel cospetto dell’Eterno

 

«E metterai sulla tavola il pane della presentazione, che starà del continuo nel Mio cospetto» (Es. 25:30). 

 

La parola ebraica tradotta con presentazione significa letteralmente cospetto”, “faccia

 

Il primo scopo del pane non era il nutrimento dei sacerdoti, ma la sua presenza davanti al cospetto dell’Eterno

 

È vero, la presenza di Cristo in noi è una grande gioia per il nostro cuore, è cibo per la nostra anima ... ma questa non è la cosa più importante. Il punto principale è la gioia che gode il Padre celeste quando vede il Suo Figlio sul trono del nostro cuore! La cosa più sublime in tutto l’universo è l’amore del Padre per il Figlio. Ogni cosa Dio l’ha creata per Lui, l’Erede dell’universo. 

 

Perciò Egli è ripieno di gioia quando vede la presenza del Figlio in noi, come il pane disceso dal cielo.

 

Questo pensiero ci deve riempire di una grande allegrezza: CRISTO IN ME È LA GIOIA DELL’ALTISSIMO

 

Io rallegro il Padre celeste perché Cristo è in me! Anche se tutto ciò che io sono per natura non può far altro che rattristarLo, Cristo in me Lo rallegra!

 

Non dovrebbe la gioia del Padre essere pure la nostra?!

 

 

 

7f Date loro da mangiare

 

Cristo in noi è il pane della presentazione.

 

Deve essere chiaramente esposto nel nostro cuore in modo che sia ben visibile al Padre celeste, agli angeli (1ª Cor. 4:9), ai demoni (Efes. 3:10), a noi stessi e anche al mondo. Dobbiamo così cibare le moltitudini (Mar. 6:37).

 

Ma quale è il cibo che diamo loro? 

 

- Cibarle materialmente fa parte del nostro dovere, ma non è la cosa più importante. 

 

- Dare a tutti un evangelo (o un opuscolo che parli dell’evangelo) può essere un mezzo potente con cui lo Spirito Santo porta anime a Cristo ... , ma ci vuole di più. 

 

- Il vero opuscolo dobbiamo essere noi stessi, come una lettera di Cristo (2ª Cor. 3:2-3)Il vero cibo che dobbiamo distribuire è Cristo stesso in noi.

 

L’unico che può sfamare il mondo è Cristo (Giov. 6:33). E l’unico posto dove Cristo si trova su questa terra è IN NOI. 

 

Se Cristo è in te fornirai il cibo giusto all’umanità che muore; lo fornirai nella misura in cui Cristo si può manifestare attraverso le “crepe” dolorose nel tuo vaso dì terra.

 

Cristo si manifesta perfettamente solo nella tua debolezza (2ª Cor. 12:9)

 

Vedrai che guadagnerai anime a Cristo proprio in quei momenti in cui ti senti assolutamente incapace di farlo, nel momento in cui le tue parole sembrano vuote e le tue esperienze fasulle e contraddittorie, in tempi di malattia e persecuzioni, in quei giorni tristi in cui hai solo Cristo e nient’altro.

 

 

7g La libazione

 

Sulla tavola non c’era solo pane, c’erano anche le coppe, i calici e le tazze da servire per le libazioni. 

 

Una libazione è un sacrificio di vino che viene versato. 

 

La Santa Cena non è completa se c’è solo pane senza vino; la nostra comunione con Cristo non è completa se mangiamo solo la Sua carne senza bere il Suo sangue.

 

- Il pane ci presenta la gloriosa vita di risurrezione e splendore di Cristo che nasce nel nostro cuore per mezzo della Sua presenza. 

 

- Il vero significato del vino, della libazione, ci viene spiegato nel Nuovo Testamento.

 

«E se anche io debba essere offerto a modo di libazione sul sacrificio e sul sevizio della vostra fede, io ne gioisco e me ne rallegro con tutti voi» (Filipp. 2:17). 

«Quanto a me io sto per esser offerto a modo di libazione, e il tempo della mia dipartenza è giunto» (2ª Tim. 4:6). 

 

Da questi versetti comprendiamo che Paolo sta parlando del suo martirio per Cristo. Ne parla gioiosamente sapendo che il soffrire e il morire per Cristo è un alto onore (Atti 5:41)La nostra comunione con Cristo non è completa se non partecipiamo alle Sue sofferenze e alla Sua morte. Come potremo essere la sposa di Cristo senza aver sperimentato nulla di tutto quello che Egli ha sofferto? Non Lo comprenderemmo, saremmo come estranei. 

 

Perciò il corpo di Cristo deve soffrire come Cristo ha sofferto (Coloss. 1:24), il numero di quelli che versano il loro sangue per Cristo deve completarsi (Apoc. 6:11). 

 

Senza queste sofferenze non ci sarebbe gloria (Matt. 5:11-12; Rom. 8:17; 2ª Tim. 2:11-12; Apoc. 20:4).

 

Gli apostoli ed i profeti hanno dato una grande dimostrazione della potente vita di Gesù in loro - infatti, non era grandioso vedere i malati guarire quando passava l’ombra di Pietro? Nello stesso tempo, però, sono stati partecipi delle sofferenze di Gesù.

 

La seconda cosa era per loro tanto importante quanto la prima.

 

Paolo ha scritto: «... in guisa che io possa conoscere esso Cristo, e la potenza della Sua risurrezione (pane), e la comunione delle Sue sofferenze (vino), essendo reso conforme a Lui nella Sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti» (Filipp. 3:10-11).

 

Procacciamo anche noi questa piena comunione col Salvatore e Re Gesù, l’unico nostro tesoro.