CAPITOLO 6

Dove non c'è notte

 

«Infatti noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito» (1ª Cor. 12:13)

 

 

6a  Dove il sole non penetra

 

Nel capitolo precedente abbiamo visto entrare il nostro amico nel santuario.

 

È entrato con franchezza, in ubbidienza a Dio, senza fiducia in se stesso, ma in piena fede nell’opera compiuta da Cristo.

Con profonda riverenza guarda intorno, conscio di essere alla presenza di Dio in una maniera mai prima sperimentata. È entrato in un nuovo mondo dove il sole non penetra col suo ardente calore.

 

Assaggia già in parte ciò che sta scritto. Apoc. 7:15-16: «Colui che siede sul trono spiegherà su loro la Sua tenda. Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura».

 

Nel santuario non manca soltanto il calore, ma anche la luce del sole, la luce naturale nella quale aveva sempre camminato.

 

Aveva sempre avuto fiducia nel suo intendimento, nel suo discernimento ed intelletto, anche per capire le cose spirituali. Ormai questa fiducia si è rotta in lui.

 

Coi suoi bei ragionamenti non aveva mai portato nessuno a Cristo

Le sue belle dottrine esclusive e ben ponderate avevano recato più danno che edificazione al popolo di Dio. Con tutto quello che sapeva non era stato capace di vivere una vita cristiana vittoriosa.

 

Ormai sa solo una cosa: «Gesù Cristo e Lui crocifisso».


 Se Gesù stesso ha confessato di non poter far nulla senza il Padre (Giov. 5:19,30), perché dovrebbe egli essere più forte di Gesù facendo tante cose con la propria forza?

 

-  Se Gesù stesso non ha parlato di Suo, ma solo di quello che il Padre Gli comandava di dire (Giov. 8:28; 12:49-50), perché dovrebbe egli essere più sapiente di Gesù ventilando le proprie belle opinioni?

 

- Se Gesù stesso non giudicava nessuno da Sé (Giov. 5:30; 8:15-16), perché dovrebbe egli essere più autorevole di Gesù criticando gli altri?

 

No, ormai non critica più; non giudica più nemmeno se stesso (1a Cor. 4:3), perché sa che è già stato giudicato una volta per sempre con Cristo sulla croce.

 

Tutta la sua sapienza l'ha resa pazza (1a Cor. 1:20).

 

Ormai ha solo fiducia  nella luce e sapenza dello Spirito Santo, simboleggiate dal candelabro d'oro.

 

 

 

6b  Il candelabro d’oro

 

Al lato meridionale del santuario vi era un candelabro d’o­ro massiccio, un capolavoro d’arte. Sopra questo candelabro vi erano sette lampade, nutrite d’olio vergine (Es. 25:31-40; 27:20-21; Lev. 24:1-4).

 

Queste sette lampade si trovano anche nel "santuario celeste"«Davanti al trono c'erano sette lampade ardenti, che sono i sette Spiriti di Dio» (Apoc. 4:5). La lampada principale era in mezzo, le altre sei sui sei bracci.

 

 

Isaia parla dello Spirito dell'Eterno e delle Sue sei manifestazioni (Is. 11:2):

 

-  Spirito di sapienza e d’intelligenza

 

-  Spirito di consiglio e di forza

 

-  Spirito di conoscenza e di timor dell’Eterno

 

Durante il Suo cammino sulla terra, Gesù disse: «Io sono la luce del mondo» (1a Cor. 1:20).

 

Era l'Unto con la pienezza dello Spirito Santo 

 

Gesù disse pure: «Voi siete la luce del mondo» (Matt. 5:14-16), e queste parole si sono avverate in pieno nel giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo discese sui Suoi discepoli con lingue di fuoco.

 

Da allora i sette Spiriti di Dio non si trovano solo davanti al trono di Dio, ma anche sulla terra. Sono stati mandati dall’Agnello (Giov. 15:26; 16:7; Atti 2:33) e sono come i Suoi occhi (Apoc. 5:6).

 

La Chiesa è il candelabro in cui scorre l'olio dello Spirito Santo e su cui ardono le lingue di fuoco (Apoc. 1:20).

 

 Il fatto che il candelabro fosse lavorato a martello (Es. 25:31) ci ricorda le sofferenze dì Gesù alle quali la chiesa prende parte.

 

 Le mandorle con cui il candelabro era adornato ci parlano della risurrezione di Gesù alla quale la chiesa partecipa (Rom. 6:4-5; Filipp. 3:10-11).

 

Il mandorlo è il primo albero che fiorisce dopo l’inverno e rappresenta, perciò, il messaggero della nuova vita dopo la morte. Infatti, lo Spirito vivifica (Ezech. 37:9-10; Giov. 6:63; 2 Cor. 3:6).

 

Questa luce vivificante il Signore Gesù la fa risplendere nel nostro cuore. Lo Spirito Santo ci rivela ogni cosa (Giov. 14:26; 16:13), anche le cose profonde di Dio (1a Cor. 2:9-12). Egli è la luce perpetua che non si spegne mai, nemmeno nella notte, quando la luce naturale del sole non c'è più e i sapienti di questo mondo barcollano nelle tenebre, senza sapere dove vanno. Nel santuario non c'è notte.

 

 

6c   La sabbia

 

La luce del candelabro ci rende capaci di vedere il nuovo mondo nel quale siamo entrati.

 

Sopra di noi vi è il bellissimo telo multicolore con cherubini ricamati del quale abbiamo già parlato.

 

È il Signore Gesù nella Sua gloria celeste che ci copre.

 

La lampada ci dà una chiara rivelazione di tutto ciò che è Gesù (Giov. 16:14-15).

 
Sotto di noi c'è ancora la sabbia del deserto. Adesso la vediamo non nella luce sfolgorante del sole, ma nel chiarore dolce del candelabro.

 

Siamo ancora in questo mondo e il Signore ha voluto così (Giov. 17:15).

 

Egli stesso è disceso su questa terra arida per far risplendere la Sua luce e vuole che anche noi Lo glorifichiamo su questa terra senza sfuggirla.

 

Da quando il Signore ci ha fatto perdere la fiducia che avevamo in noi stessi e il vanto nelle nostre qualità naturali, è cambiato anche il nostro atteggiamento verso gli uomini intorno a noi.

 

Prima li consideravamo come peccatori perduti ed avevamo sempre qualche sermone a disposizione da “lanciare” verso loro; adesso sappiamo ancora che sono perduti, ma li vediamo sotto un’altra lucela luce dello Spirito Santo.

 

Egli ci rivela ciò che Dio vuole fare in loro con la Sua potenza. Li vediamo sotto la prospettiva della fede, come fece Gesù (Giov. 6:6; 9:3; 11:4; Atti 9:15).

 

Non li vediamo più sotto l’aspetto di ciò che sono, ma di ciò che saranno. Una nuova compassione entra nel nostro cuore (2 Cor. 5:14-16).

 

Da quando siamo stati buttati giù dal piedistallo del nostro “io”, abbiamo ricevuto una nuova fiducia nell’opera potente di Dio in peccatori come noi (1a Tim. 1:12-17).

 

 

6d  Il Fondamento

 

Ogni asse del tabernacolo era sostenuta da due basi d’argento. In totale c’erano cento di queste basi che formavano un solido fondamento per il santuario.

 

Sappiamo che il fondamento della casa di Dio è Uno solo: Gesù Cristo (1ª Cor. 3:11) predicato dagli apostoli e dai profeti (Efes. 2:20).

 

 

L'argento delle basi si richiedeva da tutti coloro che erano compresi nel censimento; ognuno di loro doveva pagare il testatico per il riscatto delle anime (Es. 30:11-16).

 

Questo era soltanto un simbolo del vero prezzo del riscatto, il prezioso sangue di Gesù Cristo (Matt. 20:28; 1ª Pietro 1:18-19) che Egli ha versato sulla croce.

 

Tutto ciò che non è stato edificato sopra questo fondamento non appartiene a Dio.

 

Quelli che erano compresi nel censimento erano pure quelli che partecipavano alla guerra (Num. 1:1-3).

 

Tutti coloro che sono edificati sul fondamento di Cristo sono pure chiamati alla guerra - non alla guerra contro loro stessi, ma alla guerra santa contro il diavolo e le sue schiere.

 

“Strano”, dirà qualcuno, “questo parlare di guerra! Pensavo fossimo entrati nel riposo come sacerdoti nel santuario!”

 

Ne parleremo ancora.

 

 

6e   Un unico corpo

 

Alziamo il nostro sguardo dalla terra e vediamo intorno a noi le meravigliose pareti fatte di assi d’acacia ricoperte d’oro.

 

A stento capiamo che questa bellezza proviene da un paio di alberi spinosi che vegetavano nel deserto.

 

Ancora più difficile da comprendere è l’opera potente di Dio compiuta in noi che ci ha trasformati e modellati, affinché potessimo essere usati come materiali viventi per l’edificazione della Sua casa spirituale.

 

Quando eravamo ancora delle acacie stavamo lontani l’uno dall’altro. Non c’era vera comunione. Appena volevamo avvicinarci, ci pungevamo con le nostre spine. Adesso è tutto diverso. 

 

Come assi stiamo l'uno a fianco dell'altro, incastrati insieme, formando una stretta unità, basata sullo steoo fondamento.

 

Delle traverse ci tengono insieme: sono i legami dell'amore e della pace (Efes. 4:3 Coloss. 3:14).

 

La luce del candelabro ci illumina e noi la riflettiamo (2ª Cor. 3:18).

 

Guardandoci l’un l’altro vediamo solo l’oro con cui Dio ci ha ricoperti.

 

Sotto l’oro ci deve essere ancora il legno originale con tutti le sue nodosità, ma non lo vediamo più.

 

Lo Spirito Santo ci fa solo vedere ciò che Dio ha fatto di noi.

 

Ciò che eravamo prima non importa più (2ª Cor. 5:16-17). Gesù ci ha ricoperti con l’oro della Sua gloria per renderci una vera UNITÀ IN LUI (Giov. 17:22-23).

 

Formiamo un solo corpo: il corpo di Cristo.

 

Siamo sparsi dappertutto sulla terra e perciò è ancora impossibile per noi stare tutti insieme fisicamente. La distanza geografica è l’unica cosa che ci impedisce di raccoglierci tutti insieme.

 

Perciò Dio ha istituito la chiesa locale, quella di Gerusalemme, di Roma, di Corinto, dì Efeso, ecc., in modo che i credenti di ogni luogo si radunassero tutti insieme per esprimere l’unità del corpo di Cristo e il Suo amore in loro.

 

“Ma no!” dice uno, “Non è vero! Nella mia città ci sono almeno dieci chiese di diverse denominazioni, e tutte dicono di essere la vera! Non parlarmi di unità!”

 

Già, cosa dobbiamo rispondere?

 

È possibile che il diavolo sia entrato nel santuario per confondere tutto? In un luogo così santo?

 

Sì, infatti l’avversario è all’opera in ogni posto, persino nel luogo santo del santuario. Per ogni tipo di credenti egli ha delle tentazioni speciali, e i suoi trucchi più raffinati sono per i più maturi e spirituali.

 

 

6f   L’avversario

 

Abbiamo già accennato che quelli che fanno parte del santuario formano un esercito per combattere il maligno.

A prima vista, questo sembra molto strano. Nella descrizione del tabernacolo tutto era così sereno, pacifico e glorioso.

 

Non avevamo trovato riposo quando siamo entrati nel santuario?

La risposta è: sì e no!

 

 Quando siamo entrati nel cortile abbiamo trovato PACE CON DIO per mezzo della morte di Cristo per noi.

 

 Entrando nel santuario abbiamo trovato PACE CON NOI STESSI per mezzo della nostra morte con Cristo.

Non abbiamo più lottato contro noi stessi e questo significava RIPOSO.

«Poiché chi entra nel riposo di Dio si riposa anch’egli dalle opere proprie, come Dio si riposò dalle Sue» (Ebrei 4:10).

 

Non aver più fiducia nei propri sforzi ma solo nella potenza di Dio in noi, significa RIPOSO ..., un riposo che ci rende capaci di combattere effettivamente satana!
 
Cristo ci ha fatti sedere nei luoghi celesti (Efes. 2:6) e questo significa gloria e riposo in Cristo. 
 
Questi stessi luoghi celesti sono anche il campo di battaglia contro gli spiriti maligni (Efes. 6:10-12). 

 

La terra promessa è un dolce paese dove scorre il latte e il miele ..., ma ci sono pure i giganti da combattere!

 

Se il diavolo non riesce ad impedire che accettiamo la PACE CON DIO, farà di tutto per ostacolarci ad ottenere la PACE CON NOI STESSI.

 

Sa molto bene che siamo innocui per lui fino a quando lottiamo con noi stessi.

Ma, appena siano entrati nel santuario, accettando la nostra morte in Cristo e la Sua vita in noi, la guerra si scatena!

 

Non siamo più innocui per satana, ma molto pericolosi.

 

Per questa ragione, satana fa di tutto per distruggere il tempio di Dio. Meno male che non ci riuscirà mai! (Matt. 16:18).

 

Egli attacca in molti modi, usando persecuzioni e tentazioni di ogni genere, dalle più sottili alle più grossolane.

Cerca di far uscire dal santuario quelli che sono già entrati, dicendo: “Vuoi dire che sei morto in Cristo? Guarda un po’ la realtà! Sei ancora vivo e vegeto, non c’è niente d’oro. Guarda cos’hai fatto oggi!”

 

Infatti, anche quelli che sono entrati nel santuario possono cadere; dovranno ancora spesso ritornare alla conca. Questo non prova che non siano morti; la loro morte è certa come quella di Cristo (2ª Cor. 5:14)

 

 

La loro vittoria sta nella FEDE con cui accettano questo fatto

 

- A un altro l’avversario dice: “Vedi quel fratello? Non è mai entrato nel santuario come hai fatto tu. Non ha mai avuto un’esperienza profonda come la tua”.

- Dice anche: “Tu hai un cuore rotto, la tua vecchia natura è morta, ma lui è ancora tutto intatto! Nondimeno ha un posto più importante nell’assemblea di quanto non lo abbia tu”.

 

Può anche darsi che ci siano elementi di verità in ciò che dice; ma guai a coloro che lo ascoltano e lo accettano!

 

In sintesi, il diavolo raggiunge il suo scopo facendoci guardare la VECCHIA NATURA (nostra e altrui), in modo che dimentichiamo ciò che noi (e il nostro fratello) siamo IN CRISTO.

Così ci trascina nella disperazione e nell'orgoglio spirituale! Invece dobbiamo vederci nella luce dello Spirito Santo che illumina la gloria con cui Dio ci ha coperti.

 

Davide fece così con Saul (1o Sam. 24:7; 26:9) e dobbiamo essere fermamente decisi ad agire allo stesso modo (2ª Cor. 10:17; Matt. 5:22).

 

Ancora più importante è guardare spesso in alto, alla meravigliosa tenda con i cherubini che ci copre: GESÙ CRISTO, IL GLORIOSO VINCITORE.

 

 

6g   Quando le lampade si spengono

 

Le sette lampade ardenti nel cielo non perderanno mai il loro splendore. L’Agnello non cesserà mai di mandare i sette Spiriti sulla terra e fare la Sua opera potente.

 

Nondimeno è vero che le lampade possono spegnersi nel nostro cuore e nella nostra chiesa (Matt. 25:8). Il candelabro può essere tolto (Apoc. 2:5) quando abbandoniamo il nostro primo amore.

 

 Possiamo contristare lo Spirito di Dio per mezzo delle parole cattive che escono dalla nostra bocca, per mezzo della nostra amarezza e il nostro rancore (Efes. 4:29-32).

 

 Possiamo spegnere lo Spirito con la nostra ingratitudine e scontentezza e disprezzando le Sue rivelazioni (1ª Tess.5:16-22).

 

Quanto sono grandi le tenebre, quando la luce non c'è più! Non vediamo più il fondamento, le pareti d'oro, la sabbia e la gloriosa presenza di Cristo sopra noi.

 

Bisogna curare le lampade; a questo scopo c'erano, a fianco del candelabro, gli smoccolatoi (Es. 25:38) per tagliare le parti nere delle moccolaie.

 

Dobbiamo permettere a Gesù di tagliare via dal nostro cuore ciò che fa fumare la luce.

 

Tale operazione può essere dolorosa, ma dobbiamo ricordare che gli smoccolatoi nella mano del nostro Maestro sono anch’essi di oro puro e che Egli non si sbaglia mai nel tagliare.

 

Arrendiamoci dunque nelle mani di Colui che non vuole che il lucignolo fumante si spenga!