CAPITOLO 4

Camminare nella luce

 

«E chiunque ha questa speranza in Lui, si purifica com’Egli è puro» (1o Giov.3:3)

 

 

 

4.a La realtà della nostra vita

 

Abbiamo visto il significato del Golgota: lì Cristo ha cancellato completamente il passato peccaminoso di quelli che si sono rifugiati in Lui. Inoltre li ha resi perfetti dando loro la Sua propria giustizia e perfezione (Ebr.10-14).

 

Quanto è grande la nostra gioia una volta che abbiamo capito ciò! 

 

- Sappiamo che all’occhio di Dio è come se non avessimo mai commesso un solo peccato. 

 

- Sappiamo inoltre che all’occhio di Dio è come se noi stessi avessimo operato tutta la giustizia, dimostrato tutto l’amore e compiuto tutto il perfetto sacrificio che in realtà è stato compiuto solo da Gesù. 

 

- Sappiamo che il Padre celeste ci ama con lo stesso amore con cui ama il Suo unico Figlio. 

 

Siamo stati accettati nella famiglia di Dio.

 

Siamo nuove creature,

santi e puri ci fai Tu.

Quale piena redenzione:

siam perfetti in Te, Gesù!

Ricchi in Te, di gloria in gloria

vuoi condurci, Re dei re,

finché in muta adorazione

Ti vedremo come sei.

 

Sì, la nostra gloria in Cristo è grande! Abbiamo e siamo tutto in Cristo!

 

Ma ... con vergogna dobbiamo riconoscere che in noi stessi non c’è nulla di buono. Guardiamo alla vita che abbiamo con-dotto nel passato e arrossiamo.

 

Quante cose devono essere messe a posto! 

 

- Con delle furberie ci siamo arricchiti a spese del nostro padrone di lavoro. 

 

- Abbiamo frodato nelle dichiarazioni del reddito. 

 

- Abbiamo causato danni ed eravamo allegri che nessuno ci avesse visti. Siamo scappati senza dire niente a nessuno.

 

- Abbiamo ingannato nostra moglie o nostro marito. Abbiamo detto tante bugie.

 

Prima della nostra conversione tutto ciò ci sembrava così normale. Tanto, tutti facevano così! Ma adesso cominciamo a vedere queste cose come le vede Dio. 

 

Quanti disastri abbiamo combinato! Cosa dobbiamo fare?

 

 

 

4.b Il lungo cammino di Zaccheo

 

Zaccheo sapeva ciò che doveva fare. Disse a Gesù: «Ecco, la metà dei miei beni la dò ai poveri e se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo». Da questo Gesù riconobbe che Zaccheo era veramente stato salvato (Luca 19:8-10).

 

E così Zaccheo intraprese una lunga passeggiata attraverso Gerico e forse anche fuori della città.

 

Quanto fu difficile confessare tutto! Con piedi di piombo entrò nelle case delle sue vittime, ma con gioia ne uscì. Il suo portafoglio si fece sempre più leggero, ma così diventò anche il suo cuore. 

 

Alla fine non aveva più soldi, ma la sua anima era ricolma di gioia.

Zaccheo rese il quadruplo. Forse dobbiamo noi rendere di più, vista la svalutazione continua dei soldi. Dieci lire di una volta equivalgono forse a cento lire di oggi!

 

Se ci siamo veramente convertiti a Cristo, il lungo cammino di Zaccheo sarà anche il nostro cammino, 

 

- Le bestemmie e i peccati commessi contro Dio dobbiamo confessarli a Dio. 

 

- I peccati, le bugie e le infedeltà commesse contro gli uomini dobbiamo confessarle agli uomini.

 

- Dobbiamo restituire ciò che abbiamo frodato, rubato o “preso in prestito”. 

 

Solo così possiamo fare piazza pulita del nostro passato e permettere a Dio di continuare la Sua opera in noi.

 

«Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia» (Prov. 28:13).

 

Solo abbandonarle non basta. Bisogna anche confessarle.

 

Solo confessarle non basta. Bisogna anche abbandonarle.

 

 

 

4.c La conca di rame

 

Abbiamo lasciato dietro a noi l’altare degli olocausti; davanti a noi c’è la conca di rame piena d’acqua.

 

Non c’è tanta gente. Siamo entrati nel territorio dove soltanto i Leviti possono stare. 

 

I sacerdoti usano l’acqua della conca per lavarsi le mani e i piedi ogni volta che devono fare servizio nel santuario, o offrire un sacrificio sull’altare (Es. 30:17-21). 

 

 

Lo sporco e la polvere che si attaccano così facilmente devono essere tolti ogni giorno ripetutamente.

 

Solo così il sacerdote può fare il suo servizio all’Eterno senza morire.

 

La conca ci parla della purificazione quotidiana della nostra vita pratica.

 

Sul monte Golgota abbiamo ricevuto perdono e giustificazione. Il nostro passato è stato cancellato dal sangue di Gesù. 

 

Abbiamo percorso il cammino di Zaccheo, cercando di rimediare ai guai causati al nostro prossimo. Ci siamo sentiti tanto alleggeriti, innocenti e puri come piccoli bambini, sperimentando una felicità sconosciuta ... fino al momento che, all’improvviso, siamo ricaduti nel peccato.

 

Ci siamo di nuovo adirati, dalla nostra bocca è uscita una menzogna, o forse il vizio di prima ci ha di nuovo sopraffatti. 

 

Prima di entrare nel Regno di Dio non ne avremmo fatto caso, ma adesso ci sentiamo sporchi e colpevoli, infangati e indegni. Il sole non brilla più nel nostro cuore e la nostra coscienza ci accusa.

 

Ecco il nostro problema! Cosa dobbiamo fare?

 

 

 

4.d I piedi di Pietro

 

Pietro era un uomo impulsivo. Quando Gesù gli volle lavare i piedi disse: «Tu non mi laverai mai i piedi!» E subito dopo: «Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!» (Giov.13: 6-10).

 

Il suo primo impulso fu: “Quel po’ di polvere che c’è ai miei piedi non fa niente. 

Se non c’è nessuno che me li lava, allora, andiamo a tavola con piedi sporchi. Pazienza! 

Immaginiamoci se il mio Maestro si debba scomodare per una cosa così! Che vergogna sarebbe!”

 

Il secondo impulso fu: “Come mai con i piedi sporchi non ho nessuna parte col mio Maestro? Questo è terribile! 

Se poi lo sporco ai miei piedi causa la separazione fra Gesù e me, cosa farà lo sporco sul resto del mio corpo? 

Gesù, Tu mi devi lavare tutto quanto! Sono sporco!”

 

Gesù lo porta al giusto equilibro: «Chi è lavato tutto non ha bisogno che d’aver lavati i piedi; è netto tutto quanto» (Giov.13:10).

 

Sappiamo qual era la “polvere” che si era attaccata ai piedi di Pietro e di tutti gli altri discepoli: era l’orgoglio; infatti volevano tutti essere il maggiore. 

 

Quel poco di polvere li aveva separati da Gesù

 

Può darsi che la stessa “polvere” si sia attaccata ai nostri piedi. 

 

Forse la nostra polvere è di un altro tipo, ma è sempre polvere. 

 

Quando ce ne accorgiamo, è probabile che cadiamo in uno degli estremi di Pietro, secondo i nostri sentimenti e impulsi.

 

- Possiamo negare o rimpicciolire il peccato dicendo che è una cosa del tutto normale e umana. 

 

Possiamo mantenere quest’opinione per molto tempo, ma ad un certo momento ci accorgiamo del muro fra Dio e noi. 

 

- Non c’è più pace. Cominciamo a vedere la vera natura di ciò che abbiamo fatto, la vera natura di noi stessi. E poi cadiamo nell’altro estremo.

 

- Ci chiediamo se è veramente cambiato qualcosa nella nostra vita. 

 

- Non siamo peccatori come prima? Nonostante tutte le belle esperienze, che cosa è cambiato in concreto? Siamo veramente salvati? Siamo veramente diventati figli di Dio? O siamo tuttora “fuori”? 

 

- Cominciamo a dubitare di tutto e gridiamo: “Gesù, salvami! Sono perduto! Lavami tutto quanto!”

 

Gesù ci riporta al giusto equilibrio. 

 

Ci dice: “Sei già stato lavato tutto quanto col Mio sangue. Sei dentro, non fuori! Sei tuttora un figlio di Dio; soltanto sei stato un figlio disubbidiente. Lo stesso Mio sangue che era sufficiente per lavarti da tutto il tuo passato, basta ora per lavarti da ciò che ti sporca adesso. Permettimi di lavarti! … Sei Mio!”.

 

 

 

4.e Il cammino nella luce

 

Dio non vuole che prendiamo il peccato alla leggera, ma non vuole nemmeno che andiamo di continuo curvi sotto il peso del peccato.

 

«Dio è LUCE» (1o Giov. 1:5) e questa luce splendente non sopporta il minimo peccato.

 

Basta un po’ di orgoglio, un po’ di frustrazione, un pizzico di preoccupazione per renderci sporchi al Suo co-spetto, ... e le tenebre oscurano il sole nel nostro cuore.

 

Però queste nuvole nere possono essere tolte nel momento in cui RICONOSCIAMO di aver peccato. In quello stesso momento il sangue di Gesù ci purifica (1o Giov. 1:7-10). 

 

Come Pietro dovette togliere i sandali e mettere i suoi piedi a nudo, permettendo così a Gesù di lavarli, così noi dobbiamo RICONOSCERE e CONFESSARE a Dio il nostro peccato. 

 

Dobbiamo dirGli: “Sono stato orgoglioso”. “Mi sono preoccupato”. “Ho mentito”.

 

Basta questo. Allora il sangue di Gesù ci lava, senza alcun merito o sforzo da parte nostra (Sal. 32:3-5). 

 

In piena fede possiamo sapere di essere perdonati e purificati. Il sole è ritornato. 

 

Ecco il segreto del cammino nella luce!

 

Non soltanto dobbiamo camminare nella luce con Dio, dobbiamo anche farlo gli uni con gli altri

 

Quante tenebre ci sono fra i cristiani! Finché tutti crediamo di avere ragione, non cambierà mai nulla; i muri fra noi saranno sempre più alti, gli abissi sempre più larghi, i cuori sempre più freddi, le chiese sempre più vuote.

 

Però quanto è grande il refrigerio quando qualche fratello comincia ad umiliarsi riconoscendo che è stato proprio LUI che ha guastato tutto, da orgoglioso che era della sua perfetta dottrina, delle sue belle esperienze e della sua condotta esemplare. 

 

Egli è convinto dallo Spirito Santo con una tristezza che viene dal cielo. Comincia a stimare gli altri fratelli più di se stesso e si riconcilia con loro confessando il suo torto.

 

Già, dove si trova un tale fratello? Sembra che non ce ne siano più.

 

 

 

4.f Lo specchio

 

La conca fu fabbricata col rame proveniente dagli specchi delle donne (Es. 38:8).

 

L’acqua nella conca rispecchia colui che ci guarda dentro. Infatti la conca di rame forma un grande specchio.

 

Anche l’apostolo Giacomo ci parla di uno specchio (Giac.1:22-25). 

 

Questo specchio è la Parola di Dio illuminata dallo Spirito Santo o, con altre parole, la legge perfetta della libertà. 

 

Non dobbiamo correre via dallo specchio, rattristando così lo Spirito Santo. 

 

Dobbiamo, invece, dare molta attenzione alla Sua voce sottile e farci convincere del triste stato in cui ci troviamo.

 

Beato il momento in cui rimaniamo persuasi! Perché in quel momento lo specchio ci fa vedere non soltanto ciò che siamo in virtù di noi stessi - peccatori perduti - ma pure ciò che siamo in virtù di Cristo - peccatori giustificati e santificati 

 

Lo stesso Spirito che prima ci ha convinti di peccato, vuole ora convincerci di GIUSTIZIA, non la nostra, ma quella di Cristo, data a noi gratuitamente. 

 

La stessa acqua che spietatamente ci fa vedere come siamo, è anche lì presente per lavarci da ogni impurità. 

 

In seguito, questa stessa acqua ci rivela la nostra posizione in Cristo come partecipi di ogni Sua giustizia, perfezione e gloria.

 

 

 

4.g Perché il risveglio non viene

 

Come è già stato detto, non c’è molta gente intorno alla conca. 

 

Sono parecchi quelli che si sono arresi a Cristo, entrando così nel cortile.

 

Sono parecchi anche quelli che sono passati dall’altare, accettando il perdono e la giustizia di Cristo. 

 

Meno numerosi sono quelli che guardano l’entrata del tabernacolo con un desiderio intenso di entrare nel santuario per avere una comunione più intensa con Cristo. 

 

E ancora di meno sono quelli che si guardano e si lavano nella conca.

 

 

Tuttavia è impossibile entrare nel santuario senza prima passare dalla conca. Dobbiamo entrare con «un corpo lavato d’acqua pura» (Ebr. 10:22). 

 

Entrare senza essersi lavati può essere mortale (Es. 30:20). 

 

Ecco la ragione per cui ci sono non pochi cristiani spiritualmente morti, confusi, intrattabili, squilibrati e persino frenetici e pazzi: hanno ardito entrare nel santuario senza essersi lavati prima nella conca.

 

Hanno fatto delle esperienze bellissime e in seguito sono rimasti rovinati.

 

 

Molti pregano per un risveglio, ma questo risveglio non verrà mai se continuiamo a camminare nelle tenebre. 

 

E anche se crediamo che il risveglio sia venuto, il risultato di questo “risveglio” sarà solo delusione, confusione, disordine e persino demonìa.

 

Perciò Gioele scrive: «Fra il portico e l’altare (proprio lì c’è la conca!) piangano i sacerdoti, ministri dell’Eterno» (Gioele 2:17). 

 

E Giacomo ci esorta: «Appressatevi a Dio ed Egli si appresserà a voi. Nettate le vostre mani, o peccatori, e purificate i vostri cuori o doppi d’animo! Siate afflitti e fate cordoglio e piangete! Sia il vostro riso convertito in lutto e la vostra allegrezza in mestizia! Umiliatevi nel cospetto del Signore ed Egli vi innalzerà» (Giac. 4:8-10).

 

 

 

 

La tristezza qui descritta è la tristezza secondo Dio (2ª Cor. 7:10-11). Non sono lacrime da coccodrillo, ma è il ri-sultato di una profonda convinzione dello stato in cui ci troviamo! 

 

È questa tristezza che rompe il nostro orgoglio, che spezza il nostro cuore, che ci rivela la pienezza della grazia di Cristo, che ci riconduce al nostro fratello, che apre la porta alla vera liberazione e al vero risveglio.