CAPITOLO 3

Golgota

 
«Quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito eterno ha offerto Se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire all’Iddio vivente» (Ebrei 9:14)
 
 
 
3.a Non è andato troppo facilmente?
 
Nel capitolo precedente abbiamo visto entrare il nostro amico attraverso l’unica porta nel cortile. 
 
Ha abbandonato il regno del diavolo ed è entrato nel Regno di Dio, passando dalle tenebre alla luce. 
 
Per mezzo di una nuova nascita è diventato un figlio di Dio, perché ha accettato Gesù come il suo Maestro e Re (Giov.1:12-13)
 

Forse sarebbe meglio dire che è diventato un “neonato di Dio”, perché, spiritualmente parlando, è appena nato e non capisce ancora molto del nuovo mondo in cui si è venuto a trovare ora. 

Sa solo questo: adesso finalmente VIVE!

 
I suoi amici di prima non lo capiscono più. 
 
Lo sentono parlare di “pace”, di “nuova vita”, ecc, ma per loro sono solo parole vuote, che non dicono niente.
 
Credono che si sia inorgoglito un po’ troppo e gli dicono che non deve mettersi su un piedistallo, come se fosse migliore di loro.
 

Egli cerca di spiegare loro che l’unica cosa che ha fatto è sottomettersi a Cristo

Cerca di convincerli che anch’essi devono fare la stessa cosa. 
 
Ma gli dicono: È troppo facile salvarsi così!”
 
Infatti, non hanno ragione? In fin dei conti egli non ha fatto nulla di speciale. Non è stato un supersanto, non ha fatto tante penitenze e preghiere o compiuto opere buone; è invece stato uno di quelli che «NON OPERANO, ma CREDONO in Colui che GIUSTIFICA l’EMPIO» (Rom. 4:5). 
 
Non ha pagato nulla; è entrato gratuitamente.
 

Possiamo chiederci: è giusto questo

 
È giusto che Dio non dia attenzione a tante persone benevoli, religiose e zelanti, mentre accetta gratuitamente uno che si arrende a Gesù Cristo, senza chiedergli conto del suo passato poco incoraggiante? Senza nemmeno rinfacciargli i suoi peccati?

 

Un Dio giusto, non dovrebbe Egli punire i peccati ai peccatori in proporzione al male che hanno fatto?

 
L’altare degli olocausti e i sacrifici che lì si offrono ci danno la risposta a queste domande.
 
 
 
3.b I vari tipi di sacrifici
 
Entrato nel cortile, si vede un grande oggetto quadrato di legno, ricoperto di rame: l’altare degli olocausti
 
Sopra questo altare c’è un fuoco di legna. Animali vengono scannati e, interamente o solo in parte, bruciati su questo fuoco, come sacrifici.
 
Nei primi capitoli del libro del Levitico, possiamo leggere che Dio ha istituito cinque tipi di sacrifici:
 
Olocausti
 

 Oblazioni
 

 Sacrifici di azione di grazia
 

 Sacrifici per il peccato
 

 Sacrifici di riparazione
 
Dio comincia a parlare del sacrificio più elevato, più completo, cioè l’olocausto.  In seguito parla degli altri sacrifici che devono appianare la strada per poter offrire questo sacrificio supremo. 
 
Noi invece, seguiamo l’ordine secondo la nostra esperienza, trattando prima il sacrificio per il peccato e poi l’olocausto
 
Per mancanza di spazio, non parleremo degli altri tipi.
 
Il sacrificio per il peccato ci insegna ciò che Dio pensa dei nostri peccati e come li punisce e ci fa anche capire come un peccatore possa ottenere la grazia del perdono.
 
 
 
3.c Il fuoco fuori dal campo
 

Cerchiamo ora di immaginare cosa accadeva nell’accampamento degli Israeliti ogni giorno.
 
Entra nel cortile un Israelita il quale ha commesso un peccato; è addirittura un sacerdote.
 
La vergogna si legge sul suo viso addolorato.
 
- Porta con sé un giovane toro, l’animale a lui prescritto come sacrificio per il peccato. 
 
- Si avvicina all’altare.
 
- Pone la mano sulla testa del toro e lo scanna.
 
- Un altro sacerdote porta una piccola parte del sangue nel tabernacolo e versa tutto il resto ai piedi dell’altare.
 
- Sopra questo egli brucia il grasso del toro.
 
Vittima bruciata fuori dal campoTutto il resto del cadavere è portato fuori dal cortile e addirittura fuori dal campo degli Israeliti, per essere bruciato col fuoco in un luogo di solitudine nel deserto.
 
La faccia del sacerdote peccatore si rasserena. Sa che Dio ha perdonato il suo peccato.
 
Un altro Israelita si avvicina e chiede al sacerdote il significato di tutto questo.
 
- Egli risponde: “Questo giovane toro è stato il mio sostituto. Perciò ho messo la mia mano sopra la sua testa prima di scannarlo. Tutto ciò che è successo al toro doveva succedere a me, perché ho peccato contro l’Eterno”.
 
- “Ma questo è terribile! Sicuramente avrai commesso un peccato molto grande”.
 
- “Per l’Eterno non esistono peccati grandi e piccoli. Ogni peccato è ribellione contro l’Onnipotente
Guarda i corni dell’altare. Il corno è simbolo di for-za e io ho abusato delle mie forze contro Dio. Come questi corni si innalzano verso il cielo, così io ho alzato le mie mani strette a pugno verso Dio, offendendoLo col mio peccato”.
 
- “Perché una parte del sangue è portato nel tabernacolo?”
 
- “È stato sparso sette volte davanti al cospetto dell’Eterno. Il sangue mi ha riconciliato con Dio. 
Senza spargimento di sangue non c’è perdono (Ebr. 9:22).
 
- “Perché il toro non è stato bruciato sull’altare?”
 
- “Sull’altare vengono offerti soltanto sacrifici che Iddio gradisce. Io, come peccatore, non posso piacere a Dio, non Gli posso offrire la mia vita contaminata. L’unico posto di cui sono degno è quel fuoco nella solitudine, il simbolo dell’inferno
 
- Come mai un toro può essere il tuo sostituto?”
 
Il sacerdote tace per un momento, poi risponde: 
 
- È una domanda difficile. Però Dio ha prescritto così e perciò so che Egli mi ha perdonato”.
 
E con questa certezza se ne va, lasciando l’Israelita molto pensieroso.
 
 
 
3.d Il vero Sostituto
 
Noi, che sappiamo della venuta di Cristo in terra, possiamo rispondere all’ultima domanda dell’Israelita. 
 
Un toro non può essere veramente il nostro sostituto e il suo sangue non può togliere i nostri peccati (Ebr. 10:4).
 
Questo toro (e anche tutti gli altri animali offerti sull’altare) è solo un’ombra del vero Sostituto, Gesù Cristo.
 
È Gesù, e solo Gesù, che toglie il peccato del mondo (Giov.1:29). 
 
Il Padre celeste Lo caricò dei nostri peccati. «Colui che non ha conosciuto peccato, Egli L’ha fatto diventare peccato per noi» (2a Cor.5:21).
 
Come il toro fu arso fuori del campo, così Gesù Cristo sof-frì nelle fiamme dell’inferno, appeso alla croce, fuori alle porte di Gerusalemme, abbandonato da tutti (Ebr. 13:11-12).
 
 
Soffrì l’ira di Dio per i nostri peccati, mentre Egli stesso era innocente.
 
È in questo che vediamo il grande amore di Dio per il peccatore, ma nello stesso momento anche la grande GIUSTIZIA di Dio che esige che ogni peccato venga punito.
 
È chiaro: Dio non può tollerare il minimo peccato
La Sua santità richiede l’eterna punizione di ogni ribellione. Ma il Suo amore per un’umanità colpevole e perduta Lo indusse a prendere questa eterna punizione su Se stesso.
 
Ora Dio può perdonare il peccato senza compromettere la Sua giustizia
 
Dio ha concretizzato la Sua giustizia sul Golgota ed ora Egli è giusto anche se giustifica l’ingiusto che ha fede in Gesù (Rom.3:26).
 
Adesso possiamo rispondere alla domanda posta all’inizio del capitolo: “Non è andato un po’ troppo facilmente?!” 
 
La risposta è: “No!” 
 
È stato molto difficile per Dio, che ha preferito abbandonare il Suo Unico Figlio nel fuoco dell’inferno, anziché lasciare impunito anche solo il minimo nostro peccato.
 
 
 
3.e L’altare è dentro il cortile, non fuori
 
Possiamo chiederci: se Cristo ha sofferto per tutta l’umanità, se ha tolto il peccato DEL MONDO, vuole questo dire che il perdono è automaticamente per tutti?
 
A volte si sentono delle belle predicazioni e delle belle preghiere che suggeriscono più o meno questo: "Dio, Tu sei un Dio così buono, così misericordioso! Hai tanta pazienza. Tu sai che noi siamo deboli peccatori. Noi non possiamo fare a meno di peccare ..." 
 
(A questo punto conviene fare un piccolo singhiozzo come segno di vero dolore di cuore). “Sì, Signore, siamo deboli e fallaci, Tu lo sai. Perciò imploriamo il Tuo perdono”.
 
Però Dio non perdona nessuno per il semplice fatto che sia debole e fallace; suggerire ciò è una pia menzogna!
Una menzogna che ha portato migliaia di persone all’inferno. Una menzogna che rende ridicoli sia l’amore che la giustizia di Dio!
 
È vero, tutta l’umanità pecca, tutti sono deboli e fallaci, ma non tutti saranno perdonati.
 
L’altare si trova DENTRO il cortile e non fuori
 
Il sacrificio di Cristo vale solo per quelli che sono entrati nel cortile accettando Cristo come Re della loro vita.
 
È una bugia dire: “Credi che Cristo è morto per i tuoi peccati e sarai salvato”. 
 
Chi non accetta Cristo come Re assoluto non è salvato.
Se Gesù non è il tuo Maestro non è neanche il tuo Salvatore.
 
Invece, proprio nel momento in cui ti sottometti a Lui, sei salvato, anche se non capisci ancora completamente il significato del Suo sacrificio per te. 
 
L’evangelo è come un’offerta di grazia a ribelli. 
 
La condizione per ottenerla è che i ribelli depongano le loro armi sottomettendosi al governo legittimo
 
Nello stesso modo, la grazia del perdono è solo per quelli che accettano l’assoluto governo di Cristo, il legittimo Re dell’universo.
 
Prima che Gesù rivelasse ai Suoi discepoli il segreto della Sua morte in croce, diceva loro: “SEGUITEMI!” 
 

Prima che Pietro parlasse del perdono, disse: “RAVVEDETEVI!” (Atti 2:38).
 

La prima cosa che Paolo disse a Gesù, fu: «Chi sei Tu, Signore?», e poi: «Signore, che devo fare?» (Atti 22:10).
 
Così si sottomise all’autorità di Cristo. Il mistero del perdono dei suoi peccati gli fu rivelato in seguito.
 
 
 
 
3.f Perdonato, ma non degno
 
Quanto è grande la nostra gioia e il nostro sollievo quando il Signore ci fa capire che GESÙ è stato il sacrificio per i nostri peccati! 
 
Fin quando cercavamo di migliorare noi stessi, o di bilanciare i nostri atti cattivi con tanti atti buoni, o di commuovere Dio con le nostre preghiere, la nostra coscienza non trovava pace. 
 
Ma nel momento in cui abbiamo smesso di cercare la soluzione in noi stessi, nel momento in cui abbiamo guardato a Gesù, il nostro Sostituto, punito per ogni nostro peccato, in quel momento abbiamo saputo che i nostri peccati erano stati cancellati e che non saremmo mai più stati puniti.
 
 
 
 
Generalmente, questa gioia dopo un po’ di tempo viene oscurata da questo pensiero: 
“Sì, è meraviglioso che io sia stato perdonato e che Dio non sia più adirato verso di me. 
Ma può mai essere Egli anche CONTENTO di me? Che cosa ho fatto di buono per guadagnare il Suo FAVORE?”
 
Spesso si sente dire: “I miei peccati sono stati perdonati e perciò so che andrò in cielo”.
 
Questo ragionamento però è poco logico. Sarebbe come dire che tutti coloro che hanno la fedina penale pulita, automaticamente avrebbero anche il diritto di abitare nel palazzo del Presidente della Repubblica.
 
Per essere l’ospite del Presidente però ci vuole qualcosa di più.
Nello stesso modo, per avere il diritto di abitare con l’Eterno occorre qualcosa di più del solo fatto di essere liberi da peccati.
 
Una volta, però, che abbiamo capito questo, ci diamo da fare. 
 
- Dobbiamo guadagnare il favore di Dio che è stato così amoroso nel perdonarci! 
 
- Preghiamo dunque di più, offriamo di più, sgobbiamo dall’alba fino a mezzanotte... 
 
- Ma strano ... più preghiamo, sgobbiamo e offriamo e più ci opprime il sentimento di essere indegni del favore di Dio!
 
Dov’é lo sbaglio? In questo: di nuovo abbiamo cercato la soluzione del nostro problema IN NOI STESSI.
 
 
 
3.g Cristo, il nostro olocausto
 
Accostiamoci ancora una volta all’altare degli olocausti.
 
Lì incontriamo lo stesso sacerdote che prima aveva offerto il toro per il suo peccato. Questa volta porta con sé un montone.
 
Pone la mano sulla testa dell’animale e lo scanna. Un altro sacerdote raccoglie il sangue e lo sparge sull’altare. In seguito toglie la pelle all’animale e lo divide a pezzi. Lava gli intestini e le gambe, poi mette tutto sull’altare dove ogni cosa viene bruciata sul fuoco di legna.
 
Il sacerdote guarda le fiamme che consumano il montone e nel suo cuore c’è una grande gioia. Sa di essere completamente accettato da Dio!
 
Anche questa volta è presente l’Israelita che l’altra volta aveva posto tante domande.
 
Egli chiede al sacerdote: 
 
- “Che tipo di sacrificio è questo?”
 
L’altro risponde: 
 
- “È un olocausto, cioè un sacrificio che viene arso interamente sull’altare. Tutti coloro che desiderano il favore dell’Eterno devono offrire un olocausto (Lev.1:3). Io l’ho fatto e so che adesso l’Eterno è contento di me”,
 
L’Israelita non riesce ancora a capire come l’Eterno potrebbe essere contento di un montone bruciato e chiede: 
 
- “Quale è il significato del montone?”
 
- “Il montone è il mio sostituto. Ho cercato tante vol-te di piacere all’Eterno, ma più mi sforzavo e più mi accorgevo che ero indegno di Lui. Perciò ho portato questo montone e ho messo la mia mano sopra la sua testa. Ciò che io non potevo fare, l’ha fatto il montone per me. Si è fatto consumare completamente per Dio, col fuoco dello zelo e dell’amore, come Dio lo esigeva in realtà da me”,
 
- “Sei sicuro che Dio sia contento di un montone?”
 
- “Non ne sono sicuro, ma per me basta che Dio abbia prescritto così”. 
 
E contento se ne va.
 
Noi, dopo tanti secoli, sappiamo che Dio non può rimanere soddisfatto nemmeno di un milione di montoni bruciati, ma prescrisse questi ordinamenti agli Israeliti in vista di Cristo.
 
Cristo è il vero olocausto
 
È l’Unico che veramente sia piaciuto al Padre in ogni cosa. «Egli è il diletto Figlio in cui Dio si è compiaciuto» (Marco 1:11). 
 
Si fece uccidere sul monte Golgota dando Se stesso in abnegazione e in amore a Suo Padre, interamente, come un Agnello puro e senza difetto. Non aperse bocca. Ha soddisfatto appieno a tutto ciò che l’Eterno richiedeva. 
 
Adesso, Egli è il nostro SOSTITUTO
 
La perfezione che noi non possiamo offrire, l’ha offerta Lui; l’amore che noi non abbiamo, l’ha dimostrato Lui. Tutto ciò che Dio chiede da noi, l’ha compiuto Lui.
 
Tutto è compiuto!”.
 
Ora, noi dobbiamo riposare in ciò che ha fatto Gesù. Solo allora il Padre celeste ci accetta, solo allora possiamo avere la certezza che Dio è veramente contento di noi, come è contento di Suo Figlio.
 

Cristo si immedesimò nei nostri peccati, noi ci immedesimiamo nella Sua giustizia
 
Abbiamo il “FAVORE” di Dio sulla base dei meriti dì un Altro, di Cristo. 
 
Su questa base possiamo per sempre dimorare insieme a Dio.
 
«A Dio dovete d’essere in Cristo Gesù, il quale ci è stato fatto da Dio sapienza, e giustizia, e santificazione, e redenzione» (1ª Cor. 1:30).