CAPITOLO 1

CAPITOLO 1


 

Questo studio sul Tabernacolo vuole rappresentare simbolicamente il viaggio di ogni credente dalla sua condizione di peccatore, nel mondo, verso il Trono di Dio (da cui appunto il titolo), rappresentato nel Tabernacolo dall’Arca posta nel Luogo Santissimo.
 
I vari oggetti che trova nel Tabernacolo lungo questo percorso sono visti come strumenti utili e, talvolta, necessari per proseguire il cammino verso la méta.
 
L’autore sottolinea che, tuttavia, l’oggetto fondamentale del Tabernacolo era, appunto, l’Arca ed è quello lo scopo e la mèta del viaggio, ovvero giungere alla Presenza di Dio, al Suo Trono di Grazia. 
 
Anche il Signore, nel descrivere il Tabernacolo, comincia dall’Arca, proprio per sottolineare l’importanza fondamentale per ogni creatura di incontrare Lui e, come dice H. W. Soltan “Farsi conoscere e condurre alla Sua presenza e alla Sua gloria è stato sempre il Suo proponimento e la fede non ha mai avuto oggetto minore, né minore aspettativa che conoscere l’Eterno”
 
Bisogna stare attenti a non perdersi lungo il cammino, disperdendo forze ed energie per soffermarsi sugli altri oggetti che, per quanto importanti, non costituiscono la mèta.
 
Dio è l’alfa e l’omega, il principio e la fine e vuole che non comprendiamo bene questa verità e fare, appunto, di Lui il nostro alfa ed omega, il nostro principio e fine, il nostro tutto.
 
 
 

Prefazione

 
Leggendo la Bibbia dall’inizio, la descrizione del tabernacolo costituisce uno dei primi passi che scoraggiano il lettore a continuare la lettura.
 
I racconti nel libro della Genesi e l’inizio dell’Esodo sono avvincenti e, a volte, anche commoventi, ma, arrivato ad Esodo capitolo 25, il lettore si sente immerso in una marea di descrizioni tecniche che non danno la minima soddisfazione all’anima.
 
Il fatto però che queste descrizione siano state date a Mosè in una rivelazione grandiosa ed unica da parte di Dio, ci fa capire che c’è un tesoro prezioso nascosto in esse.
 
Infatti, il tabernacolo è un messaggio in simboli che ci spiega tutta la strada che ci porta al cuore e al trono del Padre celeste.
 
Il Padre desidera che seguiamo questa strada fino alla mèta ... e questa mèta è il trono.
 
«A chi vince Io darò di seder Meco sul Mio trono, come anch’Io ho vinto e Mi sono posto a sedere col Padre Mio sul Suo trono» (Apoc. 3:21)
 
 
Lo scrittore di questo libricino è conscio del fatto che esistono libri più completi su questo soggetto. Infatti, alcuni di questi gli sono stati di grande ispirazione, specialmente lo studio “Il Tabernacolo” di Sidney Wilson.
 
Questo libricino non pretende di competere con suddetti studi, ma vuole solo mettere in luce i punti più importanti per la nostra vita spirituale.
 
Perciò si tralascerà il significato di parecchi dettagli di costruzione, di numeri e di misure, non per il fatto che sarebbero privi d’importanza, ma perché avrebbero complicato troppo uno studio come questo e, a volte, anche per il fatto che il Signore non ha ancora dato luce sufficiente allo scrittore.
 
Egli non pretende nemmeno di aver dato l’unica e migliore spiegazione di tutti i simboli.
 
La sua preghiera è che Dio possa usare questo libricino malgrado i suoi difetti e che i lettori possano godere la stessa gioia nel cuore che ha sentito egli mentre scriveva.
 
Cornelio Van Gelderen
 
 
 
 
 

Capitolo 1

 
Il Desiderio di Dio
 
«... E mi facciano un santuario perché Io abiti in mezzo a loro» (Esodo 25:8)
 
 

1.a Perché la strada era così lunga?

 
Fu glorioso il momento in cui il popolo d’Israele, dopo tante sofferenze, uscì fuori dall’Egitto per incamminarsi verso la terra promessa. Rimasero stupiti quando videro che erano arrivati all’altra parte del Mar Rosso, mentre tutti i loro persecutori erano sommersi dalle onde. Cantarono inni di gioia e di lode.
 
 
La strada dall’Egitto alla terra promessa non è molto lunga. Occorrono una decina di giorni per arrivarci a piedi. 
 
Sappiamo che il popolo d’Israele impiegò quarant’anni.
 
Presero sentieri tortuosi, ripidi e difficili, fecero delle soste lunghissime. Ciò non era causato dal fatto che fossero ignoranti della strada giusta
 
Dio stesso li guidò così per mezzo della colonna di fuoco.
 
Si capisce che spesso si spazientirono!

 

Iddio, che era stato così potente da uccidere tutti i primogeniti d’Egitto in una sola notte, che aveva fatto asciugare nel momento giusto le acque del Mar Rosso, non avrebbe potuto guidarli in breve tempo nel paese di Canaan, far morire tutti i Cananei e dare il loro paese in possesso agli Israeliti?

 

 
Senz’altro non sarebbe stato difficile a Dio fare una tale cosa

 

Allora, perché non la fece?

 

 
 

1.b Il nostro desiderio

 
Noi abbiamo molte cose in comune con gli Israeliti. 
 
Siamo uomini come loro, eravamo peccatori come loro, poi un giorno (e spero che quel giorno ci sia stato nella vita di tutti coloro che leggono queste righe!), Iddio si manifestò.
 
Dimostrò a noi la Sua realtà, il Suo amore. Cambiò la nostra vita dandoci gioia e pace.
 
Grandi erano le nostre aspettative!
 
Da allora in poi la nostra vita sarebbe stata sempre gioiosa, una serie di vittorie e di conquiste. Alla fine si sarebbero aperte le porte del cielo e tutto sarebbe stato ancora più bello.
Non vedevamo l’ora di entrare nella “nostra terra promessa”. Tutti noi da questa ci aspettavamo cose grandi, pur non avendola mai vista.
 
Purtroppo le prime delusioni vennero ben presto!
 
La gioia non era così permanente come avevamo pensato prima. 
 
Oltre alle vittorie vennero anche le sconfitte. 
 
Tanti contrasti sorsero dalle parti da dove meno ce li aspettavamo. 
 
A un certo momento ci accorgemmo che non eravamo nella Terra Promessa ormai tanto vaga e lontana, ma in mezzo al deserto!
 
Ci siamo ribellati, esattamente come gli Israeliti.
 
“- Dio, come mai? Mi hai ingannato! Qui mi trovo in un deserto e non nella terra che mi avevi promesso! -”
 
Può persino succedere che desideriamo ritornare alla nostra vita di prima, come gli Israeliti desideravano ritornare in Egitto.
 

Dio, che è tanto grande e potente, non sarebbe Egli capace di rendere più facile e più corta la strada?

Non potrebbe Egli ricolmarci di gioia in ogni momento? 
 

Darci sempre la vittoria?
 
 
CERTO! 
 
Allora perché non lo fa? Ci deve essere un motivo!
 
Vale la pena conoscerlo!  
 
 
 

1.c Il desiderio di Dio

 
Ritorniamo al popolo d’Israele.
 
Cosa desiderava? 
 
Riposo, palme, acqua, carne, latte e miele.
 
Si, era bello essere il popolo di Dio nei momenti in cui Egli dava loro queste cose, ma nei momenti di fame e di sete era difficile essere il Suo popolo, e ben presto cominciavano a ribellarsi contro di Lui.
 
Il loro amore per Dio era dipendente dalle Sue benedizioni.
 
Non amavano veramente Dio, amavano quello che Egli dava loro!
 
Non dobbiamo ammettere anche noi che il nostro “amore” per Dio in realtà non è altro che amore per le Sue benedizioni materiali e spirituali, per i Suoi doni e per la gioia che Egli ci dà?
 
Israele vedeva i miracoli di Dio, ma Egli stesso era per loro come uno straniero.
 
Non Lo conoscevano, non Lo capivano, non Lo amavano.

 

Dio desiderava avere un vero rapporto con loro.
 
Desiderava che Lo conoscessero personalmente, che Lo amassero con un amore sincero, fondato non sulle Sue benedizioni, ma su una conoscenza personale del Suo carattere.

 

 
Perciò disse a Mosè: «Mi facciano un santuario perché Io abiti in mezzo a loro». (Es. 25:8)
 

 

Egli, l’Onnipotente e Santo Iddio, voleva abitare in mezzo a un popolo peccatore, egoista, un popolo che nemmeno era in grado di apprezzare la Sua presenza in mezzo a loro.
 
Voleva Egli stesso rendere possibile il contatto fra un Dio santo e un popolo sporco.

 

 
Sarebbe stato molto più facile per Lui renderli contenti con una serie di benedizioni, invece di correre il rischio di contaminarsi tramite la Sua Presenza Personale in mezzo a loro.
 
Caro amico, Dio potrebbe accontentarti appieno con una serie interminabile di benedizioni; non Gli costerebbe nulla, e saresti per sempre allegro. 
 
Ma Dio vuole qualcosa di più, qualcosa che Gli è costato tutto.
Vuole avere un vero contatto personale con te, peccatore.
 
È proprio per questo motivo che la tua strada sembra a volte così difficile, oscura, tortuosa e triste.
 
Ma è proprio per questo motivo che vale la pena continuare a seguirla.
 
 
 
 

1.d La scelta di Mosè

 
Mentre Dio spiegava a Mosè il Suo piano d’amore per il popolo d’Israele, espresso nel Tabernacolo, questo popolo costruì un vitello d’oro.
 
Non vollero più il vero Dio invisibile e onnipotente, ma qualcosa più a portata di mano da adorare.
 
Tradirono il loro Signore che li aveva liberati. Trovarono grande soddisfazione in questo nuovo culto e fecero una grande festa.
 
Perciò Dio voleva distruggere il popolo infedele, ma nello stesso tempo promise a Mosè di fare di lui una grande nazione (Es. 32:10).
 
Che offerta dilettevole per Mosè!
 
Ma egli rifiutò ed implorò la misericordia di Dio per il popolo. E il Signore lo esaudì.
 
Però Dio, pur non distruggendo il popolo, non voleva più abitare in mezzo a loro.
 
Disse. «Va’ … verso il paese che Io promisi ad Abramo, … Io manderò un angelo davanti a te e scaccerò i Cananei. Egli vi condurrà in un paese dove scorre il latte e il miele ma Io non salirò in mezzo a te, perché sei un popolo dal collo duro e potrei anche sterminarli lungo il cammino» (Es. 33:1-3)
 
 
Mosè aveva rifiutato la prima offerta di Dio. Come avrebbe reagito a questa seconda offerta?
 
Pensiamoci un po’.
 
Dio offrì al popolo le benedizioni, la vittoria, la terra promessa, il latte e il miele … ma senza la Sua Presenza!
 
Come avremmo risposto noi? Forse così:
 
“Signore hai ragione. È troppo rischioso che Tu venga in mezzo a noi. Ci potresti sterminare! Intanto siamo contenti che Tu ci dia le Tue benedizioni. Si, Signore, va bene proprio come dici Tu”
 
Ma Mosè era stato con Dio sul monte; aveva capito il piano che Dio si era proposto. Egli non poteva più accontentarsi delle benedizioni di Dio senza Dio stesso!
 
 
Perciò rispose: «Se la Tua presenza non viene con me, non farci partire da qui»  (Es. 33:15)
 
Mosè rifiutò anche la seconda offerta di Dio.
 
Penso che il Signore abbia sperimentato una profonda gioia nel Suo cuore: finalmente c’era un uomo che preferiva la Sua Presenza alle Sue benedizioni!!
 
E Mosè fu esaudito.
 
Anche tu sei invitato da Dio a fare questa scelta.
 
È una scelta rischiosa, una scelta che porterà difficoltà, come le portò anche a Mosè e al popolo d’Israele.
 
Però è l’unica scelta che Dio desidera.
 
È il Suo piano per te, e in ultimo ne sarai felice.
 
 
 
 
 

1.e Il santuario sulla terra e quello nel cielo

 
Dio ordinò a Mosè di costruire il tabernacolo: una tenda che Gli sarebbe servita come casa nella quale abitare.
 
Doveva essere eretta in mezzo a un popolo peccatore.
 
Era chiaro che non tutti potevano entrare come e quando piaceva loro.
 
Per questo la tenda doveva essere recintata tutt’intorno con un recinto di lino puro. Questo recinto formava il cortile intorno alla tenda.
 
Arca del deserto: il recinto delimita la zona sacra
 
 
 
Nel cortile:
1 Altare degli olocausti
2 La conca di rame
 
Nel luogo santo:
3 Il candelabro

4 La tavola

5 L’altare dei profumi

 
Nel luogo santissimo:
6 L’arca e il propiziatorio

 

Nel cortile si trovavano l’altare degli olocausti e la conca di rame.
 

La tenda era divisa in due stanze: la prima era la più grande e si chiamava il “luogo santo”, la seconda era più piccola e si chiamava il “luogo santissimo”.

 
- Nel “luogo santo” si trovavano la “tavola dei pani”, il “candelabro” e l’”altare dei profumi”.
 

- Nel “luogo santissimo” si trovava l’”arca”, il simbolo della presenza di Dio, il SUO TRONO.

 
 
 
Il santuario e i suoi arredi erano di una grande bellezza ... e nondimeno erano solo simboli, delle ombre di un altro santuario, del vero santuario che si trova nei cieli, il santuario che non è stato fatto da mano d’uomo, ma da Dio stesso (Ebr. 9:1-12)
 

Salomone fece un tabernacolo più bello, più grande, più forte, cioè il tempio.
 
Ma anch’egli capì che non era altro che un’ombra: «Ma è proprio vero che Dio abita con gli uomini sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerTi; quanto meno questa casa che io Ti ho costruita!» (2o Cron. 6:18)
 

Anche Stefano ci dice: «L’Altissimo, però, non abita in edifici fatti da mano d’uomo» (Atti 7:48).

 
È dunque chiaro che il tabernacolo era solo in simbolo la casa di Dio, nonostante le potenti manifestazioni di Dio in occasione della sua inaugurazione (Es. 40:34-33; Lev. 9:24)
 
 

 

1.f Chi ha il diritto di entrare

 
Il tabernacolo aveva tre porte: la prima porta dava accesso al cortile, la seconda al luogo santo e la terza porta al luogo santissimo.
 

Sotto certe restrizioni, tutti gl’Israeliti che si erano purificati avevano il diritto di entrare attraverso la prima porta nel cortile. 

Nel luogo santo potevano entrare solo i sacerdoti.
 

Nel luogo santissimo poteva entrare solo il sommo sacerdote e una sola volta all’anno.
 
Con qual grande timore il sommo sacerdote si avvicinava all’arca, il simbolo del trono di Dio! 
 
Se la piena comunione con Dio, anche soltanto simbolicamente, era riservata una sola volta all’anno a una sola persona, cosa c’è da sperare per gli uomini mortali e peccatori, quando si tratterà di entrare nel vero santuario celeste?!
 
 
La risposta è chiara: questa speranza non c’è. 
 
Nessuno sarebbe mai stato in grado di entrare nel vero santuario di Dio, per avere comunione con Lui, non simbolicamente, ma in realtà.
 
Il desiderio di Dio di avere comunione con noi, però, è talmente grande, e il Suo amore per noi talmente infinito, che Egli stesso ci ha appianato la strada per poter entrare nel luogo dove vi è la piena comunione con Dio, in ispirito e in verità, nella realtà del santuario celeste.
 
Mandò il Suo Unico Figlio per aprirci la porta, non solo al cortile celeste, ma anche al luogo santo che è nei cieli e persino al luogo santissimo alla Presenza di Dio
 
Il diritto a un tale privilegio ce lo dà Gesù Cristo.
 
Possiamo entrare con piena franchezza (Ebr. 10:19-22).
 
Iddio ci aspetta al Suo trono.
 
 
 

1.g Sono molti quelli che entrano?

 
Potremmo immaginarci che tantissimi si affollino alla porta del santuario celeste, ormai spalancata da Cristo Gesù, con il desiderio di essere salvati e dì avvicinarsi al trono di Dio.
 
Già in Luca 13:23 incontriamo una persona che si pose questa domanda: «Quanti saranno i salvati?». Temeva che ne sarebbero stati pochi.
 
Gesù gli rispose: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta».
 
La porta è aperta a tutti, ma, in un certo senso, è difficile varcarla, perché è stretta. 
 
 
Moltissimi rimangono fuori del santuario.
 

Moltissimi, poi, rimangono nel cortile senza avvalersi del diritto di entrare nel luogo santo.
 

Ci sono anche quelli che rimangono nel luogo santo senza entrare nel luogo santissimo.
 
Quanto è tragico questo fatto! 
 
Dio ha sacrificato il Suo Unico Figlio per darci il diritto di avere piena comunione con Lui, il diritto di essere davanti al Suo trono, il diritto alla gloria più grande possibile ... e solo pochi usano questo diritto.
 
Del perché ne parleremo in seguito.
 
Basta per adesso questa domanda: Vuoi entrare tu? Hai il desiderio nel cuore, non solo di essere “benedetto, ma di avere anche comunione con Dio, di conoscerLo personalmente, di essere partecipe alla gloria dell’Onnipotente?
 
Allora continua a leggere. Ricordati che Cristo ha detto: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre SE NON PER MEZZO DI ME» (Giov. 14:6). 
 
Egli vuole essere per te la “porta” che ti conduce nel cortile, nel luogo santo e nel luogo santissimo, al cuore e al trono dell’Onnipotente.
 
 
 
 
Dio cominciava la descrizione del tabernacolo con l’arca, il trono, il posto centrale, la mèta, per poi descrivere tutto ciò che c’era intorno.
 
Noi cominceremo dall’altra parte, da fuori, per poi finire alla mèta, seguendo così il passo della nostra esperienza personale.
 
Non dimentichiamo, però, che la mèta è la cosa più importante
 
- Sarebbe tragico rimanere a metà strada
 
- È tragico aver sentito l’evangelo senza “entrare”.
 
- È tragico andare in chiesa senza “entrare”.
 
- È tragico lavorare per il Signore senza “entrare”.
 
- È tragico pensare di servire il Signore, magari co-me sacerdote o missionario, senza “entrare”.
 
- È tragico aver compiuto dei miracoli nel Nome di Gesù senza “entrare”.
 
Il mondo è pieno zeppo di queste persone tragiche. Vuoi entrare tu?