ALLA RICERCA DEL "NOBILE SELVAGGIO"

ALLA RICERCA DEL "NOBILE SELVAGGIO"

Questo articolo introduttivo sulle "MISSIONI CRISTIANE VERSO GLI INDIANI D'AMERICA" ha lo scopo di meglio inquadrare quella che sarà l'Opera evangelistica di coraggiosi missionari come John Eliot e David Brainerd.


Prime pacifiche relazioni tra i Pellegrini egli Indiani

 

 

L'evangelizzazione degli Indiani d'America è stato un capitolo importante nella "Storia delle Missioni"; un capitolo che, seppur glorioso per l'attività di tanti credenti consacrati al Signore e infiammati dall'amore per le anime, ha visto, tuttavia, un'immensa mole di lavoro spirituale andata distrutta per l'avidità umana e per la brama di conquiste e di possesso di migliaia di persone le quali, pur di raggiungere i loro fini, non esitarono ad uccidere, a perseguitare i Nativi d'America, infettandoli con l'alcool e con gli innumerevoli vizi che portarono in mezzo a loro, estromettendoli dalle loro terre, disperdendoli e relegandoli nelle riserve, schiacciando la loro dignità ed anche quell'anelito alla conoscenza del vero Dio che tanti missionari avevavno cominciato ad inculcare nei loro cuori.

 

 

 

«Pellirosse», «Aborigeni», «Selvaggi Nobili», «Tribù disperse d’Israele».

 

Nessun’altra popolazione indigena è stata tanto sollecitata e manipolata da autorità di governo, uomini politici e responsabili di chiesa quanto gli Indiani d’America. Per secoli gli Indiani sono stati uno degli obiettivi primari dell’evangelizzazione cristiana.

- Lo sviluppo delle missioni cattoliche raggiunse il suo apice nel Nuovo Mondo, dove l’enorme potenza dell’istituzione cattolica romana fu mobilitata per convertire gli indigeni al cattolicesimo.

- Ma anche i protestanti, guidati da politici inglesi, commercianti e uomini di chiesa, mostrarono zelo non inferiore nel raggiungere gli Indiani; da essi venne fuori una schiera di coraggiosi missionari.

 

La storia delle missioni indiane d’America è una storia affascinante: storia di grandi emozioni, di zelo e di consacrazione. Ma, in definitiva, essa è la storia di una clamorosa sconfitta.

 

 

  Come mai ci furono così pochi frutti, nonostante il grande spiegamento di forze?

 

Se ne può trovare la risposta in quei due secoli di storia caratterizzati da lotte per l’appropriazione di terreni, da conflitti culturali e da un lento sterminio.

I primi missionari a giungere nei Nord America furono cattolici romani.

Nel XVI secolo alcuni sacerdoti spagnoli, per lo più francescani, cominciarono a lavorare tra i Pueblos, nella zona che corrisponde agli odierni Stati Uniti sud-occidentali. Là furono fondate una serie di missioni, e molti indiani si professarono cristiani; però, essi continuarono a conservare molte delle loro antiche tradizioni religiose.

Un secolo dopo, le missioni cattoliche, composte di gesuiti francesi, penetrarono nella valle di San Lorenzo (l’Ontario di oggi) e cominciarono a lavorare tra gli Uroni. Verso la metà del XVII secolo, mezza tribù era stata cristianizzata; ma, poi, venne il disastro.

La Lega degli Irochesi intraprese tutta una serie di attacchi contro gli Uroni. Quando gli scontri cessarono, la maggior parte degli Uroni risultarono uccisi o dispersi.

Jean de Brèbeuf, il leader della missione, fu torturato e ucciso. Si concluse così un’epoca delle missioni gesuite fra gli Uroni. Il lavoro continuò nel Quebec e altrove, ma non con l’entusiasmo di una volta.

 

 

 

  Avanzata irresistibile


Più tardi, i missionari cattolici romani cominciarono a lavorare fra gli Indiani nelle Grandi Pianure e nel territorio dell’Oregon.

 

Ma, più che per le missioni cattoliche, l’impatto duraturo sugli Indiani del Nord America si ebbe per le iniziative missionarie protestanti.

 

Fin da quando gli Inglesi cominciarono a esplorare il Nuovo Mondo ci fu un forte impulso per conquistare la popolazione indigena al cristianesimo.

Scritti di navigatori, di compagnie commerciali e di funzionari di governo ostentano un deliberato zelo missionario. Cristianizzare gli indigeni divenne un vero e proprio pretesto per il colonialismo, e gli statuti coloniali mettevano enfasi sull’evangelizzazione degli Indiani.


Lo statuto della Virginia del 1606 comincia con la benedizione del re sui coloni «che propagano la religione cristiana fra quanti vivono ancora nelle tenebre e nella miserabile ignoranza».

Statuto della Virginia del 1606

 

Lo statuto di Massachusetts Bay si impegnava a «conquistare e a spronare gli indigeni del paese alla conoscenza e all’ubbidienza dell’unico vero Dio e Salvatore dell’umanità, e alla fede cristiana».


Anche il sigillo della colonia attestava questo bisogno; il suo emblema era l’immagine di un indiano che gridava: «Venite ad aiutarci».


Lo statuto del Connecticut asseriva che «l’evangelizzazione» era «l’unico e principale scopo» per la fondazione di una colonia.


Similmente la Pennsylvania e altre colonie furono fondate con il dichiarato proposito di convertire gli Indiani.

 

In molti casi, comunque, le dichiarazioni degli statuti del governo furono solo vana retorica.

 

Quando i colonizzatori si appropriavano dei loro appezzamenti di terra, il «povero selvaggio» diventava una minaccia e un ostacolo piuttosto che un potenziale fratello in Cristo.

L’avidità ebbe il sopravvento sui sentimenti umanitari ed evangelici; e il lavoro dei missionari veniva disprezzato apertamente.

 

I missionari, dunque, non solo affrontarono indigeni ostili, ma incontrarono anche lo scherno e l’opposizione della propria gente.

 

In alcuni casi ci furono delle eccezioni.

 

 Nel Massachusetts, più che in qualsiasi altra colonia, si cercò di adempiere gli obblighi del proprio statuto.

 

In questa colonia i ministri del vangelo erano molto rispettati e furono incaricati di una duplice responsabilità: evangelizzare gli Indiani e svolgere il ministero fra i colonizzatori.

Essi, tuttavia, erano spesso troppo occupati per curare entrambi gli aspetti del loro ministero, e l’evangelizzazione degli Indiani veniva trascurata; ma, in altri casi, i servitori di Dio presero sul serio il duplice incarico e consolidarono in maniera impressionante il lavoro missionario.


 

Questo articolo è stato tratto dal libro "Verso le estremità della terra" di Ruth A. Tucker edito dall'IBEI.

Si ringrazia l'IBEI - "Istituto Biblico Evangelico Italiano" per avere gentilmente concesso l'autorizzazione a pubblicare il contenuto del libro.