PRESUPPOSTI NECESSARI PER LA SALVEZZA

C’eravamo fermati nell’intervento precedente a Giovanni 6:29.

Gesù aveva moltiplicato i cinque pani e i due pesci in modo da sfamare più di cinquemila persone, poi si era ritirato dall’altra parte della riva, a Capernaum, perché la gente, entusiasmata dal miracolo, voleva farlo re. 

Essi, però, lo seguirono e Gesù disse loro chiaramente: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni miracolosi, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati»

Cioè, parafrasando, «voi mi cercate solo per i vostri comodi, non perché cercate il Regno di Dio».

«Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà; poiché su di Lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo».

L’insegnamento è chiarissimo: «Non vi preoccupate principalmente delle vostre necessità materiali, ma di quelle spirituali e , prima di tutto, della salvezza che Io vi posso dare».

Il ragionamento col quale abbiamo terminato l’intervento precedente considerava che cosa fosse la volontà di Dio e come ognuno di noi, istintivamente, pensasse alla volontà di Dio come ai Dieci Comandamenti o, se fosse stato un po’ più addentro alla Parola di Dio, al Sermone di Gesù sul monte.

Qui il discorso si fa profondo e si entra nel merito del problema.

A chiunque si chieda quale sia la volontà di Dio, la risposta è: “Non dobbiamo peccare”. Giusto, lo dice anche la Bibbia in moltissimi punti.

Il problema è: “C’è qualcuno di voi, lettori, che non abbia mai peccato in vita sua e che possa dire con assoluta certezza che non peccherà mai?”

Prima di rispondere, fatevi un esame di coscienza e non pensate solo all’adulterio, all’omicidio, alla rapina, …

Allora? Penso che pochi, tra le persone cosiddette normali, si siano mai macchiati di queste colpe gravi.

Tuttavia molte volte le parole uccidono più delle armi fisiche, un tradimento colpisce più di un proiettile, un furto non è solo quello compiuto ai danni di una banca, ma anche appropriarsi della penna o del blocco note dell’ufficio è rubare (rubare, infatti, è appropriarsi di un oggetto che non ci appartiene, quindi inevitabilmente, tutti abbiamo violato la “Legge di Dio” perché «ogni iniquità è peccato» (1° Giov. 5:17).

È una cosa assolutamente certa perché è nella natura umana violare la legge di Dio, e anche perché possiamo facilmente verificarlo nell’esperienza quotidiana di ognuno di noi, ma soprattutto perché lo afferma la Bibbia: «Non c’è nessun giusto, neppure uno» (Rom. 3:10) e ancora «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rom. 3:23).



PRESUPPOSTI VERI PER LA SALVEZZA

 

Sono un peccatore.

È terribile da constatare e da ammetterlo, lo so, ma è assolutamente necessario perché, se non accetto prima di essere peccatore, non andrò mai da Gesù a chiedere perdono e ad umiliarmi.

Nessuno di noi va dal medico se è assolutamente sicuro di essere in perfetta salute!

 

 

Sono eternamente perduto.

È intuitivo anche per il più semplice tra noi che ogni colpa comporta una punizione, così pure il peccato ha una conseguenza estrema: la morte spirituale, cioè l’eterna separazione da Dio!

  • Un esempio chiaro lo abbiamo dalla triste vicenda di Adamo ed Eva che, dopo aver peccato, furono scacciati dall’Eden, dalla presenza di Dio.

La Parola di Dio, inoltre, afferma esplicitamente che «La persona che pecca è quella che morirà» (Ezechiele 18:20); e ancora: «Il salario del peccato è la morte» (Rom. 6:23)

Poi c’è una dichiarazione inappellabile: «Non v’ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà» (Galati 6:7).
 

 
 

Da solo non posso salvarmi.

Bene, potrebbe pensare qualcuno. Riconosco di aver peccato e di essere perduto, ma poiché “Dio è amore”, se ora Gli chiedo perdono Egli me lo concederà.

Un po’ troppo semplicistico, non trovi?

“Dio è amore” è vero ma Dio è anche "giusto", è “giustizia assoluta”

Allora su quale base dovrebbe perdonarti? Potrebbe facilmente essere accusato dal diavolo di ingiustizia e di arbitrarietà.

Inoltre Dio non può mai contraddire la Sua Parola scritta che afferma, come abbiamo visto, «Il salario del peccato è la morte».

Ora ti propongo due considerazioni:

1. Ammesso pure che Dio ti perdoni, il perdono non elimina la macchia del peccato, quindi al perdono dovrebbe seguire anche la purificazione.

2. Inoltre, anche se tutto quello che è stato detto in precedenza si avverasse, avresti avuto la purificazione di tutto il passato, ma in te ancora non sarebbe cambiato nulla, quindi, se non hai potuto evitare di peccare in passato, come potresti impedirlo in futuro, pur se volessi sforzarti a non peccare più?

Un bel rompicapo, non trovi? 

Un circolo vizioso davanti al quale l’apostolo Paolo gridò disperato: «Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti, il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. Me infelice! Chi mi trarrà da questo corpo di morte?» (Romani 7: 18, 19, 24).

A questo angoscioso appello di Paolo Dio stesso, sia benedetto il Suo Nome, ha provveduto personalmente a dare una risposta; una risposta unica, definitiva, accessibile a tutti.

È quello che vedremo nel prossimo articolo.