SARDI

SARDI

La città di Sardi (il residuo, lo scampato), era situata a circa 45 Km. a sud-est di Tiatiri. Essa era stata l’antica capitale della Lidia. Era stata costruita a 290 m. di altezza su uno sperone del monte Tmolos (Τμῶλος) - odierno Buz Dagh. Su monete della città di Sardi compare la personificazione del monte, barbato e coronato) presso la confluenza dei fiumi Pattolo (celebre per le sabbie aurifere) ed Ermo. 

 

La città si estendeva lungo il pendio, fra l’acropoli ed il fiume. 

 

Famoso di Sardi fu Creso, re della Lidia, che aveva ammassato tanto danaro e tante ricchezze da essere ricordato per sempre insieme al suo regno. 

 

  • Nel 546 a.C. Ciro, re di Persia, sconfisse Creso, prese Sardi e ne fece sede di un governatore persiano. 

  • Più tardi gli Ateniesi la incendiarono ed i persiani Dario e Serse mossero guerra contro la Grecia. Nel 334 a.C. Sardi fu conquistata da Alessandro Magno, dopo la battaglia di Granico, e nel 214 da Antioco il Grande, re di Siria. 

  • Quando i Romani lo sconfissero nel 190 a.C. a Magnesia, annessero Sardi al regno di Pergamo e nel 129 a.C. la incorporarono nella provincia senatoriale d’Asia.

 

Sardi fu distrutta da un terremoto nel 17 d.C. e Tiberio la riedificò, avendole condonato il pagamento dei tributi per 5 anni e concorso all’opera di ricostruzione. La città divenne un famoso centro commerciale per la produzione di tessuti, per la tintura della lana e per i monili preziosi e la lavorazione dei gioielli.

 

Sardi era un centro di culto pagano. Ivi sorgeva il tempio di Artemide, costruito nel VI sec. a.C., del quale sono ancora visibili i resti ed era devota a Cibele, nota per il suo lusso. 

 

Gli archeologi hanno anche localizzato le rovine di una chiesa cristiana, edificata accanto al tempio. Di quella resta oggi solo il piccolo villaggio di Sarti.

 

Il Signore si presenta a questa comunità presentando due caratteristiche: 

 

  • Egli  possiede i sette Spiriti di Dio (simbolo della sua Onniscienza) 

  • e le sette stelle (pieno controllo sui responsabili della comunità e sull’intera Opera Sua).

 

 

ESSERE O APPARIRE?

 

Gesù conosce le comunità, i credenti, le vite; Egli conosce le Sue pecore e dunque la Sua Chiesa. 

Non si lascia ingannare da una buona reputazione: questa chiesa infatti godeva di un’ottima reputazione presso la gente, probabilmente per la sua minuziosa organizzazione e programmazione, tanto da essere presa a modello, ma quello che conta davvero non  è cosa pensano gli uomini di noi, ma ciò che pensa Dio! 

 

Molte comunità nate sulla scia di un potente risveglio si sono ridotte ad essere dei meri centri di assistenza sociale e, benché non sia sbagliato offrire aiuto materiale alle persone, è di gran lunga più importante che esse conoscano Cristo e giungano alla salvezza.

 

 

«Io conosco le tue opere». 

 

Il Signore ha già parlato così ad Efeso e Tiatiri ed a quella frase vi ha fatto seguire delle parole di elogio (Apocalisse 2:2, 19). 

La condizione della chiesa di Sardi, però, era notevolmente diversa per cui essa necessitava di una riprensione. 

 

Quando l’Evangelo aveva portato quei cari alla salvezza, la gioia e l’entusiasmo spirituali avevano segnato l’atmosfera di quella Comunità, ma nel tempo essa era diventata indolente ed aveva lasciato spegnere il suo fervore (Levitico 6:13; Romani 12:11).

 

 

A. «Tu hai nome di vivere e sei morto». 

 

Sono parole lapidarie che mostrano la condizione disperata, in cui versava la Comunità di Sardi. 

 

Nella Sua analisi il Signore non scopre false dottrine o corruzione, che avevano infettato la purezza e la semplicità della fede, tuttavia Egli aveva notato un evidente declino spirituale. 

Immaginiamo che le riunioni si fossero tenute ancora regolarmente, che i credenti avessero frequentato e partecipato ai culti, che la Scrittura fosse stata letta e meditata, che le preghiere fossero state elevate al Signore, che si fossero compiute “opere” cristiane… ma il Signore dichiara senza mezzi termini: «tu hai nome di vivere e sei morto». 

 

Praticamente a quella Comunità le era rimasto solo il nome, “l’insegna fuori del locale di culto”. 

 

La chiesa di Sardi era posta fra le chiese consorelle dell’Asia proconsolare, era annoverata fra Comunità prospere, benedette e ferventi, ma lei non lo era agli occhi del Signore. 

La sua reputazione non corrispondeva alla realtà! Essa dava l’impressione di essere spirituale, ma le era rimasto solo la nomea (cfr. Matteo 23:27, 2° Timoteo 3:5).

 

La vita spirituale di quella Comunità era diventata apparente, esteriore, formale. 

 

Quale potrebbe esserne stata la causa?

 

 

  • Il benessere ed il materialismo (Matteo 13:22). 

 

Può capitare che i credenti diventino così premurosi delle attività materiali, che giungano a sottrarre il tempo al Signore ed alla cura dell’anima propria (Luca 16:21). 

 

Quando la ricerca dei beni materiali è più perseguita che quelli spirituali, è segno della mancanza di consacrazione. 

 

Nella scala delle priorità il Signore non ha più il primo posto… ma neanche il secondo! (1° Re 17:13). 

 

Se solo potessimo offrire la decima del tempo, che abbiamo ricevuto in amministrazione, per stare alla Sua presenza, allora la nostra vita spirituale non conoscerebbe un simile declino!

 

 

  • L’assenza di persecuzioni (2° Timoteo 3:12). 

 

Le avversità, le tribolazioni sono sempre positive (Matteo 5:10-12; Giovanni 16:33). 

 

Senza opposizione non si deve stare tranquilli. Le persecuzioni sono preziose perché determinano una reazione. 

Quando le chiese sono state perseguitate, hanno cercato con più determinazione la faccia del Signore e sono state fortificate (Atti 4:29-31; 5:41, 42; Apocalisse 2:10).

 

 

  • La negligenza nel servizio spirituale (2° Cronache 29:11). 

 

Il Signore ci ha salvati e scelti per compiere quelle opere, che Egli stesso ha preparato per noi (Efesini 2:10). 

Talvolta i credenti si adagiano a vivere i soli privilegi senza donarsi a servirLo, accettano solo di essere figli e non servitori, e preferiscono una vita senza impegni (Giudici 5:17). 

 

Quando ci si abitua solo a presenziare al culto e non si ha una visione evangelistica, si può scadere nel formalismo ed incorrere nel declino spirituale (Marco 16:15; Atti 5:42; 20:20; 1° Timoteo 5:13). 

 

L’evangelizzazione non è la tenda, ma è il contatto personale attraverso il quale trasmettiamo il messaggio di Dio.

 

Non erano perseguitati, non erano maltrattati, non c’erano giudei arrabbiati, falsi apostoli e profetesse corrotte, … eppure giacevano  in una specie di coma spirituale …

 

L’assenza di persecuzioni ed opposizione non è sinonimo di salute spirituale, anzi, come dice il Si-gnore: «guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi» (Luca 6:26).

 

Una chiesa che non faceva più paura al nemico … un monumento del passato … una patetica far-sa; profeticamente rappresenta una parte della chiesa nata dalla Riforma (dal 16mo al 18mo secolo). 

 

Non c’era scandalosa malvagità, ma un decente mortorio … se ne stava in pace, ma era la pace del cimitero… (Giacomo 2:26; 2° Timoteo 3:5).

 

La definizione "morta", data alla comunità di Sardi, dimostra sicuramente che i suoi aderenti non erano ripieni dello Spirito Santo. É probabile, quindi, che quella Chiesa non solo facesse affidamento sulle sue passate esperienze e non seguisse più le direttive che Dio le aveva dato, ma avesse cessato addirittura di dipendere dallo Spirito Santo. 

 

Non c'era più in essa alcuna direzione, alcuna unzione o tocco divino, non c'era più nulla da parte dello Spirito Santo. Non c'erano in lei la vita e la potenza spirituale, i soli elementi che possono garantire il pieno successo dell'opera di Dio. 

 

I Sardi erano ritornati indietro. La Scrittura senza mezzi termini, ci informa che è sempre grave indietreggiare (2° Pietro 2:21,22).

 

Questi cristiani si accontentavano d'avere dottrine giuste, ortodosse, ma non le vivevano. Da notare che non si parla della presenza della dottrina di Balaam, né di quella dei Nicolaiti, né della donna Jezabel eppure Sardi vive una vita d'apparenza. 

Questo è il rischio che corrono talune persone che si definiscono cristiane: apparire e non essere. 

Questo atteggiamento viene chiamato dalla Scrittura "ipocrisia (Matteo 23:27,28).

 

 

  • B. «Non ho trovato le opere tue compiute nel cospetto del mio Dio». 

 

Il Signore rimprovera Sardi perché nessuna delle sue opere è perfetta e completa. Agli occhi degli uomini, quelle erano state compiute, ma agli occhi del Signore esse erano imperfette e non complete. 

 

Quando le opere non sono fatte di cuore, ma compiute per abitudine, di malavoglia, senza entusiasmo e slancio d’amore, quelle non hanno nessun valore davanti al Signore e sono mancanti sia per numero (perché si fa poco), sia per qualità (1° Corinzi 3:10-15; Eccl. 7:8).

 

 

LA VIGILANZA: L’ATTITUDINE CHE CARATTERIZZA IL CRISTIANO

 

Seppure le parole di Cristo «tu hai nome di vivere e sei morto» siano drammatiche nell’espressione, Egli rivolge loro un ultimo tentativo per riaverli ferventi [elettroshock]. 

Molti credenti di Sardi non si rendevano conto della loro condizione spirituale, pure il Signore, che ama la salvezza delle anime, rivolge loro la Sua Parola, capace di accendere nell’intimo del cuore un sincero ardore per Lui (Luca 24:32). 

 

Il consiglio di Dio deve essere sempre accolto nel cuore.

 

 

 

A. «Sii vigilante».

 

Il messaggio di Cristo intende risvegliare la chiesa di Sardi alla vigilanza [letteralmente è diventa vigilante”] (Efesini 5:14).

 

 

 

B. «… e rafferma il resto che sta per morire». 

 

Non solo dovevano tornare alla vigilanza, ma anche dovevano “raffermare”, “rafforzare”, “rianimare” coloro nei quali rimaneva ancora un po’ di vita. 

 

In Sardi alcuni avevano perso la grazia – ed è perciò che bisogna vigilare - ed altri si stavano spegnendo, ma questi dovevano essere aiutati innanzitutto a mantenersi in vita, poi a manifestarla in modo esuberante [al pronto soccorso] (Giovanni 10:10).

 

 

 

ESORTAZIONI ALLA VIGILANZA (Matt. 26:41;24:42; 25:13)

 

Il Padrone ritorna (Marco 13:33-37)

 

- Vegliare e pregare (Luca 21:36; 22:40,46; Efesini 6.18)

- Vegliare per stare saldi (1°Cor 16:13)

- Vegliare per schivare gli attacchi (1° Pietro 5:8)

- Vegliare per non essere ricoperti di vergogna (Apocalisse 16:15)

 

Vigilare sulla sana dottrina e sulla propria vocazione dovrebbe essere la premura di ogni credente (2° Tim. 4:3-5) nell’aspettare pazientemente la venuta di Cristo (Giacomo 5.7-8).

 

Vogliamo perciò dire, insieme all’apostolo Pietro, «Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla Sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà Egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente» (1° Pietro 5:10). 

 

Il nostro obiettivo, come abbiamo detto prima, è quello dell’irreprensibilità. Ma questo presuppone “tendere verso la perfezione”, divenendo dei credenti compiuti, fortificati dal Signore. 

 

Purtroppo per la chiesa di Sardi, le cose stavano diversamente. Il Signore Gesù deve dire «non ho trovato le tue opere compiute (N.R. “perfette”) nel cospetto dell’Iddio Mio». 

 

Il Signore non ha mai accettato la mediocrità. Il Signore non ha mai accettato di essere rilegato in un “cantuccio”. Egli vuole il 100% di noi stessi. 

Paolo dirà, parlando della Parola di Dio: «Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona» (2° Timoteo 3:16-17). 

 

È la Parola del Signore che ci aiuterà a perseguire tutti questi obiettivi. 

Essa Parola che ci istruisce, ci corregge, ci ammaestra, se penetra in noi divenendo parte inte-grante di noi, allora potremo progressivamente divenire dei figli di Dio compiuti.

 

 

 

LA SOLUZIONE: RITORNARE ALLA PAROLA

 

 

C. «Ricordati dunque di quanto hai ricevuto e udito». 

 

Da questo comprendiamo che i credenti di Sardi avevano iniziato bene, ma avevano proseguito male. 

 

Quel «ricordati!» era la condanna della loro negligenza spirituale, perché avevano lasciato smorzare l’ardore spirituale (cfr. Ebrei 10:32; Apocalisse 2:5). 

 

Il ricordo del passato ed il confronto col presente avrebbero dovuto riconsacrarli al Signore con nuovi propositi di fedeltà. 

 

Il consiglio di Cristo «ricordati dunque di quanto hai ricevuto e udito» si riferiva anche a quanto quei credenti stavano ricevendo ed udendo. Essi non dovevano trascurare quanto il Signore stava loro dicendo (Apocalisse 1:3). 

 

L'originale ha: «di come hai ricevuto», cioè l'attitudine nell'accettazione della grazia. Evidentemente lo fecero entusiasticamente e questo fu ritenuto un deposito a cui attingere. Anche i Bereani e i Galati ebbero la stessa esperienza (Atti 17:11,12; Galati 4:14).

Ai giudei cristiani fu detta la stessa cosa: «Ma ricordatevi di quei primi giorni, in cui, dopo essere stati illuminati, voi avete dovuto sostenere una lotta lunga e dolorosa» (Ebrei 10:32). 

 

La Chiesa di Sardi riposa tranquilla sugli allori della sua brillante, ma passata reputazione. É necessario, invece, che torni indietro con la mente per ricordare in che modo ricevette l'Evangelo la prima volta; deve riflettere sulle esperienze del passato, su quell'amore che bruciava per il Signore, sul suo cuore che batteva solo per Cristo, sul suo zelo per l'opera del Signore, per poter riprendere un cammino interrotto. Questo è valido anche per tutti i credenti!

 

 

 

D. «e serbalo». 

 

Conserva la Parola e non dimenticarla più! (Proverbi 4:13). 

 

Il segreto per una vita di successo spirituale, è la dipendenza dalla Parola di Dio. Si può conservare una cosa solo dopo averla ricevuta. Così è della Parola di Dio. 

Possiamo conservarla e custodirla nel nostro cuore solo dopo averla letta e meditata. Perciò tante volte troviamo scritto di leggere e meditare la Parola di Dio ogni giorno (1° Pietro 1:23-25).

 

 

 

E. «e ravvediti». 

 

Pensaci bene a quanto ti ho detto, cerca di fare un profondo esame di coscienza e ravvediti una volta e per sempre, perché «se tu non vegli, Io verrò come un ladro, e tu non saprai a quale ora verrò su di te». 

 

Questa illustrazione indica l’inaspettato quanto tragico giudizio di Dio (Apocalisse 16:15). Il ravvedimento è necessario per essere approvati da Dio (1° Giovanni 1:9-10).

 

La Chiesa capiva le parole di Gesù, perché già due volte la città era stata facilmente conquistata dal persiano Ciro e dal re cretese proprio per la sua carenza di vigilanza. Questo pericolo è sempre presente nella Chiesa del Signore. Occorre vegliare perché «tornando lo sposo» non si rientri nel numero delle cinque vergini disavvedute che divennero sonnacchiose e s'addormentarono.

 

Il Signore non parla per spaventare. Le cose annunciate da Dio, come il diluvio, la punizione di Sodoma o la deportazione del popolo, si sono sempre avverate. 

Il Signore non parla invano. Il divino avvertimento: «Io verrò come un ladro», ci riporta alla mente le parabole di Gesù (Matteo 24:42-51).

 

Cristo avverte i suoi d'essere vigilanti, perché Egli verrà in modo imprevisto. Un ulteriore sviluppo di questa stessa idea si ritrova in 1°Tessalonicesi 5:1-11

 

 

La benedizione di portare l’opera a compimento

 

  • Felice compimento 2° Cronache 7:11 -  2° Corinzi 8:11

  • Il Signore ti aiuta Efesini 1:22-23 …

  • Egli vuole completare l’opera Filippesi 1:6

  • La fede senza le opere è morta Giacomo 2:26 .. Matteo 7:21

 

Il Signore verrà «come un ladro» per la chiesa o per il credente che non ha “olio” nella sua lampada (Matteo 25:8).

 

 

 

IL RESIDUO FEDELE

 

Gesù promette una ricompensa ai santi ed ai fedeli. In mezzo a tanto formalismo “alcuni” si erano santificati i famosi “pochi ma buoni” (Ecclesiaste 9:8 Apoc.7:14). 

 

Quel che è promesso per i credenti di Sardi è valido per tutto il popolo di Dio.

 

 

 

A. «essi cammineranno meco in vesti bianche». 

 

Nella Scrittura «le vesti bianche» indicano:

 

  • L’abito della vittoria (Daniele 7:9; Apocalisse 3:5; 7:9; 19:11-14). È la veste del vincitore, che ha vinto il male!

  • L’abito della festa (Ester 8:15; Ecclesiaste 9:8; Apocalisse 6:11; 19:7, 8, cfr. v. 14). È l’abito indicato per una festa di matrimonio!

  • L’abito del sacerdozio (Esodo 39:27-29; Levitico 16:3, 4; Apocalisse 4:4; 7:13, 14). È il paramento della purezza e della santità col quale ci si accosta a Dio!

 

Cristo rivestirà i credenti di gloria ed «essi cammineranno meco in vesti bianche, perché ne son degni». Ne sono degni non significa che abbiano meritato la salvezza, ma che la ricevono perché hanno vissuto in modo da ricevere un simile onore (Matteo 10:22).

 

Questi figli di Dio si erano mantenuti puri, nonostante tutto ciò che li circondava. La Scrittura ci richiama e ci esorta a ricercare la purezza e a mantenerci in essa (Lev. 18:24).

 

Sebbene questo brano sia riferito specificatamente a Israele, è indubbio che ciascuno di noi può gioire di una grande allegrezza, perché siamo stati vestiti dei «vestimenti della salvezza». I vestiti che prima indossavamo erano sporchi, lordati perché «la giustizia dell’uomo è come un abito sporco».

 

Questi vestiti sono stati tolti, per indossare i «vestimenti della salvezza». In (Zacc. 3:3-5) leggiamo un episodio emblematico.

 

 

 

IL LIBRO DELLA VITA

 

 

B. «Io non cancellerò il suo nome dal libro della vita». 

 

Questa affermazione ci riporta all’anagrafe; dove con la nascita si trascrive il nome del vivente (Luca 10:20; Apocalisse 21:27) e con il decesso lo si cancella da quel registro (Apocalisse 20:15).

 

Cos'è questo libro della vita? Vediamolo alla luce della Scrittura: 

 

  • Mosè cita questo "libro speciale" (Esodo 32:32).

  • Malachia parla di questo libro (Malachia 3:16-18)

  • Il Salmista lo menziona (Salmo 69:28).

  • Gesù fa un'allusione a questo libro (Luca 10:20).

  • L'apostolo Paolo sapeva della sua esistenza (Filippesi 4:3).  

 

L'immagine qui presentata è antica. Ai tempi di Giovanni, in ogni città, vi era il registro su cui era scritto il nome di tutti i cittadini fino alla loro morte: quello era il "libro della vita". 

 

Il nome di questi cittadini poteva però, essere cancellato prima della loro morte, nel caso in cui la persona avesse commesso un crimine. 

 

Per analogia si può affermare che nel "libro della vita" divino, vi é il nome di tutti gli esseri umani, perché il Signore desidera che tutti gli uomini siano salvati. Tuttavia la promessa di non essere cancellati da esso é solo per quelli che «vincono e sono vestititi di vesti bianche», cioè i credenti che sono stati «imbiancati dal sangue dell'Agnello». 

 

Non v'è dubbio che il nome degli increduli verrà cancellato e non resterà scritto sul "libro della vita" (Apoc. 20:12-15).

 

 

 

L’ESITO

 

C. «Confesserò il suo nome nel cospetto del Padre Mio e nel cospetto dei Suoi angeli». 

 

Non siamo certi se Gesù abbia affermato queste parole a quei di Sardi, che si vergognavano di confessare il Nome di Cristo davanti agli infedeli (Marco 8:38). 

 

Questa promessa è straordinaria. 

[Nella cerimonia ufficiale di presentazione e firma dei membri del Governo, si menziona il nome del prescelto e lo si presenta ufficialmente davanti al Presidente della Repubblica]. 

Cristo menzionerà il nome di ciascun credente «nel cospetto del Padre Mio e nel cospetto dei Suoi angeli» (Matteo 10:32; Luca 12:8).

 

L’apostasia della chiesa di Sardi sembra ricordare le caratteristiche della chiesa dal 1517 d.C. alla Grande Tribolazione. 

 

Nel 1517 ci fu un diffuso risveglio spirituale che, ben presto, però, fu seguito da un declino costante verso una vuota religiosità. 

La chiesa, pur conservando alcune di queste caratteristiche negative, fu risvegliata dal suo sonno spirituale mediante il movimento missionario moderno che trovò il suo slancio nel 1800. 

 

Le caratteristiche delle chiese non indicano solo i vari periodi della storia della Chiesa, ma sembrano indicare i principi spirituali che non compaiono e terminano improvvisamente in una specifica data. 

 

In altre parole la perdita del primo amore di Efeso, il compromesso di Pergamo, la tolleranza di Tiatiri e la morte spirituale di Sardi sono i problemi che la Chiesa ha dovuto sempre combattere, combatte ancora oggi e combatterà fino al giorno del Rapimento. 

 

La negligenza, relativa alla benedetta speranza del ritorno di Cristo, e la mancanza di dipendenza dallo Spirito Santo, ha condotto molti credenti di Sardi a «sporcare la loro candida veste»

 

In altre parole non cooperano più con lo Spirito Santo nella Sua opera di santificazione. 

 

Nonostante ciò ce ne sono alcuni che si distinguono da loro. Gesù afferma che questi cammineranno con Lui «in vesti bianche». 

Gli «alcuni» o gli «altri» non sono un numero chiuso, ma chi vince l'apatia, la superficialità, il peccato, i vizi, trionfando per mezzo della croce, sarà «vestito di vesti bianche» (Apoc 7:9; 19:7,8,14).

 

 

 

CONCLUSIONE

 

Oggi in Sardi vi sono dei professori nelle università di teologia, dei professori di religione nelle scuole inferiori e purtroppo anche molti predicatori che cercano di smuovere gli scritti dei riformatori. 

Soltanto pochi conduttori protestanti credono ancora alla totale ispirazione delle Sacre Scritture che, invece, era stata riconosciuta dalla Riforma quale unico fondamento e guida per la fede. 

 

Nello stesso tempo molti negano la divinità di Gesù Cristo, il Suo sacrificio sulla croce, la Sua vittoriosa risurrezione e il Suo ritorno per il giudizio e, lungi dal pensiero di ravvedersi, si allontanano sempre più dalla Parola di Dio.

  

Quant'è a noi, restiamo legati alla fedele Parola, viviamo dipendendo da Essa per poter essere la Sposa di Cristo ed essere a Lui presentata senza macchia, né ruga, ma con il nostro meraviglioso abito bianco (Efes. 5:25-27)

 

 

 

ALLEGATO 

 

 

L'APPLICAZIONE PROFETICA: IL CRISTIANESIMO DELLA RIFORMA PROTESTANTE (1500-1700) 

 

I sostenitori dell'interpretazione che le sette lettere siano altrettanti tempi della Chiesa, dal suo principio alla fine, affermano che questa sia la Chiesa protestante della Riforma.

Questo periodo storico fu meraviglioso e glorioso. Le verità bibliche, per secoli nascoste sotto il tappeto dagli interessi economici e politici, furono rispolverate. 

 

Generalmente si afferma che la "Riforma" sia stata un movimento determinato dall'azione dello Spirito Santo. Non c'è dubbio che uomini come Lutero, Calvino e altri, insorti giustamente contro le degenerazioni papali, contro l'insegnamento della donna Jezabel (Apocalisse 2:20), siano stati suscitati da Dio. 

Questi uomini hanno messo in luce il principio della "sola Scriptura", vale a dire dell'autorità della Parola di Dio. Inoltre, in un tempo in cui veniva esaltato l'umanesimo, questi uomini hanno, invece, proclamato il messaggio della sovranità di Dio, della "sola grazia" e della giustificazione per la "sola fide" (Romani 5:1), senza le opere (Romani 3:28). 

 

Il seguito però, non fu come il principio. La Chiesa é stata sì riformata, ma non rinnovata. 

Tutte queste verità fondamentali sono state predicate con forza e vigore, ma dobbiamo ricordare che non ci sono soltanto esse. 

 

Per piacere a Dio era necessario che la "riforma" continuasse. Invece ci fu ben presto una battuta d'arresto. 

Le Chiese sorte dalla Riforma sono rimaste Chiese di Stato; si è continuato ad inserire in esse tutti quanti e sono perciò rimaste Chiese "moltitudiniste", cioè con uno strano miscuglio di persone cre¬denti e di persone non rigenerate. 

Con il “pedobattismo” (battesimo dei bambini) si è continuato nella linea di prima. Questa é appunto la grande delusione della "Riforma", che può essere denunciata con le parole che troviamo qui: «Tu hai fama di vivere, ma sei morto... non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio» (Apocalisse 3:1,2).

 

É accaduto quello che l'apostolo Paolo rimproverava ai Galati nella sua lettera: «Siete voi così insensati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne?» (Galati 3:3). 

 

Se si può dire con certezza che la riforma fu un'opera di Dio, con la stessa certezza si può affermare che l'attuale protestantesimo è opera degli uomini. 

 

Il nome “protestantesimo” deriva dalla protesta o opposizione che gli evangelici fecero contro la decisione della Dieta di Spira del 1525, secondo la quale tutte le riforme della Chiesa erano proibite. Da allora tutti i seguaci della riforma furono chiamati protestanti.    

 

Lo Spirito del Signore cominciò l'opera, ma lo spirito dell'uomo la continuò. 

 

Il Signore, che vede e conosce ogni cosa, deve rimproverare dicendo: «Avete fama di vivere», “dite di essere rimasti attaccati alla Bibbia, tutta divinamente ispirata, inerrante, autorevole, ma dov'è la vostra vita, la vostra pietà, l'ubbidienza e la coerenza?" 

 

Non ci scopriamo forse mancanti? Ecco perché si deve «camminare per lo Spirito» ed essere costantemente ricolmi di Esso altrimenti i buoni inizi non sono una garanzia per il futuro: «Siate ricolmi di Spirito» (Efesini 5:18)