RITRATTO DELL'UOMO DI DIO

RITRATTO DELL'UOMO DI DIO

A DIFFERENZA DI VITA E DI PROSPETTIVA TRA L'UOMO DI DIO E L'EMPIO.

  • Chi è l’uomo di Dio?

È colui che ha accettato Gesù come proprio personale Salvatore e Signore (cioè “padrone” e “reggente unico e assoluto” di ogni aspetto della propria vita).

  • Chi è, invece, l’empio?

Empio è chi rigetta Dio, non Lo riconosce come suo Signore e, quindi, rigetta anche la Sua Legge.

(In queste definizioni, come si vede, non c’è alcuna allusione ai comportamenti giacché questi sono solo una conseguenza di quelli che sono i principi fondanti della nostra vita). 

Infatti, il Salmo 1, assumendo come già note le definizioni di cui sopra, ampiamente fornite in altre parti della Parola di Dio, passa ad esaminare direttamente quali sono i comportamenti che si addicono all’una e all’altra categoria di persone e quali ne sono le conseguenze.

Il testo dice: «Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella Legge del Signore, e su quella legge medita giorno e notte» (Salmo 1:1-2).

C’è in questi versi un’evidente contrapposizione tra due modi differenti di comportamento. 

Da una lato c’è chi fa il male (anche se evidenziato con delle forme negative piuttosto che assertive), dall’altro chi fa il bene.

Sono due aspetti del comportamento umano che non possono essere disgiunti. 

Quante volte abbiamo sentito la frase: “Io sono giusto, non faccio niente di male”. 

A parte il fatto che quest’affermazione è sempre opinabile perché nasconde una certa superficialità nell’esame introspettivo che ciascuno fa di se stesso e sulla sua obiettività (vedi Giobbe), ma è anche sempre falsa alla luce della Parola di Dio che afferma: «Non v'è alcun giusto, neppure uno» (Romani 3:10) e ancora: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rom. 3:23). 

Comunque, il “non fare niente di male” è già un buon inizio, ma non è tutto perché la Bibbia dichiara: «Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene» (Rom. 12:9) e: «Chiunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato» (Giac. 4:17).

Al "non fare il male", quindi, va sempre associato anche il "fare il bene"

Ora il Salmo scende nel particolare di cosa sia “fare il male” e, al contrario, “realizzare il bene”.

Nel descrivere la sostanza e il progresso del “fare il male”, il salmista usa tre verbi che individuano un’evidente progressione in questa direzione.

Sembra vedere un uomo che sta percorrendo una strada e prima “cammina”, poi “si ferma”, infine “si siede”.

Egli, che sta camminando sulla strada del male, avanza seguendo il consiglio degli empi. Chi siano gli empi lo abbiamo già detto.

Costoro, non avendo Dio e la Sua volontà come punto di riferimento, si conformano, pensano, vivono non solo disinteressandosi della legge di Dio, manifestata nella Sua Parola, ma anzi, spesso la violano o per mancanza di conoscenza o per esplicito disprezzo di questa volontà che, invece, è benevola, santa e pura.

  • L’uomo di Dio, allora, è beato (felice) se, innanzitutto, non si conforma a questo mondo.

È sempre stata la tendenza comune dell'uomo quella di conformarsi alla maggioranza, di fare “come fan tutti”, di nascondersi nella massa. 

Il primo punto da rilevare in questa descrizione dell'uomo di Dio, però, è che egli non si conforma ai modelli di questo mondo, ma ha il coraggio (e anche il dovere) di distinguersi, di essere diverso dagli altri. 

La sua necessità di distinzione nasce dalla consapevolezza che questo mondo ha impostato uno stile di pensiero e di vita ostile a quello che Dio ha stabilito.

Un uomo o una donna riconciliato con Dio acquisisce nella sua personalità una natura divina, opposta a quella che caratterizza gli empi, i peccatori e gli schernitori.

  • L’uomo di Dio, inoltre, si oppone ad ogni modo di pensare empio.

 

Invece di cercare consiglio in questo mondo sul modo migliore per vivere, egli cerca il consiglio di Dio.

«Io benedirò il Signore che mi consiglia, anche il mio cuore m’istruisce di notte» (Salmo 16:7), e Iddio, da parte Sua, promette: «Io ti istruirò e ti insegnerò la via per la quale devi camminare; Io ti consiglierò e avrò gli occhi su di te» (Salmo 32:8). 

  • L’uomo di Dio si oppone ad ogni modo di vivere non conforme alla legge di Dio.

Poiché il mondo non conosce Dio né i Suoi pensieri, che sono troppo alti per esso, ma vive, invece, sotto il dominio del maligno, si è creata una sua filosofia di pensiero che è diabolica, terrena, materialista.

Non è possibile, quindi, per l'uomo o la donna che vive in comunione con Dio, impostare la propria vita «secondo il consiglio degli empi»

Il credente non può, non riesce a regolare il suo modo di pensare, di parlare e di agire secondo le regole di questa società corrotta, attenendosi alla “sapienza” di questo mondo, ma alla sapienza che “viene dall'alto”, quella rivelata di Dio. 

La sua filosofia di vita non è materialistica e terrena, ma spirituale e divina. Iddio ha parlato chiaramente su come si aspetta che noi viviamo. Non siamo noi gli arbitri del bene e del male

Se da una parte l'empietà può essere definita come ignoranza di Dio, la condizione di peccatore è la deliberata violazione della legge divina. 

L'apostolo Giovanni, nella sua prima epistola, dichiara: «Il peccato è la violazione della legge» (1a Giovanni 3:4). 

Qualcuno oggi osa affermare che il cristiano si debba adattare all'evoluzione dei costumi del nostro tempo e che quella che si riteneva “legge morale di Dio” sia oggi "superata", ma la Parola di Dio, stabile, immutabile, eterna afferma: «O gente adultera, non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo, si rende nemico di Dio» (Giacomo 4:4). 

«Non amate il mondo, né le cose che sono del mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui…» (1a Giovanni 2:15-16). 

Camminare, quindi, seguendo il consiglio degli empi è certamente un comportamento abominevole, non gradito a Dio e fonte di tragiche conseguenze spirituali. 

 

Ma c’è un detto che dice che “al male non c’è mai fine” e, infatti, c’è qualcosa di peggiore del “camminare seguendo il consiglio degli empi” ed è il “fermarsi” nella via dei peccatori.

Uno che è in cammino, è in una situazione di movimento ed ha, pertanto, la possibilità di tornare indietro, ma una volta che ci si è fermati, è più difficile ripartire.

Poiché il nemico delle anime nostre non rallenta la sua nefasta azione dopo averci fatto del male aizzandoci a camminare nella via dei peccatori, egli infierisce ancora di più spingendoci a fermarci in quella via.

Una caduta, una scivolata nella via della santificazione può essere rapidamente cancellata chiedendo perdono a Dio, ravvedendoci e riprendendo il giusto sentiero, ma, quando ci si ferma nel peccato, allora la situazione diventa grave perché solo «Chi le confessa e le abbandona (le sue colpe) otterrà misericordia» (Prov. 28:13).

 

Un giusto che cade può essere rialzato, ma se persevera, se (si ferma) nel peccato, allora muta la sua posizione spirituale diventando egli stesso “un empio” e perdendo la visione della santità di Dio.

 

A questo punto potrebbe sembrare di aver raggiunto il fondo, ma non è così perché le «profondità di Satana» (Apoc. 2:24) sono senza fine.

  • Mi si dirà: questo giusto è diventato un peccatore, ha perso la grazia di Dio, cosa può esserci di peggiore?


Può esserci il «Sedere al banco degli schernitori».

 

 

Vi sono di peccatori che, pur riconoscendosi tali, non hanno la forza e la volontà di redimersi e rimangono nella loro condizione di perduti senza, per così dire, andare oltre. 

 

 Ma ve ne sono altri, peggiori dei primi, che, oltre ad essere peccatori e perduti, si dilettano nello schernire e beffeggiare tutto ciò che riguarda Dio e la santità. 

 

È l’aberrazione più totale del peccatore e il capolavoro della crudeltà di Satana e del suo odio verso Dio e verso tutto ciò che è santo.

 

Mentre l’empio pecca e rovina la sua vita, lo schernitore va ben oltre e diventa “maestro di nefandezze” per spingere altri alla perdizione.

 

Cosi' scrive Martin Lutero: Il termine “si fermano” rappresenta in modo descrittivo la loro ostinazione, il loro “collo duro” in cui si sono intestarditi, giustificandosi con parole di malizia

Adam Clarke rincara la dose con queste parole: Lo schernitore, per quanto lo riguarda, ha posto fine ad ogni religione e a ogni senso morale. Egli si è seduto, si è del tutto accomodato all’empietà e si prende gioco del peccato. La sua coscienza è diventata insensibile, ed egli è “un credente in ogni incredulità”. 

Nella Bibbia leggiamo: «Nuvole senz’acqua portate qua e là dai venti; alberi d’autunno senza frutti, due volte morti, sradicati; onde furiose del mare, schiumanti la loro bruttura; stelle erranti cui è riservata l’oscurità delle tenebre in eterno» (Giuda versi 12 e 13). Ecco, il credente che non segue questa via rovinosa, è già sulla buona strada per essere gradito al Signore. 

Ma è necessario andare oltre; occorre, ora, guardare alle cose positive “da fare” che deve associare a quelle precedenti “da non fare”. 

 

 

 

L'uomo di Dio è colui «il cui diletto è nella legge del Signore, e su quella legge medita giorno e notte» (Salmo 1:2).


 1) L’uomo di Dio, infatti, apprezza la Parola di Dio, anzi trova gioia nel meditarla.

 

La vita dell’uomo di Dio, che ha realizzato la ricchezza della Parola del Signore, non può mai essere separata dalla lettura e dallo studio della Bibbia. 

 

Il salmista dice: «Ho quanto amo la tua legge! È la mia meditazione di tutto il giorno»

«La legge della Tua bocca per me vale più di migliaia di monete d’oro e d’argento» (Salmo 119:72-97).

 

Uno dei più grandi peccati della nostra epoca è la negligenza che abbiamo rispetto alla santa Parola di Dio. Ecco perchè oggi ci sono cristiani così deboli ed inefficaci.

 

  • Che cosa significa “meditare” la Parola di Dio?

Il vocabolario dice: “Cercare di penetrare, con l'esercizio attento ed assiduo dell'intelletto, le ragioni, il significato di uno scritto... di un’idea... studiare a lungo attraverso un'attenta analisi e un'accurata elaborazione di tutti i particolari, il modo di realizzarla"

L'arte della meditazione implica il fare proprio, assimilare quel che si medita. La meditazione è tanto necessaria per la nostra salute spirituale come il masticare lo è per quella fisica. 

 

Geremia ne sapeva qualcosa quando scriveva: «Appena ho trovato le tue parole, io le ho divorate; le tue parole sono state la mia gioia, la delizia del mio cuore» (Geremia 15:16).

 

Il "ruminare" la Parola di Dio è essenziale per colui o colei che ama Dio e ricerca la Sua benedizione.

 

Martin Lutero scriveva: “Io non posso, però, degnamente e pienamente presentare il significato di grazia e la forza di questa Parola, perché il meditare consiste prima di tutto nell’osservare attentamente le parole della legge, e poi nel confrontare diversi testi biblici sullo stesso argomento … là dove il Signore ce li fornisce e ci rivela i loro nascosti segreti. Da questo tipo di attività ne esce un uomo ben istruito nella legge del Signore, tanto da poterla comunicare al popolo”. 

Nathanael Ranew così scriveva: I naturalisti osservano come per sostenere e favorire la vita del corpo siano necessarie diverse facoltà, tra le quali:

- La facoltà di ingerire gli alimenti

- Quella di ritenerli

- La facoltà di assimilarli 

- La facoltà di trarne giovamento.

La meditazione le comprende tutte e quattro.

Essa aiuta il giudizio, la sapienza e la fede, per ponderare, discernere, per far proprie le cose fornite dalla lettura e dall’ascolto.

Assiste la memoria per assicurare i gioielli delle verità divine al suo sicuro forziere.

Ha un potere digestivo e trasforma verità particolari in un nutrimento spirituale.

Infine, aiuta il cuore rinnovato a crescere verso l’alto e aumentare la sua capacità di conoscere quelle cose che ci sono date gratuitamente da Dio.

Meditiamo noi così la Parola di Dio? È il solo modo che abbiamo per attribuirle il giusto valore che merita.

 

 

 

Che cosa significa valorizzare la Parola di Dio?

Significa riconoscerla per quello che veramente è, cioè Parola di Dio. 

Significa riconoscere, come dice il Salmista che: «La legge del Signore è perfetta» e che  «ristora l'anima»; significa riconoscere che  «è verace e rende savio il semplice», che «i precetti del Signore sono giusti e rallegrano il cuore... sono molto più desiderabili dell'oro» che «il comandamento del Signore è puro e illumina gli occhi» (Salmo 19:7-10). 

Quale importanza date voi nella vostra vita alla Parola di Dio? Chi è amico di Dio la valorizza, le dà fiducia e l'ubbidisce. 

Infatti, una cosa è apprezzare la Bibbia per la sua eccellenza letteraria e per i suoi concetti teologici; altro è fare proprio il suo messaggio e vivere secondo la sua dottrina in ubbidienza quotidiana.


2) «e su quella legge medita giorno e notte».

È necessario meditare la Parola di Dio non solo di giorno, quando la mente è in completa attività, ma anche di notte, quando l’organismo cerca il riposo e le nostre funzioni fisiche si rilassano.

- Ti è mai capitato di notte di non poter dormire per gli affanni della vita, per le paure o per problemi vari? Cosa hai fatto? Hai cercato ristoro nei palliativi medici (cosa da non rifiutare assolutamente), o nella televisione, o in qualche altra attività fisica? 

Hai mai provato, invece, a meditare sulla Parola di Dio? Ti assicuro che non esiste attività più rilassante e rinvigorente del corpo e dello spirito.

La Parola di Dio ti dona una tale calma interiore che puoi serenamente riprendere a dormire, cullato dalle braccia amorevoli di Dio, mentre il tuo sonno sarà deliziato da visioni spirituali.

QUESTA NON È SOLO DOTTRINA, È REALTÀ VISSUTA!

- Nelle caldi notte estive hai mai provato, nella frescura della notte, a rimanere nel silenzio a contemplare la natura e riflettere sul creato e sulla Parola di Dio? Se non lo hai mai fatto, provaci! Vedrai i benefici che ne trarrai!

- Nelle tempestose notti invernali, o, peggio ancora, nelle tempestose notti dell’anima, afferra la Parola di Dio, scavala come si scava un tesoro, esaminala, cerca il Signore, vedrai quale tesoro di ineguagliabile valore troverai! 

- Nella valle dell’ombra della morte, quando ognuno di noi è solo con se stesso e con Dio, dove credi di poter trovare vigore se non nella Parola di Dio? 

Ricordi Stefano? Era sotto una tempesta di pietre che gli laceravano il corpo; dove trovò la forza? 

In quella Parola che ormai “dimorava” in lui e che poteva dargli una forza tale non solo per affidare serenamente il suo spirito nelle mani di Gesù «Signore Gesù, accogli il mio spirito» (Atti 7:59), ma anche per intercedere per i suoi carnefici: «Signore, non imputar loro questo peccato» (Atti 7:60). 

 

 Quali saranno le conseguenze di questo "fuggire la via degli empi" e attaccarsi, invece, alla Parola di Dio?

«Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa prospererà» (Salmo 1:3).

Quando un impianto idraulico è ben connesso con la sorgente e le tubature sono ben pulite, allora l’acqua scorrerà abbondante e fresca.

Così è per l'uomo il cui spirito è ben collegato col suo Signore tramite la fuga da tutto ciò che lo separa da Dio e la meditazione, invece, continua e profonda della Parola. Allora in lui scorrerà una vita di grande beatitudine. 

1) «Egli sarà come un albero piantato».

"Un albero piantato" è sinonimo di persone "fondate e ferme... che non saranno mai smosse dalla speranza dell'Evangelo" (Colossesi 1:23). 

Forse possiamo rammentare degli alberi che sono stati piantati all'epoca della nostra nascita e che sono cresciuti di pari passo con noi. 

Dalla nostra prima infanzia fino all'età adulta, un tale albero è rimasto stabile, crescendo sempre più grande e maestoso. 

Così l’uomo di Dio, che vive in comunione con il Signore è un albero forte, robusto, stabile, ben piantato, la cui vita manifesta stabilità in un mondo in cui la vita di molti è caratterizzata da una grande incostanza e da squilibrio in ogni impresa. 

Noi possiamo diventare "solide e stabili querce" alla gloria di Dio se cresciamo e veniamo curati nel giardino della Parola e la nostra vita potrà risultare gratificante ed attraente anche per altri per la stabilità che saprà mostrare.


 2) «… un albero piantato vicino ai ruscelli».

Un albero potrebbe anche essere ben piantato, ma se le sue radici non sono alimentate da acqua viva, morranno.

 

Se, invece, un albero è piantato vicino a ruscelli, anche durante le stagioni più secche potrà sempre trovare acqua fresca alla quale abbeverarsi.

 

L'acqua è il simbolo del ministerio dello Spirito Santo nel cuore umano. 

 

Il vero credente affonda le sue radici nella fonte dell'acqua della vita ed attinge costantemente dalle risorse infinite della vita divina. 

 

Quella vita allora non conoscerà aridità né secchezza, ma la freschezza e la vitalità dello Spirito Santo.

Il profeta Geremia scrisse: «Benedetto l’uomo che confida nel Signore e la cui fiducia è il Signore! Egli è come un albero piantato vicino all’acqua, che distende le sue radici lungo il fiume; non si accorge quando viene la calura e il suo fogliame rimane verde; nell’anno della siccità non è in affanno e non cessa di portare frutto» (Geremia 17:8).

 

 3) «… il quale dà il suo frutto nella sua stagione».

C'è una connessione vitale fra la radice e la foglia. Radici rinsecchite presto risulteranno in foglie rinsecchite. 

 

Sebbene la gente non possa vedere le radici del carattere cristiano, le foglie sono ben visibili. Ne consegue, quindi, che la condizione nascosta delle radici può essere giudicata dall'aspetto esteriore della foglia. 

 

Se la vita esteriore è fresca e verde, allora è chiaro che anche la vita interiore è pura e piena di sapore. 

 

Foglie secche sono segno di una vita rinsecchita. Vogliamo stare ben innestati nella vite in modo da essere tralci che portano frutto, perché il tralcio che non è attaccato alla vite si secca e muore. 

 

«Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in Me e nel quale Io dimoro, porta molto frutto; perché senza di Me non potete fare nulla. Se uno non dimora in Me, è gettato via come i tralci e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano» (Giovanni 15:5-6).

 

  4) « … tutto quello che fa prospererà».

Un'altra traduzione dice: «...e tutto ciò che fa giungerà a maturità»

Questo è il preciso proposito di Dio per la nostra vita: che noi avanziamo sempre verso la maturità, che noi cresciamo verso Cristo«fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo» (Efesini 4:13), oppure, per usare altre parole, «conformi all'immagine di Suo Figlio» (Romani 8:29). 

Qui abbiamo pure l'idea di successo spirituale:  «tutto quello che fa prospererà»

È bello sapere che la mano di Dio, la sola che possa garantire prosperità, si posa su ogni vita che sia fondata sulla  «buona, accettevole e perfetta volonta' di Dio» (Romani 12:2). 

Una vita fatta di successi spirituali è una vita ben radicata in Dio. 

 

Quale contrasto con la vita dell'empio! 

Il Salmista, a questo riguardo ci dice: «Non così sono gli empi; ma sono come pula che il vento disperde. Perciò gli empi non reggeranno nel giudizio, né i peccatori nell'assemblea dei giusti. Poiché l'Eterno conosce la via dei giusti, ma la via degli empi porta alla rovina» (Salmo 1:4-6). 

Notate come gli empi qui non siano "alberi viventi", ma "pula che il vento disperde". 

  • Se i primi possono sfidare persino le tempeste, gli altri vengono da esse spazzati via. 

Che Dio ci liberi da tutto ciò che è da meno di quella beatitudine che Egli si è prefisso per gli uomini e le donne che sono secondo il Suo cuore.

DIO CI BENEDICA!