LA MISERICORDIA DI DIO

LA MISERICORDIA DI DIO

Il salmo 6 è il primo dei salmi cosiddetti penitenziali; nella raccolta dei salmi ne abbiamo in tutto sette, e sono: (32; 38; 51; 102; 130; 143).

 

Il salmista Davide, oltre a essere il re d’Israele e il dolce cantore d’Israele, è anche profeta (Atti 2:30).

 

Dunque egli, essendo profeta, appare in questo salmo come Geremia, un profeta di lamentazioni. Infatti, questo salmo è particolare in quando costituisce proprio una lamentazione di Davide.

 

 

  I primi sette versi sono il lamento, il grido di un’anima angosciata e tormentata.

 

La sua lamentazione, il suo tormento molto probabilmente erano dovuti ad una sofferenza interiore ma anche esteriore; egli è malato e tormentato nell’anima e nel corpo «Risanami o Signore perché le mie ossa sono tutte tremanti. Anche l’anima mia è tutta tremante» (vv. 2-3).

 

  • Sono due le cose di cui Davide si lamenta:

 

    1) Il dolore lancinante dell’amina sua che influisce anche sul suo corpo, tanto che egli teme anche per la sua vita «poiché nella morte non c’è memoria di Te; chi Ti celebrerà nel soggiorno dei morti?» (v. 5).

 

    2) Gli insulti dei suoi nemici.

 

Ma, nonostante la sofferenza spirituale e fisica e l’oppressione dei suoi nemici, egli si rivolge a Dio invocando la Sua misericordia.

 

 

 

  Un'anima esausta

 

Nei versi 1 a 6 Davide si presenta come un peccatore penitente.

 

Può sembrare strano parlare di Davide e definirlo peccatore, lui che era un uomo secondo il cuore di Dio.

Ma questa, purtroppo, è la realtà in questo salmo, come anche in tanti altri salmi, in cui egli manifesta tutta la debolezza della sua umanità.

 

Ma questa è una realtà comune a tutti i credenti, in quanto tutti purtroppo siamo atti a fallire in molte cose (Giac. 3:2; 1 Giov. 2:1).

 

Davide inizia questo salmo con una preghiera dicendo: «O Signore non correggermi nella Tua ira, non castigarmi nel Tuo sdegno» (v. 1).

 

Molto probabilmente aveva peccato, anche se non ne conosciamo la circostanza; aveva fatto qualcosa di male agli occhi di Dio, tanto da meritare il Suo castigo «non castigarmi nel Tuo sdegno», perciò, essendo consapevole delle sue colpe e cosciente di meritare l’ira e lo sdegno del Signore, si presenta davanti a Dio come un peccatore penitente, contrito, schiacciato dal peso delle sue colpe, implorando la misericordia di Dio.

 

Ciò che spaventa Davide più di ogni altra cosa, non è l’ira dei suoi nemici, ma è l’ira e lo sdegno di Dio.

 

Egli ben sopporta di essere corretto e castigato perché sa che il Signore corregge e castiga il figlio che Egli ama (Ebrei 12:6) ma non sopporta il peso dell’ira e dello sdegno di Dio, cioè non sopporta il peso della condanna di Dio che pesa come un macigno che schiaccia l’anima sua.

 

«Signore, correggimi, ma con giusta misura; non nella tua ira, perché Tu non mi riduca a poca cosa» (Geremia 10:24).

 

Il significato è dunque questo: “Io confesso, o Signore, che merito di essere distrutto e ridotto a nulla, ma, siccome non sarei in grado di sopportare la gravità della Tua ira, perdona i miei peccati, che hanno provocato la Tua giusta ira contro di me”.

 

Egli sente la disapprovazione del Signore nella sua coscienza e si sente tutto tremante.

Al pensiero di trovarsi sotto l’ira di Dio, lontano dal Signore e di non goderne la benedetta presenza, l’anima sua è tormentata, angosciata, afflitta; si sente sfinito, esausto a forza di gemere e di piangere ogni notte. Insomma un dolore insopportabile lo consuma.

 

Questo è l’atteggiamento dell’uomo di Dio, di chi ha veramente realizzato la santità del Signore; non riesce più a vivere in questa condizione spirituale.

 

Quindi Davide domanda a se stesso e chiede a Dio: «O Signore, fino a quando?» Quanto durerà ancora questa sofferenza? Quando l’anima mia troverà pace e ristoro?

 

«Io sono esausto a forza di gemere; ogni notte inondo di pianto il mio letto e bagno di lacrime il mio giaciglio» (v. 6).

 

In questo stato d’animo così angoscioso, Davide teme di morire, e quindi cerca la faccia di Dio, ne implora la misericordia e chiede al Signore di tornare ad essere il suo Dio, a lui favorevole; di ristabilirlo, di liberarlo e di salvarlo dalla sua angoscia e dal suo peccato.

 

«Ritorna, o Signore, liberami; salvami, per la tua misericordia. Poiché nella morte non c’è memoria di Te; chi Ti celebrerà nel soggiorno dei morti?» (vv. 4-5).

 

È importante sottolineare che con questa espressione Davide non vuole affatto affermare l’incoscienza dell’anima dopo la morte, cioè non vuol dire che i defunti sono in uno stato d’incoscienza, ma, che non essendo più partecipi alla vita terrena, i morti non possono lodare, servire Dio e sperare in Lui, come se fossero sulla terra.

 

Essi non partecipano più al servizio di Dio fra il popolo, con sacrifici, preghiere ecc.

 

Dal punto di vista umano, infatti, gli scrittori sacri dell'Antico Testamento si riferiscono al soggiorno dei morti come alla terra dell'oblio, al luogo del silenzio. La morte è sonno per quel che concerne il corpo umano e non l’anima.

 

Davide desidera servire il Signore ancora sulla terra, celebrare il Suo Nome nel tempio con canti di lode, ecco perché’ dice: «Se muoio chi ti celebrerà? Chi predicherà la tua verità?»

 

«Che profitto avrai del mio sangue se io scendo nella tomba? Potrebbe la polvere celebrarTi, predicare la Tua verità?» (Salmo 30:9).

 

Fratelli noi siamo sempre manchevoli davanti a Dio, e tante volte ci sentiamo aggravati dal peso dei nostri peccati con cui offendiamo il Signore. Siamo consapevoli che meritiamo l’ira e il castigo di Dio, tuttavia possiamo umilmente rivolgerci fiduciosi a Lui, il quale ci viene incontro con la Sua misericordia.

 

«Il Signore è pietoso e clemente, lento a l’ira e ricco in bontà. Egli non contesta in eterno, né serba la sua ira per sempre. Egli non ci tratta secondo i nostri peccati, e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe. Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così è grande la Sua bontà verso quelli che Lo temono. Come è lontano l’oriente dall’occidente, così ha Egli allontanato da noi le nostre colpe. Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso il Signore verso quelli che Lo temono. Poiché’ Egli conosce la nostra natura; Egli si ricorda che siamo polvere» (Salmo 103:8-14)

 

 

 

  Davide si lamenta dei suoi nemici

 

Il verso 7 ci parla di un’altra causa che ha contribuito pesantemente al dolore e alla sofferenza di Davide: i suoi nemici.

 

«L’occhio mio si consuma di dolore, invecchia a causa di tutti i miei nemici» (V7).

 

Molto probabilmente per questo stato di malessere spirituale e fisico in cui si trova in questa circostanza, Davide è vulnerabile e i suoi nemici ne approfittano per ostacolarlo e opporsi ancora di più a lui e al suo regno.

 

Sembra che essi godano di questa sofferenza e di questa condizione in cui si trova Davide e quindi sperano di sopprimerlo.

 

Quando siamo deboli nello spirito e nel corpo, il nemico ne approfitta, trova campo libero per scagliare i suoi colpi più violenti per abbatterci, per non farci più rialzare.

Ma noi, anche se siamo vulnerabili e deboli, abbiamo dalla nostra parte il Signore: «I miei nemici mi augurano del male, dicendo: quando morrà? E quando sarà dimenticato il suo nome? E se uno di loro viene a vedermi, dice menzogne, il suo cuore accumula malvagità dentro di sé; e appena uscito sparla. Tutti quelli che mi odiano bisbigliano tra loro contro di me; contro di me tramano il male. È stato colpito, essi dicono, da un male incurabile; ora che è steso su un letto, non si rialzerà più’….Ma tu, o Signore, abbi pietà di me e rialzami…» (Salmo 41:5-10).

 

Gloria a Dio! Il Signore è Colui che ci rialza il capo ci da’ la vittoria davanti al nemico.

 

Fratelli non ci scoraggiamo, «noi siamo più che vincitori in virtu’ di colui che ci ha amati» (Romani 8:37).

 

 

 

  Piena fiducia di Davide

 

Nei versi 8 a 10 notiamo che avviene un cambiamento straordinario nel cuore di Davide.

 

Nei primi 7 versi il salmista esprime solo dolore, angoscia, sofferenza, paura, pianto, ma qui Davide esprime coraggio e piena fiducia in Dio.

 

Il verso 9 ci rivela il segreto di questo inatteso cambiamento; non sappiamo come sia accaduto, ma di sicuro la certezza della risposta di Dio si è fatta strada nella sua vita.

 

Questo è avvenuto nell’anima di Davide: egli ha realizzato la certezza di essere stato ascoltato e accolto da Colui che siede sul Suo trono di gloria. Davide semplicemente e umilmente si è rivolto a Dio, ed è stato raggiunto dalla Sua grazia.

 

Il Signore nel suo amore si è mostrato favorevole verso di lui: «Via da me, voi tutti malfattori, poiché il Signore ha udito la voce del mio pianto. Il Signore ha ascoltato la mia supplica, il Signore accoglie la mia preghiera» (vv. 8-9).

 

La presenza del Signore è la scintilla che accende il coraggio e la fiducia nel cuore di Davide. Egli riceve la forza di reagire e affrontare i suoi nemici «Via da me, voi tutti malfattori».

 

Inoltre Davide supplica il Signore affinché i suoi nemici, quelli che vogliono il suo male, siamo confusi, smarriti, non riescano nel loro malvagio disegno, ma voltino le spalle per la vergogna.

 

«Tutti i miei nemici siano confusi e grandemente smarriti; voltino le spalle per la vergogna in un attimo» (v. 10).

 

Questi ultimi versi ci danno un insegnamento molto importante per la nostra vita: Quando ci rivolgiamo a Dio con umiltà, Egli ascolta sempre le nostre preghiere. In qualsiasi momento, in qualsiasi circostanza in cui ci troviamo, se andiamo al trono della Sua grazia, Egli accoglie sempre la nostra preghiera e ci esaudisce.

 

Allora le cose nella nostra vita cambiano, quando ci incontriamo con Lui, quando siamo raggiunti dalla Sua meravigliosa grazia.

 

La Sua viva presenza fa la differenza nella nostra vita: «Ho cercato il Signore, ed Egli mi ha risposto; mi ha liberato da tutto ciò che mi incuteva terrore….Questo afflitto ha gridato, e il Signore l’ha esaudito; l’ha salvato da tutte le sue disgrazie…Gli occhi del Signore sono sui giusti e i Suoi orecchi sono attenti al loro grido… i giusti gridano e il Signore li ascolta; li libera da tutte le loro disgrazie» (Salmo 34: 4, 6, 15, 17).

 

Fratelli confidiamo sempre nel nostro Dio che è benedetto in eterno!