LA GIOVENCA ROSSA - PARTE TERZA

9. La croce di Cristo: fondamento della nostra salvezza e della nostra separazione dal mondo

 

Ma, non vi è altro? 

 

- Certamente, vi vediamo la natura in ogni periodo della sua esistenza; dal più alto fino al più basso punto della sua storia.

 

- Vi vediamo anche la fine di tutta la gloria di questo mondo.

 

Il cedro e l’issopo rappresentano la natura in tutta la sua estensione, da ciò ch’essa ha di più infimo a ciò che racchiude di più elevato.

 

«Salomone parlò degli alberi dal cedro del Libano all’issopo che spunta dalla muraglia» (1o Re 4:33).

 

Lo «scarlatto» è considerato, da coloro che accuratamente esaminano la Scrittura, come il tipo e l’espressione dello splendore umano, della grandezza mondana, della gloria di questo mondo, della gloria dell’uomo. 

 

Vediamo dunque nelle ceneri, residuo dell’incenerimento della giovenca, la fine di ogni grandezza mondana, di ogni gloria umana, e la messa a parte della carne con tutto ciò che le appartiene. 

 

Questo rende particolarmente significativo d’atto di bruciare la giovenca, ed espone una verità troppo conosciuta e troppo presto dimenticata quand’è nota – verità proclamata in quelle parole memorabili dell’Apostolo: 

«Quanto a me non sia mai che io mi vanti d’altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la quale il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il mondo» (Galati 6:14).

 

Pur accettando la croce come base della liberazione da tutte le conseguenze dei nostri peccati e della nostra completa accettazione da Dio, noi siamo tutti, purtroppo, inclinati a rifiutarla come base della nostra completa separazione dal mondo.

 

Tuttavia la croce ci ha separati per sempre da tutto ciò che appartiene al mondo che attraversiamo.

 

Sono i miei peccati aboliti? Sì, sia benedetto l’Iddio di ogni grazia! 

 

In virtù di che cosa? In virtù della perfezione del sacrifico espiatorio di Cristo secondo la stima di Dio stesso. 

 

Ora è precisamente nella stessa misura che troviamo nella croce la nostra liberazione da questo presente secolo malvagio, dalle sue massime, dalle sue abitudini, dai suoi principi. 

 

Il credente non ha assolutamente nulla di comune con questa terra appena realizza il significato e la potenza della croce del Signor Gesù Cristo. 

 

Questa croce ha fatto di lui un pellegrino e uno straniero in questo mondo. 

 

Ogni cuore devoto vede l’ombra cupa della croce librarsi al di sopra di tutto lo splendore, di tutte le vanità, di tutte le pompe di questo mondo. 

 

Questa vista rendeva Paolo capace di stimare come fango il mondo, le sue dignità più elevate, le sue forme più attraenti, le sue glorie più brillanti: «il mondo, per me, è stato crocifisso» dice egli, «e io sono stato crocifisso per il mondo».

 

Tale era Paolo; tale dovrebbe essere ogni cristiano - uno straniero sulla terra, un cittadino del cielo, e ciò non soltanto in principio o in teoria, ma di fatto e in realtà; poiché, tanto sicuramente la nostra liberazione dall’inferno è più che un semplice principio od una teoria, altrettanto sicuramente la nostra separazione da questo presente secolo malvagio è un fatto che dobbiamo realizzare.

 

 

Perché dunque non si insiste di più su questa grande verità pratica presso i credenti? 

 

Perché siamo così lenti ad esortarci gli uni gli altri secondo la potenza di separazione che la croce di Cristo comporta? 

 

Se il mio cuore ama Gesù, non cercherò un posto, una parte o un nome, là ove Egli non ha trovato che la croce d’un malfattore. 

 

Caro lettore, è il solo modo di esaminare la cosa. 

 

Amate voi realmente Cristo? Il vostro cuore è stato veramente commosso e attirato dal Suo meraviglioso amore per voi? 

 

Se così è, non dimenticate che egli è stato rigettato dal mondo

 

Nulla è cambiato. Il mondo è sempre il mondo.

 

Ricordiamoci che uno degli artifizi speciali di Satana è di condurre gli uomini che han trovato la sal-vezza per Cristo, a disconoscere o a rinnegare la loro identificazione con Lui nel Suo rigettamento - a prevalersi dell’opera espiatoria della croce, pur stabilendosi a loro agio in un mondo colpevole d’aver inchiodato Cristo a quella croce

 

In altri termini, Satana conduce gli uomini a pensare e a dire che il mondo del ventesimo secolo è del tutto differente da quello del primo secolo: che se il Signore Gesù fosse sulla terra ora, sarebbe trattato ben differentemente di quel che lo fu allora; che il mondo attuale non è pagano, ma cristiano: e che ciò costituisce una differenza tale che ogni cristiano può attualmente accettare un diritto di cittadinanza in questo mondo, avervi un nome, una posizione, una parte.

 

Ora tutto ciò non è che una menzogna del grande nemico delle anime

 

Il mondo può aver modificato i suoi costumi, ma non ha cambiato di natura, di spirito, di principi.

 

Esso odia Gesù tanto cordialmente che quando gridava: «Toglilo! Crocifiggilo!»

 

Se giudichiamo il mondo alla luce della croce di Cristo, troveremo che esso è, come sempre, un mondo malvagio, che rigetta Cristo.

 

Ci sia accordato di comprendere più a fondo la verità presentata dalle ceneri della giovenca rossa! Allora la nostra separazione dal mondo e la nostra consacrazione a Cristo saranno più energiche e più reali. 

Voglia il Signore, nella Sua infinita bontà, che così ne sia di tutto il Suo popolo in questi giorni di falsità, di mondanità e di professione esteriore!

 

 

 

10. L’impiego e la destinazione delle ceneri

 

Vediamo ora l’impiego e la destinazione delle ceneri: «Chi avrà toccato il cadavere di una persona umana sarà impuro sette giorni. Quando uno si sarà purificato con quella acqua il terzo e il settimo giorno sarà puro; ma se non si purifica il terzo e il settimo giorno, non sarà puro. Chiunque tocchi un morto, cioè il corpo di una persona umana che sia morta e non si purifica, contamina la dimora del Signore e quel tale sarà tolto via da Israele. Siccome l’acqua di purificazione non è stata spruzzata su lui, egli è impuro; ha ancora addosso la sua impurità» (Numeri 19:11-13).

 

È una cosa ben seria l’aver da fare con Dio – camminare con Lui giornalmente, in mezzo ad un mondo corrotto e corruttore. 

 

Iddio non può tollerare alcuna impurità in coloro coi quali si degna camminare e nei quali abita. 

 

Egli può perdonare e togliere i peccati, può guarire, purificare e restaurare; ma non può tollerare nel Suo popolo un male che non sia giudicato. 

 

Se lo facesse, sarebbe rinnegare il Suo Nome e la Sua natura stessa.

 

Questa verità è ad un tempo profondamente solenne e benedetta.

 

È la nostra gioia l’aver a che fare con Colui la cui presenza reclama e assicura la santità.

 

Noi attraversiamo un mondo, in cui siamo circondati da influenze corruttrici. La vera contaminazione non si contrae ora toccando «un morto, o ossa d’uomo, o un sepolcro». 

 

Queste cose erano, come sappiamo, dei tipi di cose morali e spirituali con cui siamo in pericolo d’essere in contatto ad ogni momento.

 

Non dubitiamo affatto che coloro i quali han molto da fare con la cose di questo mondo, risentano penosamente la grande difficoltà di uscirne con mani pure.

Per questo occorre una santa vigilanza in tutte le nostre abitudini e le nostre relazioni, per tema di contrarre delle contaminazioni che interromperebbero la nostra comunione con Dio.

 

Egli vuole averci in uno stato degno di Lui: «Siate santi, perché Io sono santo».

 

Ma il lettore serio la cui anima aspira alla santità può chiedersi: Che dobbiamo dunque fare, se è vero che siamo circondati da ogni lato da influenze corruttrici, e se siamo talmente inclini a contrarre queste contaminazioni? 

Inoltre, se è impossibile aver comunione con Dio quando le nostre mani sono impure e la nostra coscienza ci condanna, che dobbiamo fare?

 

Rispondiamo: Innanzitutto, siate vigilanti. 

 

Contate molto e seriamente su Dio. 

Egli è fedele e misericordioso - un Dio che ascolta la pre-ghiera e l’esaudisce - un Dio liberale e che non fa rimpro-veri. «Egli dà una maggior grazia». 

Questo è positivamente una carta in bianco su cui la fede può scrivere la somma che desidera. 

 

Il desiderio reale dell’anima vostra è forse quello di avan-zare nella vita divina, di crescere nella santità personale? 

 

Allora badate di “non camminare”, neppure un’ora sola, in contatto con ciò che contamina le vostre mani, ferisce la vostra coscienza, contrista lo Spirito Santo e distrugge la vostra comunione. 

 

Siate energici! Abbiate un cuore diritto. Rinunciate immediatamente ad ogni cosa impura; qualunque cosa vi costi, rinunciatevi; qualunque perdita trascini con sé, abbandonatela! 

Nessun interesse mondano, nessun vantaggio terrestre può compensare la perdita d’una coscienza pura, d’un cuore tranquillo e del godimento della luce della faccia del nostro Padre. 

 

Siete convinti di ciò? Se lo siete, applicatevi a realizzare la vostra convinzione. 

 

Qualcuno potrebbe chiedere: Che cosa si deve fare quando si ha realmente contratto una contaminazione? Come si può toglierla

 

Ascoltate il linguaggio figurato del capitolo 19 dei Numeri: «Per colui che sarà divenuto impuro si prenderà della cenere della vittima arsa per il peccato, e vi si verserà su dell’acqua di fonte, in un vaso; poi un uomo puro prenderà dell’issopo, lo intingerà nell’acqua e spruzzerà la tenda, tutti gli utensili, tutte le persone presenti e colui che ha toccato l’osso o l’ucciso o il morto o il sepolcro. L’uomo puro spruzzerà l’impuro il terzo giorno e il settimo giorno, e lo purificherà il settimo giorno; poi l’impuro si laverà le vesti, laverà se stesso nell’acqua e sarà puro la sera» (Numeri 19:17-19).

 

Vi è una doppia azione presentata nei versetti 12 e 19; cioè l’azione del terzo giorno e quella del settimo.

 

Entrambe erano essenzialmente necessarie per togliere la contaminazione contratta nel cammino dal contatto con le diverse forme della morte specificate più su.

 

Che cosa figurava questa doppia azione? Che cosa vi corrisponde nella nostra storia spirituale?

 

Senza dubbio questo: allorché per mancanza di vigilanza e di energia spirituale, tocchiamo la cosa impura e in tal modo siamo contaminati, possiamo ignorarlo; ma Dio conosce tutto a questo riguardo.

 

Egli se ne occupa per noi, veglia per noi; e, sia benedetto il Suo Nome, non come un giudice irritato o come un censore rigido, ma come un tenero padre, che non c’imputerà mai nulla, perché tutto è già stato imputato da tempo a Colui che morì al nostro posto. 

 

Nondimeno Egli non mancherà di farcelo sentire profondamente e vivamente. Egli sarà un censore fedele della cosa impura e può riprovarla tanto più energicamente in quanto non ce ne terrà mai conto.

 

Lo Spirito Santo ci ricorda il nostro peccato, ciò che ci causa una inesprimibile angoscia di cuore. Quest’angoscia può continuare per qualche tempo. Può durare per qualche istante, o anche dei giorni, dei mesi, degli anni. 

 

Abbiamo conosciuto un giovane cristiano che fu infelice durante tre anni per aver fatto un’escursione con degli amici mondani.

 

Noi crediamo che quest’opera convincente dello Spirito Santo sia rappresentata dall’azione del terzo giorno; ci ricorda il nostro peccato.

 

Poi ci ricorda ed applica alle nostre anime, per mezzo della Parola scritta, il valore della morte di Cristo, come essendo ciò che ha già risposto alla contaminazione che contraiamo così facilmente.

 

Questo risponde all’azione del settimo giorno, toglie la contaminazione e ristabilisce la nostra co-munione.

 

Ricordiamoci bene che non possiamo mai sbarazzarci dalla contaminazione in alcun altro modo.

 

Possiamo cercare di dimenticare la ferita o lasciare al tempo la cura di cancellarla dalla nostra memoria.

 

Ma non c’è nulla di più disastroso che trattare così la coscienza e i diritti della santità. Questo è insensato quanto pericoloso, poiché Dio, nella Sua grazia, ha pienamente provveduto a togliere l’impurità che la sua santità scopre e condanna in tal modo che se l’impurità non è tolta, la comunione è impossibile: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con Me» (Giov. 13:8).

 

La sospensione dalla comunione di un credente è ciò che risponde all’esclusione d’un membro dalla congregazione d’Israele.

 

Il cristiano non può mai essere reciso da Cristo, ma la comunione può esser interrotta da un solo pensiero colpevole; bisogna dunque che questo pensiero colpevole sia giudicato e confessato, affinché la contaminazione sia tolta e la comunione ristabilita.

 

Caro lettore, dobbiamo conservare una coscienza pura e mantenere la santità di Dio, altrimenti faremo ben tosto naufragio quanto alla fede, poi cadremo del tutto.

 

Che il Signore ci dia di camminare tranquillamente e con cura, nella vigilanza e nella preghiera, fin quando deporremo i nostri corpi di peccato e di morte, ed entreremo nel soggiorno risplendente e benedetto dove il peccato, la contaminazione e la morte sono sconosciuti.

 

 

 

11. La cura di Dio per il Suo popolo.

 

Studiando gli ordinamenti e le cerimonie della economia levitica, niente colpisce di più della cura gelosa con cui l’Iddio d’Israele vegliava sul Suo popolo, affinché fosse preservato da ogni influenza corruttrice.

 

Di giorno o di notte, fossero svegli o dormissero, dentro o fuori, in seno alla famiglia o nella solitudine, i Suoi occhi erano sopra loro.

 

Egli vegliava sul loro nutrimento, sul loro vestimento, sulle loro abitudini e sui loro assestamenti domestici. Egli li istruiva accuratamente su ciò che potevano o non potevano mangiare o indossare. Manifestava loro anche distintamente il Suo pensiero per quel che concerneva il toccare o il maneggiare le cose.

 

In una parola li aveva circondati di barriere ampiamente sufficienti, se soltanto avessero voluto farvi caso, per evitare la corrente della contaminazione a cui erano esposti da ogni lato.

 

In tutto ciò vediamo evidentemente la santità di Dio; ma vediamo altrettanto chiaramente la Sua grazia.

 

Se la santità divina non poteva sopportare nessuna contaminazione sul popolo, la grazia divina provvedeva ampiamente alla purificazione.

 

Queste cure si manifestano nel nostro capitolo sotto due forme:

 

il sangue espiatorio 

l’acqua d’aspersione

 

Preziose risorse!

 

Se non conoscessimo le immense provviste della grazia divina, i diritti supremi della santità di Dio sarebbero sufficienti per schiacciarci; mentre, essendo accertati dalla grazia, possiamo rallegrarci con tutto il nostro cuore nella santità.

 

 

Un israelita poteva fremere udendo queste parole: «chi avrà toccalo un morto, il cadavere  d’un uomo che è morto sarà impuro sette giorni».

 

E ancora: «Chiunque avrà toccato un moro, il corpo di una persona umana che sia morta e non si sarà purificato, ha reso impuro il tabernacolo dell’Eterno; e quest’anima sarà recisa da Israele».

 

Tali parole potevano veramente terrificare il suo cuore. Ma allora le ceneri della giovenca arsa e l’acqua d’aspersione gli presentavano il memoriale della morte espiatoria di Cristo, applicata al cuore dalla potenza dello Spirito di Dio: «Egli si purificherà con quest’acqua il terzo giorno, e il settimo giorno sarà puro; ma se non si purifica il terzo giorno, allora non sarà puro il settimo giorno».

 

Notiamo che non si tratta né di offrire un nuovo sacrificio, né di una nuova applicazione del sangue.

 

È importante vedere e comprendere chiaramente questo. La morte di Cristo non può essere ripetuta.

 

«Cristo, essendo stato risuscitato e dai morti, non muore più: la morte non domina più su di lui. Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio» (Romani 6: 9-10).

 

Noi siamo, per la grazia di Dio, al beneficio del pieno valore della morte di Cristo;  

 

- ma, essendo circondati da ogni parte dalle tentazioni e dai lacci ai quali rispondono le tendenze della carne che è ancora in noi; 

 

- avendo inoltre un avversario potente, sempre in agguato per sorprenderci e condurci fuori dal sentiero della verità e della purezza, 

 

non potremmo avanzare un solo istante, se il nostro Dio, nella Sua grazia, non avesse provveduto a tutte le nostre necessità per la morte preziosa e la mediazione onnipotente del nostro Signore Gesù Cristo.

 

Non solo il sangue di Cristo ci ha lavati da tutti i nostri peccati, e riconciliati con un Dio santo, ma «noi abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo il Giusto». «Egli e sempre vivente per intercedere per noi». E «Egli può salvare interamente coloro che s’accostano a Dio per mezzo di Lui» 

 

Egli è sempre nella presenza di Dio per noi; è là come il nostro rappresentante e ci mantiene nella divina integrità della posizione e della relazione nelle quali la sua morte espiatoria ci ha posti. La nostra causa non può mai essere perduta fra le mani di un tale Avvocato.

 

Bisognerebbe ch’Egli cessasse di vivere prima che il più debole dei suoi santi potesse perire. 

 

Noi siamo identificati con Lui, ed Egli con noi.

 

Or dunque, lettore cristiano, quale dovrebbe essere l’effetto pratico di tutte queste grazie sui nostri cuori e sulla nostra vita? 

 

Quando pensiamo alla morte e all’incenerimento - al sangue e alle ceneri - al sacrificio espiatorio e all’intercessione del Sacerdote e dell’Avvocato, quale influenza dovrebbe ciò esercitare sulle nostre anime? Come dovrebbe agire questo pensiero sulle nostre coscienze? 

 

Ci condurrà forse a tenere in poco conto il peccato? Avrà forse per effetto di renderci leggeri e frivoli nelle nostre vie? 

 

Così non sia! 

 

Possiamo essere certi di questo: l’uomo che può vedere nelle ricche risorse della grazia di Dio una scusa per la leggerezza di condotta o la frivolezza di mente, conosce pochissimo o affatto la vera natura della grazia, la sua influenza e le sue risorse. 

 

Potremmo immaginarci per un solo istante che le ceneri della giovenca o l’acqua d’aspersione potessero avere per effetto di rendere un Israelita incurante della sua condotta? 

 

Certamente no. Anzi il fatto stesso d’una tale precauzione contro la contaminazione doveva fargli sentire quanto fosse cosa seria il contrarre la contaminazione. Il mucchio di ceneri deposte in un luogo netto offriva una doppia testimonianza: testimoniava della bontà di Dio e della natura odiosa del peccato.

Dichiarava che Dio non poteva sopportare l’impurità in mezzo al Suo popolo, ma pure che Dio aveva provveduto i mezzi per togliere l’impurità.

 

È impossibile che la dottrina benedetta del sangue sparso, delle ceneri, e dell’acqua d’aspersione, possa essere compresa e gustata, senza che produca un santo orrore del peccato in tutte le sue forme corruttrici. E noi possiamo affermare, inoltre, che chiunque ha provato l’angoscia di una coscienza contaminata non può considerare con leggerezza la contaminazione. 

 

Una coscienza pura è un tesoro troppo prezioso perché uno se lo lasci rapire con leggerezza; d’altra parte una co-scienza contaminata è un fardello troppo gravoso perché uno se lo indossi alla leggera. 

 

Ma, benedetto sia l’iddio d’ogni grazia, Egli ha provveduto per ogni nostro bisogno in modo perfetto, e non in maniera da renderci negligenti, bensì vigilanti.

«Figlioletti miei, vi scrivo queste cose, affinché non pecchiate» . Poi aggiunge: «Se pure alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo giusto; Egli è la propiziazione per i nostri peccati, e non solo per i nostri ma anche per il mondo intero» (1ª Giov. 2:1-2).

 

Ancora una parola sugli ultimi versetti di questo capitolo: 

 

«E questo sia loro uno statuto perpetuo; e colui che avrà spruzzata l’acqua di purificazione, si laverà i vestimenti e chi avrà toccata l’acqua di purificazione sarà impuro fino alla sera. E tutto quello che l’impuro avrà toccato sarà impuro , e la persona che avrà toccato lui sarà impura fino alla sera» (Numeri 19: 21-22).

 

Al versetto 18, abbiamo visto che occorreva una persona pura per fare spruzzamento su quella contaminata; qui vediamo che si contraeva contaminazione nell’atto di spruzzare un altro.

 

Mettendo insieme queste due cose, impariamo, come qualcuno ha detto, che «contaminato è colui che ha da fare col peccato altrui, benché vi tocchi per dovere e a fin di purificare il suo prossimo; non è punto colpevole quanto l’altro, è vero, ma noi non possiamo avere contatto col peccato senza essere contaminati». 

 

Impariamo ancora che per condurre un altro a godere della virtù purificatrice dell’opera di Cristo, dobbiamo goderne noi stessi.

 

Chiunque aveva spruzzato altri con l’acqua di aspersione, doveva lavarsi i vestimenti e lavare se stesso con acqua; poi la sera era netto (Numeri 19: 19).

 

Possano le nostre anime afferrare bene quest’insegnamento!

 

Noi possiamo vivere abitualmente nel sentimento della purezza perfetta in cui ci ha introdotti la morte di Cristo e nella quale ci mantiene la Sua funzione di Sacerdote.

 

Non dimentichiamo mai che il contatto col male contamina.

 

Era così sotto la dispensazione mosaica, oggi il medesimo principio permane.