IL PIETISMO

Dopo la morte di Martin Lutero nel 1546, tra i suoi seguaci si sviluppò un acceso dibattito con la contrapposizione tra la scuola di Melantone e quella capeggiata da Nikolaus von Amsdorf.

La divisione fu faticosamente ricomposta solamente con la Formula di Concordia (1577) e il Libro (1580) di Concordia. Tuttavia, successivamente proprio i teologi luterani caddero in quella cristallizzazione scolastica, che tanto avevano criticato negli studiosi cattolici.

Contro questa cristallizzazione e contro un'osservanza rigida e superficiale della vita religiosa reagì il movimento dei pietisti, una corrente luterana sviluppatosi nel XVII e XVIII secolo in Germania grazie all'azione del teologo alsaziano Philipp Jakob Spener, ispirato, a sua volta, dai lavori di Johannes Arndt, il padre teologico del pietismo, e del mistico francese Jean de Labadie.

Mentre i riformatori Martin Lutero e Filippo Melantone si erano allontanati criticamente dalla scolastica, la teologia del Medioevo, i loro successori presso le università (soprattutto a Wittenberg e a Jena) la ripresero e la utilizzarono come "materiale scolastico" del dogma protestante.

I pietisti accusarono i teologi di aver svenduto l'esperienza centrale della riforma e di aver ucciso la sua vivacità e predicavano una vera riforma di vita secondo l'insegnamento di Lutero, quindi una trasposizione della pratica di vita, vale a dire una penetrazione religiosa nella vita quotidiana. 

Invece della Chiesa istituzionalizzata, subentrarono il cristiano individuale e la sua pietà (devozione) personale.

In parole povere era il momento che la fede doveva diventare (di nuovo) una questione di cuore.

Il principio del pietismo era quindi il seguente: la fede deve farsi strada, deve scendere dalla testa e entrare nel cuore, cioè deve essere vissuta (praxis pietatis); vale a dire la fede, dal luogo della mente, del pensiero, della comprensione (la testa) deve entrare nella sede della sensazione e del sentimento (il cuore).

Il movimento pietistico trattava la personale accettazione del messaggio biblico, la personale vita di fede e quella della preghiera, la vivida gestione della scrittura in contrasto con la "fede di testa" du-rante il periodo dell'ortodossia luterana e poi nel tempo dell'illuminismo nel 17°/18° secolo. Inoltre ci si voleva allontanare dalla dottrina moraleggiante dei 10 Comandamenti verso uno stile di vita maturo e indipendente, alimentato da un rapporto vivo con Gesù Cristo.

Il centro dei pietisti non era più la giustificazione, ma la rinascita e "guarigione" (conversione) di ogni individuo e il rapporto del "rinato" con Dio veniva determinato come un rapporto personale con Dio. 

Il Pietismo (dal latino pietas=devozione, religiosità) nacque durante la seconda metà del Seicento, come reazione contro il protestantesimo. 

Per i pietisti il protestantesimo era troppo dogmatico e formale e non dava abbastanza importanza all’esperienza interiore. 

La fede doveva invece essere vissuta con il cuore, come un sentimento, e la religiosità doveva essere un’esperienza personale di ciascuno. 

Esso partiva dalla convinzione, tipica del cristianesimo riformato, che il credente possa ricevere il perdono delle sue colpe (giustificazione) solo per l'intervento di una grazia esterna, ma vedeva questa giustificazione come una trasformazione interiore totale: il perdono del peccato comporterebbe una conversione totale del credente, e non soltanto un miglioramento, una correzione. 

Il pietismo rappresentò una forma concreta con cui si volle vivere il cristianesimo di confessione protestante, sorta in polemica con il luteranesimo istituzionale. 

Il fondatore del movimento fu il tedesco Jakob Spener (1635-1705), che nel 1670 a Francoforte, organizzò gruppi di laici, detti "Collegia Pietatis" (assemblee di devozione), gruppi privati che si riunivano per letture e scambi spirituali e svolgevano un’azione parallela a quella della Chiesa. 

Il rinato si incontrava con altri rinati in "collegia pietatis" (conventiculum, studi biblici, semplicemente "lezioni"), cioè in circoli di pietà, la forma tipica della comunità del pietismo.

Si trattava, come si direbbe oggi, di un "movimento a "cerchia familiare", dove i "pietisti" non si separavano dalla Chiesa protestante, ma esistevano come "ecclesiola in ecclesia", cioè come cellula centrale in una Chiesa che intendevano rinnovare e dalla quale doveva partire una benefica influenza missionaria ("praxis pietatis") sia sulla Chiesa che sulla società.

Il pietismo teorizzava il sacerdozio di tutti i credenti e introduceva all'uffizio del Predicatore, accanto ai teologi, anche i laici senza alcuna formazione accademica, soprattutto uomini.

Per i pietisti, fin dal principio, era importante il "cambiamento del mondo attraverso il cambiamento dell'uomo"; questo si manifestava in molti campi: nello sviluppo di orfanotrofi, nel campo dell'assistenza ai poveri e bisognosi, nella pedagogia (“Franckeschen Stiftungen“) e nella missione interna ed esterna, ecc..

La maggior parte delle Chiese protestanti regionali rifiutavano il pietismo e vietavano la “collegia pietatis”.

Nel 1675 Spener pubblicò l’opera intitolata Pia desideria, dove esponeva i punti fondamentali del Pietismo. In seguito il movimento si diffuse in Germania, in Inghilterra e in America, dove sopravvisse fino all’Ottocento. 

Il conte Nikolaus Ludwig von Zinzendorf (1700-1760) condusse l'esperimento di una intera comunità retta secondo i principi del pietismo come modello di vita sociale, a Herrnhut in Slesia.