IL METODISMO

Il Movimento Evangelico Metodista nasce in Inghilterra come movimento di “risveglio” cristiano ad opera soprattutto del pastore anglicano John Wesley (1703-1791) e della sua cerchia di amici e collaboratori nella prima metà del 1700 nell’ambito di un paese fortemente segnato dalla Riforma protestante nella sua versione anglicana.

 

Il movimento di rinnovamento spirituale si colloca nel quadro della spinta rinnovatrice che aveva percorso il protestantesimo sin dal secolo precedente.

 

Alle sue radici vi furono infatti due grandi movimenti religiosi: il puritanesimo inglese e il pietismo tedesco ai quali il metodismo è debitore per molte idee e una tipica spiritualità.

 

Infatti, nel 1600 le grandi chiese che si richiamavano ai princìpi della Riforma risentivano delle grandi dispute teologiche del passato e spesso lo studio minuzioso degli aspetti dottrinali aveva preso il sopravvento rispetto alle esigenze di una fede più partecipata a livello personale. 

Esse si trovavano in una situazione di «sonno», in una condizione negativa da cui era necessario uscire.

Lo spirito stesso della Riforma che poneva se stessa come ecclesia semper reformanda (la chiesa dev’essere sempre sottoposta e disponibile a una riforma) è stato incarnato dai movimenti di risveglio.


I due fratelli John e Charles Wesley insieme ad altri giovani si riunivano per studiare la Bibbia e impegnarsi a vivere una vita cristiana molto regolata. Per questo al gruppo fu attribuito il termine metodista; questo termine alludeva all’antica setta cosiddetta dei Physicians (medici), per cui quasi tutte le malattie potevano essere curate per mezzo di un metodo specifico di dieta ed esercizio, o riferendosi ad un metodo più regolare di studio e comportamento rispetto a quello comune a quelli della loro età e posizione.

Tuttavia John Wesley per evitare ulteriori fraintendimenti su questo movimento adottò il termine metodista; lui stesso fu costretto a dare spiegazioni di questo termine precisando che, questo come altri attribuiti, non fu stabilito dagli stessi metodisti., ma fu utilizzato per screditarli, ovviamente senza la loro approvazione o consenso.

Il fine del movimento era, ed è tuttora, il rinnovamento della chiesa e la diffusione della santità secondo le Scritture, che in sé comprende la giustizia sociale in tutto il mondo.

Wesley rivolgeva la predicazione dell’evangelo soprattutto ai poveri, ai diseredati, ai minatori e alle classi basse della popolazione.

 

Convinto che i convertiti dovessero essere consolati ed esortati frequentemente, li organizzò in classi, società e circuiti, con un responsabile per ciascun gruppo. In questo modo il risveglio inglese ebbe due effetti particolari.

Il primo, il messaggio di Cristo tornava a risuonare in mezzo al popolo, a coloro che non avrebbero mai osato mettere piede in una cattedrale anglicana.
Poi, le classi popolari metodiste maturarono appunto coscienza e dignità di classe un secolo prima di Marx. Il partito laburista inglese e i sindacati nacquero in ambiente metodista.

Tutta la storia del Metodismo è derivata da una felice intuizione teologica di John Wesley, e cioè che la rivelazione dell’amore di Dio per l’uomo è una verità interiore che si palesa nell’esperienza della carità umana.

Questo significa che l’Evangelo incarnato nel Cristo – che Dio ha amato l’uomo indipendentemente da quello che egli è – acquista un valore sociale e diventa impegno di vita. Di qui la massima coerenza tra messaggio e azione.
Separare l’opera missionaria di Wesley dal suo pensiero teologico, che ne è il propulsore, non è perciò possibile.

Una cosa non può essere intesa senza l’altra: sono interdipendenti.
L’assioma metodista è che Dio ha dato tutto (e questo è dottrina teologica) per cui tutto noi dobbiamo dare (e questo è impegno sociale).

C’è dunque un collegamento indissolubile tra la salvezza ricevuta come dono gratuito in Cristo e la salvezza offerta come dono riconoscente al fratello.

Come movimento di risveglio religioso e sociale che coinvolse dapprima Inghilterra e Nord America e poi, per l’attività dei suoi missionari, si diffuse ben presto in Europa e nel resto del mondo.
In America dove però la chiesa, rompendo sul piano istituzionale e non su quello teologico, assunse una organizzazione diversa dal metodismo britannico costituendosi come «Chiesa metodista episcopale».

Il risveglio procedette a ondate successive e a intervalli, sovente ricomparendo dal nulla e mettendocela sempre tutta per scuotere dal loro sereno e colpevole sonno molte chiese evangeliche del XIX e XX secolo.

Oggi, la Chiesa Metodista conta diversi milioni di fedeli e si configura come una grande famiglia di chiese che forma il Consiglio Mondiale Metodista e si caratterizza ovunque per la sua profonda spiritualità, per il suo dinamismo evangelistico e per la sua marcata sensibilità ai problemi etici, sociali e politici.

Le Chiese metodiste rappresentano una delle maggiori realtà del protestantesimo mondiale, radicato soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti, ma anche in paesi quali la Corea e il Sudafrica.

Il Metodismo mondiale è particolarmente coinvolto con tutto il protestantesimo nell’impegno per la “Giustizia, la pace e la salvaguardia dei creato“. Peculiare caratteristica del Metodismo poi è l’avere accanto ai pastori consacrati un rilevante numero di predicatori laici, uomini e donne, i quali, adeguatamente preparati teologicamente, svolgono un importante ruolo nella evangelizzazione ed ovviamente nella predicazione. Fin dal tempo di Wesley, non poche donne provenienti da tutti i ceti sociali, vincendo dimostrazioni di ostilità e non pochi pericoli materiali, cominciano a predicare e il loro crescente successo ne portò alcune a intraprendere studi e a diventare predicatrici autorizzate.
In Italia la penetrazione del Metodismo, anche se presentatosi per primo tra le missioni agganciate a Stati la cui libertà era ormai di antica tradizione, fu tardiva.

 

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