IL CANONE DELLE SCRITTURE

IL CANONE DELLE SCRITTURE

Definizione:

 

Per “Canone” delle Sacre Scritture si intende l’insieme dei libri della Bibbia che sono stati accettati da tutti come regola di fede e di condotta.

 

“Canone” è una parola greca che significa “canna”, bastone, regola.

I Greci chiamavano il regolo del falegname o il metro, “un canone” (vd. figura sopra). Quindi la parola è stata usata in senso lato per stabilire una norma o una regola morale, di lingua, di arte, di fede, di condotta, ecc. (quindi non semplicemente una lista!)

Quando l’apostolo Paolo esorta i Galati a camminare «secondo questa regola» (Gal. 6:16), usa il termine “canone”.

 

Perciò, il “Canone della Scrittura” sta ad indicare il fatto che questi testi erano stati riconosciuti affidabili una volta per sempre e distinti da tutti gli altri perché potessero “servire come norma di fede”.

 

 

  Il Canone dell’Antico Testamento

 

I 39 libri che compongono l’Antico Testamento li abbiamo ricevuti dagli Ebrei (Rom. 3:1-2).

Non appena questi libri vennero all’esistenza per volontà divina, furono accettati dalla totalità degli Ebrei come ispirati da Dio.

 

a.    Questi libri si imposero come ispirati da Dio! Non ci fu nessuna assise o sinodo che ne dichiarò la canonicità.

 

b.    L’esistenza di due canoni è solo una teoria

 

Nelle Bibbie ebraiche, tuttavia, essi erano distribuiti secondo un criterio diverso.

 

 

  Divisione ebraica delle Sacre Scritture

 

Quando Gesù apparve agli apostoli dopo la Sua resurrezione disse: «Queste sono le cose che Io vi dicevo quand’ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose scritte di Me nella Legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi» (Luca 24:44), sottolineando, così la divisione dell’Antico Testamento in tre parti e Giuseppe Flavio, famoso storico ebreo nato nel 37 d.C., scriveva: “Presso di noi … abbiamo 22 libri che racchiudono la storia di tutte le età passate e sono meritatamente creduti divini”.

 

TORÀ

(Legge)

NEBIIM (Profeti)

KETHUBIM (Scritti)

Anteriori

Posteriori

Poetici –

Sapienz.

Rotoli

Storici

Genesi

Giosuè

Isaia

Salmi

Cantico/C.

Daniele

Esodo

Giudici

Geremia

Proverbi

Ruth

Esdra

Levitico

1° e 2° Samuele

Ezechiele

Giobbe

Lamentazioni

Nehemia

Numeri

1° e 2° Re

Profeti minori

 

Ecclesiaste

1° e 2° Cronache

Deuteronomio

 

 

Ester

 

 

Divisione della TaNaK (Bibbia ebraica)

 

Torah (Legge) 5 libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio

 

Nevim (Profeti) 8 libri:

 

 Profeti anteriori: Giosuè, Giudici, Samuele, Re

 

 Profeti posteriori: Isaia, Geremia, Ezechiele

 

 12 Profeti minori [in un libro solo ]: Osea, Amos, Gioele, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia

 

Ketovim (Scritti) 11 libri: Salmi, Giobbe, Proverbi, Cantico dei Cantici, Ruth, Lamentazioni, Ecclesiaste, Ester, Daniele, Esdra-Neemia, Cronache.

 

Totale 24 libri conforme al numero delle lettere del alfabeto ebraico

 

 

  I libri apocrifi

 

Si chiamano così dei libri religiosi ebraici d’origine oscura (“apocrifo” significa “segreto, nascosto”) e tardiva (tra il II secolo a.C. e il I o II secolo d.C.), che non sono mai stati inclusi nel Canone ebraico. Essi sono noti con il termine di antilegomena (dal greco αντιλεγομενα, "ciò di cui si è parlato contro". Il termine è utilizzato da Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica, nell'elenco dei libri in uso nelle chiese nel IV secolo, prima della chiusura definitiva del canone cristiano del nuovo Testamento).

 

Aggiunti dalla chiesa cattolico-romana col nome di “Deuterocanonici” (aggiunti al Canone) alla fine del Concilio di Trento [1] l’8 aprile del 1546, sono:

 

1° e 2° Maccabei, Sapienza, Giuditta, Ecclesiastico, Baruc, Tobia, oltre ad alcuni frammenti di Ester (10:4; 16:24) e di Daniele (3:31; 10:13; 14:1-42).

 

Noi non li accettiamo per i seguenti motivi:

  • Né Cristo, né gli apostoli, né alcun libro del N.T. fa mai riferimento ad essi;
  • La maggior parte dei “padri della Chiesa” non li ha accettati (Agostino, Girolamo, ecc.)
  • Il contenuto di questi libri è nella maggior parte modesto e dubbio!
  • Furono aggiunti dopo il completamento del Canone dell’A.T.
  • Il popolo d’Israele, che ha detenuto gli oracoli di Dio ( Romani 3:2), non li ha accettati;
  • Gli stessi autori di questi libri escludono di essere “ispirati”. Ecco come termina il secondo libro dei Maccabei: “Se la disposizione dei fatti è riuscita scritta bene e ben composta (cioè “come si conviene alla storia”), era quello che volevo; se invece è riuscita di poco valore e mediocre, questo solo ho potuto fare” [II Maccabei 15:38 - Bibbia CEI, 1974].
  • Come ben dice San Gerolamo, non sono da considerarsi ispirati dei libri che contengono delle favole. Tra l’altro,  la morte del re Antioco Epifane è raccontata in tre modi diversi: una prima volta il re muore di crepacuore; una seconda lapidato dai sacerdoti e la terza in seguito ad una orribile malattia intestinale (I Maccabei 6:13-16; II Maccabei 1:15-16; 9:5).

 

Ma perché la chiesa cattolica ha aggiunti questi libri al canone? Semplicemente perché da alcuni di essi può trarre alcune delle sue dottrine:

 

  Tobia 4: l’elemosina libera da ogni peccato, dalla morte e salva dalle tenebre F dottrina delle indulgenze

 

  Baruc: Ascolta la supplica dei morti d’Israele F La preghiera e l’intercessione dei morti

 

Nei libri apocrifi ci sono anche altre storie che servono di base ad alcune false dottrine presenti nella chiesa cattolica romana, come il purgatorio.


Per esempio, nei Maccabei ci sono dei passi che parlano di preghiere per i morti e di un sacrificio espiatorio offerto per dei morti e la presunta esistenza di un luogo di mezzo, il purgatorio  (cfr. 2 Maccabei 12:38-46) e di preghiere fatte da un sacerdote morto e dal profeta Geremia (morto anch'egli) per i vivi sulla terra (cfr. 2 Maccabei 15:11-16).

Altre simili falsità sono presenti in Baruc 3:4, dove si afferma che Dio ascolta le preghiere dei morti. In Tobia (versi 12:9 e 14:11), dove viene insegnata la salvezza mediante le opere, in contrasto con gli insegnamenti della Parola di Dio (cfr. Efesini 2:8,9). In Sapienza viene poi insegnata l'esistenza dell'anima delle persone prima della creazione del corpo (verso 8:19) e la creazione del mondo partendo da materia preesistente (11:17)

 

 

   Il Canone del Nuovo Testamento

 

Gesù non lasciò nulla di scritto, ma promise ai Suoi discepoli che lo Spirito Santo, quando sarebbe venuto, avrebbe preso del Suo o lo avrebbe loro annunciato (Giovanni 16:12-15). Il diffondersi del Cristianesimo esigeva che l’insegnamento di Gesù, dato per mezzo degli apostoli, rimanesse invariato. Era necessario, quindi, fissare per iscritto la dottrina di Cristo e gli eventi della Sua vita.

 

I primi libri del Nuovo testamento ad essere composti furono le Epistole, alcune personali, altre indirizzate ad una chiesa ed altre ancora ad un gruppo di chiese. ln seguito apparvero gli Evangeli; l’ultimo libro ad apparire forse è stata la 1° Epistola di Giovanni.

L’apostolo Pietro, fin dal 66 d.C., mette le Epistole di Paolo sullo stesso piano delle Scritture dell'A.T.

 

I libri furono raccolti insieme dopo circa 300 anni.

 

Gli scritti del N.T. furono scritti tra il 50 e il 100 d.C. e iniziarono a circolare tra il 100 e il 200 d.C.

Furono poi esaminati attentamente (200-300 d.C.), confrontati e fra il 300 e il 400 furono fissati i libri canonici.

 

Inizialmente essi erano divisi in due gruppi:

 

  • OMOLOGUMENA – Raccolte di libri accettati da tutte le chiese (con qualche perplessità su Apocalisse e Ebrei)
  • ANTILEGOMENA – Accettati da quasi tutte le chiese (Epistole di Giacomo e Giuda).

 

Le chiese che rifiutarono inizialmente questi libri li considerarono libri apocrifi.

 

Per avere il canone definitivo si tiene conto:

 

1.    Autorità degli scrittori (Pietro, Giovanni, Giacomo)

 

2.    Accordo unanime: è un fatto storico che in quattro secoli furono tutti d’accordo.

 

3.    Complicità esterna (la firma degli apostoli)

 

4.    Il contenuto fu riconosciuto come dottrina in perfetta armonia, che contrasta con l’accostamento con qualche libro apocrifo

 

[1] Il Concilio di Trento Concilio Tridentino fu il XIX concilio ecumenico della Chiesa cattolica, aperto da papa Paolo III nel 1545 e chiuso, dopo numerose interruzioni, nel 1563.

Con questo concilio venne definita la riforma della Chiesa cattolica (Controriforma) e la reazione alle dottrine del calvinismo e del luteranesimo (Riforma protestante).

Fu un concilio importante per la storia della Chiesa cattolica, tanto che l'aggettivo "tridentino" viene usato ancora oggi per definire alcuni aspetti caratteristici della Chiesa cattolica ereditati da questo concilio e mantenuti per i successivi tre secoli, fino ai concili Vaticano I e Vaticano II. Nel suddetto concilio furono inserite le dottrine cattoliche dei sacramenti, il peccato originale, l’immacolata concezione di Maria, l’inserimento nel canone dei libri cosiddetti apocrifi.