CAPITOLO 8

RISTORO RECIPROCO

 

Nel Vangelo di Giovanni viene citato un episodio che solo lui ha riportato.

È un avvenimento pieno di significato divino e che aiuta moltissimo a fare luce sul problema del come vivere nel mondo. Mi riferisco al brano nel capitolo 13 nel quale il nostro Signore Gesù Cristo si cinge di un asciugamano, prende una bacinella, e lava i piedi ai Suoi discepoli. Questo atto di Gesù ha delle lezioni da insegnarci che non intendo approfondire qui.

 

Voglio attrarre l’attenzione, invece, sul comandamento che segue: «… anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Poiché io v’ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come v’ho fatto Io … Se sapete queste cose, siete beati se le fate» (versi 14-17).

 

Che cos’e questo lavaggio reciproco dei piedi? Che cosa vuol dire lavare i piedi al mio fratello e che i miei siano lavati da lui?

 

L’aspetto della verità sul quale qui si vuole porre enfasi è il ristoro.

 

 

Come vedremo tra poco, è qualcosa che sta molto a cuore al Signore il fatto che noi, come Suoi figliuoli, impariamo il ministero del ristoro verso i nostri fratelli, e che essi, di rimando, siano un ristoro per il nostro spirito.

 

Lasciatemi dire subito che questo brano non riguarda i peccati. Non importa se vado scalzo o se porto i sandali, o anche le scarpe, è inevitabile che la polvere mi si attacchi ai piedi. Non posso evitarla. Ma cadere, e dopo essere caduto rotolare nella polvere in modo che essa si attacchi al mio corpo e ai miei vestiti, questo non è inevitabile, anzi non deve assolutamente succedere!

 

Per andare da un posto all’altro mi servono i piedi, ma non è certo necessario che mi rotoli per terra per arrivare dall’altra parte: posso farlo senza bisogno di dimenarmi nel fango!

 

Allo stesso modo nella vita cristiana, inciampare e cadere e poi rotolarsi nella polvere, senz’altro è peccato. Bisogna pentirsi ed essere perdonati da Dio, perché non è necessario che io cammini col Signore a quel modo, nascondendomi dietro la scusa che “Ogni tanto devo cadere; è inevitabile!” Questo, siamo tutti d’accordo, è sbagliato.

 

Ma il punto riguardo alla polvere sui nostri piedi è questo: che, camminando nel mondo, non importa chi siamo o quanto stiamo attenti, è inevitabile che sui nostri piedi si attacchi qualcosa.

Naturalmente, se non tocchiamo mai il suolo, non raccoglieremo niente; ma in questo caso dovremmo essere portati da qualcuno. Se tocchiamo la terra, il suolo - e chi è che non li tocca - senz’altro ci impolvereremo.

 

Anche il nostro Signore Gesù Cristo rimproverò il fariseo che l’aveva invitato con le parole: «Tu non m’hai dato dell’acqua ai piedi» (Luca 7:4-4).

 

Ricordate, quindi, che il lavaggio reciproco in Giovanni 13 non riguarda i peccati commessi, per i quali c’è sempre il perdono tramite il Sangue, ma dei quali, ad ogni modo, Dio vuole che siamo liberati. Esso riguarda piuttosto il nostro cammino quotidiano nel mondo, dal quale è inevitabile che subiamo un’influenza negativa.

 

«Voi siete netti», dice Gesù.

Per questo basta il Sangue prezioso di Gesù. «Chi è lavato tutto non ha bisogno...» e per quanto riguarda il peccato la frase potrebbe finire qui.

 

Ma muoviamoci nel regno di Satana e certamente qualcosa si avvinghierà a noi.

 

Come uno strato sottile esso si interpone fra noi e il nostro Signore. Non si può sfuggire, perché tocchiamo continuamente le cose del mondo, i suoi affari e i suoi piaceri, la sua corrotta scala di valori e la sua ottica che esclude Dio. Donde le parole con le quali Gesù conclude: «...che d’aver lavati i piedi».

 

Dunque, vediamo ora il lato pratico di questo fatto. Alcuni di voi, fratelli e sorelle in Cristo, devono andare a lavorare negli uffici o nei negozi, diciamo, per sette o otto ore al giorno. Non è sbagliato che fate questo; non è peccato lavorare in un negozio o in una fabbrica. Ma quando tornate a casa dal lavoro, non trovate che siete stanchi e depressi e fuori sintonia con ogni cosa? Incontri un fratello, ma non puoi scivolare facilmente e direttamente in un discorso su cose divine.

È come se fossi rivestito di qualcosa che ti sta contaminando. Ripeto: non è necessariamente un peccato; è soltanto che il tuo contatto col mondo ha depositato su te quello strato di polvere, di offuscamento. Non puoi non sentirlo, perché sembra che non sei capace di elevarti subito verso il Signore.

 

L’incontro luminoso che hai avuto con Lui la mattina sembra che sia stato oscurato; la sua freschezza si è allontanata da te. Abbiamo fatto tutti questa esperienza.

 

Oppure alcune delle nostre sorelle devono attendere ai lavori domestici. Prendiamo per esempio una giovane madre che sta preparando il pranzo e ha qualcosa a cuocere sul fornello. All’improv­viso il bimbo piange, il campanello suona, il latte si versa sui fornelli - succede tutto contemporaneamente. Corre da una parte e perde l’altra! Dopo che tutto è stato finalmente messo a posto, si siede e sembra che abbia bisogno di una forza che la tiri di nuovo su, verso Dio. Essa è cosciente che qualcosa non va; non è peccato, ma è come uno strato di polvere che si deposita su tutto, uno strato sottile che si avvinghia, che si interpone fra lei e il suo Signore, ed essa si sente offuscata, sporca. Non c’è più quel “via libera” che la porta subito a Dio.

 

Questo, penso, illustri il bisogno del lavaggio dei piedi.

 

Molte volte siamo stanchi e logorati dai nostri doveri. Quando ci mettiamo a pregare, troviamo che dobbiamo aspettare un po’. Sembra che ci vogliono dieci o venti minuti prima di arrivare di nuovo al punto in cui veramente possiamo metterci in comunione con Dio. O, se ci mettiamo a sedere per leggere la Parola, troviamo che ci vuole uno sforzo concentrato per ripristinare quell’apertura alla Sua voce.

 

Ma com’è bello se, durante il ritorno verso casa, incontriamo un fratello con un cuore traboccante, che viene or ora da un tempo di comunione con Dio! Egli, senza alcuna intenzione particolare, ci stringe la mano spontaneamente e dice: “Fratello, lode al Signore!”

 

Forse non sa niente, ma in qualche modo è come se egli fosse venuto con un aspirapolvere e avesse pulito tutto.

Immediatamente sentiamo che il nostro rapporto con Dio è stato restaurato.

 

A volte puoi andare ad una riunione di preghiera con uno spirito appesantito a causa dell’effetto del lavoro durante il giorno. Qualcuno prega, ma ti senti ancora lo stesso; prega un altro, e non c’è nessuna differenza. Ma poi un altro fratello o sorella prega e in qualche modo, immediatamente senti la potenza di Dio che ti eleva verso Lui. Sei ristorato, i tuoi piedi sono stati lavati.

 

Che cosa vuol dire, allora, lavaggio?

 

Vuol dire restaurare la freschezza iniziale; vuol dire riportare le cose a una limpidezza tale che è come se uscissero di nuovo dall’immediata presenza di Dio, rinnovate dalle Sue mani.

 

Non so quante volte io mi sia sentito così giù, quando non era proprio il peccato che mi turbava, ma quello strato di polvere; e poi ho incontrato un fratello o una sorella, uno che non sapeva nulla della mia condizione, ma che con una semplice parola ha schiarito ogni cosa. Quando succede questo, sentite semplicemente che le tenebre si dissolvono, lo strato di polvere scompare.

Lode a Dio, siete ristorati e riportati di nuovo nella condizione primitiva dove potete godere direttamente il rapporto con Lui.

 

Questo è il lavaggio dei piedi - ristorare i miei fratelli in Cristoriportare un fratello alla posizione in cui sembra che sia appena uscito dalla presenza di Dio.

È questo ministero reciproco che il Signore desidera vedere fra i Suoi figliuoli.

 

Se camminiamo con Dio, non c'è giorno in cui, se vogliamo, non possiamo essere di ristoro ai nostri fratelli.

Questo è uno dei più grandi ministeri.

Può essere soltanto una stretta di mano o una parola di incoraggiamento detta casualmente, oppure soltanto la luce del cielo che risplende nei vostri volti. Ma se facciamo la Sua volontà e non c’è nessuna nuvola tra noi e Dio, saremo usati liberamente.

Possiamo anche non saperlo, anzi è meglio non cercare di saperlo – forse sarebbe molto meglio non saperlo mai. Ma, che lo sappiamo o no, siamo costantemente usati per ristorare il nostro fratello.

 

Quando è giù e nelle tenebre, quando ha un peso sul cuore o un oscuramento davanti agli occhi, quando è stato offuscato e sporco, allora verrà da noi. Potrà restare per poco tempo, forse soltanto alcuni minuti.

Richiedete in quel momento questo ministerio; cercate grazia da Dio per aiutare quel fratello.

 

Spesso pensiamo che sarebbe bene se potessimo dare dei lunghi sermoni che raggiungano un ampio uditorio, ma pochi hanno questo dono, e molti non sono neanche raggiunti da quei pochi che lo hanno.

 

Ristorare il cuore dei santi, è invece un ministerio che ognuno può compiere e che può raggiungere tutti. Nella valutazione di Dio esso è senza prezzo.

 

Per servire gli altri in questo modo, però, dobbiamo rispettare i patti.

 

Se veramente stiamo camminando con Dio, naturalmente, non c’è dubbio che saremo usati, perché con Lui non ci sono limiti. Se noi stessi siamo immacolati, col cuore colmo della Sua gioia e della Sua pace, allora è certo che esso traboccherà.

 

Perciò la semplice domanda che ti pongo è questa: “C’è qualche punto di controversia fra te e Dio?”

 

Mi riferisco naturalmente ad un problema reale, conosciuto. Se non c’è niente di speciale, allora non c’è bisogno di andare a cercare qualcosa: il Signore stesso lo scoprirà.

 

Quando Egli vuole portare alla luce qualcosa, voi siete scrutati dall’alto, Egli punterà il Suo dito e tu lo saprai.

Non c’è bisogno che scruti con gli occhi dentro e fuori di te, per controllare e analizzare ogni sentimento per cercare di tirarlo fuori. Lodalo! È compito del Signore, non tuo, far luce nel tuo cuore e mostrarti quando ti sei sviato da Lui.

 

Una cosa e certa: se hai una controversia con Dio, puoi soltanto offuscare gli altri. Non potrai mai lavare i loro piedi.
 
Quando essi sono giù, li porterai ancora più giù; quando essi si sentono appesantiti, andrai da loro e si sentiranno ancora più appesantiti. Invece di ristorarli e dargli quella freschezza che viene da Dio, potrai soltanto spingerli in un buio più profondo.

 

Essere in disaccordo con Dio è il modo più sicuro per consumare le risorse vitali della Sua Chiesa, mentre la più grande manifestazione di potenza è, credo, essere costantemente in grado di ristorare gli altri.

 

È una cosa senza prezzo, quel tocco divino che solleva, pulisce, rinnova.

 

«Anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri».

 

Di tutti i comandamenti dati ai Suoi discepoli questo è - ed uso l’espressione nel suo senso più puro - il più energico.

 

Per imprimere in essi la sua importanza, Egli stesso lo eseguì davanti a loro. Era un’espressione del Suo amore per «i Suoi che erano nel mondo» (verso 1).

 

Egli si prefiggeva di dimostrare ai Suoi discepoli che cosa intendeva per "ministerio".

 

Non è un lavoro da pulpitoè servire l’uno l’altro con una bacinella e un asciugamano.

Ci sarà sempre bisogno di sollevare la gente caduta, portando al pentimento i deboli che hanno peccato; ma il più grande bisogno dei santi oggi è il ristoro, col quale, posso dire, li si riporta al punto di partenza, a Dio. Questa è potenza.

 

Gesù stesso «era venuto da Dio» (verso 3) per fare questo.

 

Non so come la pensate voi, ma credo che non ci sia potenza più grande che avere la freschezza di Dio davanti al mondo. Non trovate che è la manifestazione più grande della potenza della vita divina?

 

In un sistema ottenebrato dal fumo dell’abisso, come siamo contenti di incontrare dei santi i quali sono rinfrescati dall’aria limpida del cielo. Tale freschezza porta di nuovo in voi e in me il soffio della vita divina.

 

Ringrazio il Signore che nella mia gioventù ho avuto il grande privilegio di conoscere una delle più rare sante. L’ho conosciuta durante molti anni, e trovavo in lei molte qualità spirituali; ma penso che la cosa che mi e rimasta più impressa e il senso della presenza di Dio in lei.

Non potevi restate seduto a lungo davanti a lei, e nemmeno entrare nella sua stanza e stringerle la mano, senza sentire la presenza di Dio che ti circondava. Non sapevi il perché, ma lo sentivi. Non ero l’unico a sentirmi cosi. Chiunque aveva un incontro con lei dava la stessa testimonianza.

Devo confessare che in quei giorni mi sentivo spesso scoraggiato, e sembrava che tutto andasse male. Ma entravo nella sua stanza, e mi sentivo immediatamente rimproverato; mi sentivo subito faccia a faccia con Dio, ed ero ristorato.

 

Perché dovrebbe accadere questa cosa, quest’immediata restaurazione? Non credo perché sia un ministero di pochi privilegiati.

 

Il Signore vorrebbe che ognuno di noi fosse così, che impartisse quella potenza che ravviva i nostri fratelli e le nostre sorelle quando sono stati offuscati.

 

Per favore ricordate - oso dirlo - che qualche volta essere offuscati fa più male alla testimonianza del cristiano nel mondo che non i peccati di cui è cosciente.

 

Chiunque di noi, ogni tanto, può peccare, ma siccome siamo sensibili a questo, siamo subito coscienti di averlo fatto e cerchiamo il perdono. Ma molte volte siamo stati offuscati per ore dall’offuscamento del mondo, e poiché non è esattamente un peccato, restiamo indifferenti.

 

È allora che il nostro impatto sul mondo si attutisce.

 

Com’e bello allora avere vicino a noi un fratello o una sorella tramite i quali siamo riportati ancora una volta ad una comunione rinnovata con Dio!

 

Quali sono, allora, le regole? Sono due.

 

Prima.

 

Come abbiamo visto, non ci devono essere discordie conosciute fra me e il Signore che non siano state chiarite; perché se ci sono, questo effettivamente mi pone completamente fuori dal ministerio.

 

Qualunque sia il problema, deve essere risolto subito o divento inutile. Invece d’essere un vantaggio per la Chiesa di Dio, sono diventato solo un peso. Non posso dare nessun contributo; posso solo aggiungere un altro passivo nella vita dei Suoi figliuoli.

 

Per essere un contribuente ci deve essere una trasparenza fra me e Dio su ogni questione nota.

Poi, libero da tale disarmonia, anch’io posso essere il mezzo per risollevare i miei fratelli alla posizione di potenza contro il mondo.

 

 

Seconda.

 

Per evitare malintesi questo deve essere affermato chiaramente.

 

Non dimenticate che questo ristoro è reciproco. “Anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri” disse Gesù.

 

Chi ristora deve aspettare di essere a sua volta ristorato.

 

Molte volte Dio potrà usare te, ma allo stesso modo, molte volte, Egli potrà usare qualcun altro per rinnovare te.

 

Non esistono alcuni pochi privilegiati scelti per il compito spirituale di “ristoratori”, proprio come nessuno di noi è assolto dal camminare in questo mondo e quindi dal bisogno di essere rinnovato.

 

Come nel caso di Pietro, nessuno di noi è autorizzato a dire di se stesso: “Ho oltrepassato quello stadio. Ora sono in così stretto rapporto con Dio che non posso essere offuscato, e posso pregare o predicare senza bisogno di tale ministero. Tu non mi laverai mai i piedi!”

 

Nella Chiesa non esiste nessuna classe superiore di fratelli i quali non hanno bisogno di essere rinfrescati. È qualcosa dal quale dipende ogni servo di Dio.

 

È ben probabile che tu, impiegato in un negozio o in cucina tutto il giorno, avrai bisogno di essere ravvivato; ma alcuni di noi hanno lavorato tutto il giorno nelle chiese - anche noi abbiamo bisogno di essere ravvivati!

 

Il nostro bisogno di rinnovamento spesso è altrettanto grande, anche se possiamo essere assopiti tanto da trascurare quel fatto.

 

Sia che lavoriamo in una sfera chiaramente mondana, sia che siamo occupati in cose dette “spirituali”, il mondo è intorno a noi, ci racchiude nella sua morsa.

 

Sempre, perciò, abbiamo bisogno dell’aiuto di qualche fratello o sorella che ci sollevi di nuovo per ricevere quel tocco divino rinfrescante, quel rinnovamento della potenza di Dio.

 

Cosi il principio del Corpo è, molto semplicemente, rinfrescare ed essere rinfrescati.

 

Più andiamo avanti col Signore, più abbiamo bisogno dei fratelli. In questo ministero nessuno di noi è insignificante, e nessuno di noi raggiunge un punto in cui non ha bisogno di ricevere il ministero di un altro.

 

La mia preghiera per me stesso è che Dio possa ogni tanto usarmi per rinnovare lo spirito di qualcun altro quando è stanco, e che allo stesso modo Egli possa usare qualcun altro per toccare il mio spirito indebolito e rinnovarmi.

 

Se per mezzo di quel fratello l’offuscamento del mondo è tolto da me, in modo che venendo stanco me ne torno ristorato, allora egli ha comunicato la vita di Cristo a me.

 

Quel che ho cercato di descrivere, così, in termini semplici, costituisce un fronte unito contro il mondo. Non e una cosa da poco. Se lo crediamo abbastanza fermamente per praticarlo, esso possiede, sono convinto, la potenza per far tremare le roccaforti più potenti di Satana.

 

Concludo con le parole di Gesù: «Se sapete queste cose, siete beati se le fate» (Giov. 13:17).