CAPITOLO 5

La potenza di Dio

 
«Non per potenza né per forza, ma per lo Spirito Mio» (Zacc.4:6)
 
 
5a Siamo davvero cambiati?
 
Stiamo vicino alla conca e guardiamo intorno. Sotto di noi c’è la sabbia del deserto, la stessa sabbia che si trova fuori del cortile. Sopra di noi c’è il cielo azzurro con il sole che ci brucia, lo stesso sole che conoscevamo già prima di entrare nel cortile.
 
È cambiato qualcosa? Grazie a Dio, sì. 
 
Prima eravamo perduti, ora siamo salvati.
 

Prima eravamo nel regno del diavolo, adesso siamo nel Regno di Dio.

 

Prima eravamo sotto l’ira di Dio, ora siamo riconciliati in virtù del sangue di Cristo. 

 

Prima andavamo curvi sotto il peso della colpa, adesso abbiamo imparato a camminare nella luce godendo costantemente la grazia del perdono. 

 

Prima ci sapevamo indegni. adesso ci rallegriamo nella santità e nella giustizia di Gesù date a noi gratuitamente.

 

Siamo diventati figli di Dio, con tutti i diritti e privilegi che loro appartengono
 
Quasi diremmo: cosa vogliamo ancora di più?! E tuttavia ... ci manca ancora molto.
 
È vero, la nostra POSIZIONE nel cospetto di Dio è cambiata completamente
 
Dobbiamo chiederci però, se siamo cambiati NOI. Siamo davvero cambiati?
 
“Ma certo”, uno dirà, “Sono nato di nuovo! Mi sento rigenerato. Adesso vivo per Cristo; sento la gioia nel cuore”.
 
Però molti di quelli che si sono arresi a Cristo hanno dovuto constatare che questo sentimento di gioia non durava. A poco a poco sembrava diminuire.
 
Hanno cercato la colpa dentro loro stessi pensando: “Certamente sono stato mancante verso Dio”. 
Hanno aumentato i loro sforzi, intensificato le loro pre-ghiere, scrutato la loro vita per scoprire ciò che non andava bene ... senza alcun risultato. 
 
Non trovando la causa del male in loro stessi, sono rimasti delusi in Dio.
 

Altri hanno dovuto sostenere una dura lotta contro qualche vizio o peccato che non voleva scomparire.

Sono ritornati mille volte alla conca per lavarsi e alla fine hanno pensato: “Chissà se Dio continuerà a perdonarmi!” 
 
Anch’essi hanno lottato, si sono sforzati, hanno pregato ... senza alcun risultato. 
Il vizio era più forte di loro.
 

Altri ancora hanno cercato di condividere la gioia della loro salvezza con altri, sperando che questi si sarebbero convertiti. 

Stranamente, nessuno rispondeva, nessuno capiva. 
Hanno poi aumentato le loro preghiere, i loro sforzi, le loro evangelizzazioni ... ma senza risultato.
Hanno chiesto a Dio il perché di questo. Non potrebbe Egli collaborare un po’ di più?!
 
Quanti cristiani si trovano nel cortile in questo stato d’animo! 
 
Sono senza gioia, senza vittoria, delusi, impotenti, depressi. Si sentono addirittura ingannati. 
 

Pensavano di aver raggiunto la terra promessa, ma si trovano nel deserto, pur essendo nel cortile.

 

Pensavano di aver ricevuto una nuova vita piena di gioia ... ma in realtà la gioia non c’è, invece c’è il peccato, la sconfitta e l’aridità.

 
Tutte le loro lotte contro il peccato e tutti i loro sforzi per il Signore non sono serviti a nulla.
 
Guardano intorno nel cortile e vedono che tutti gli oggetti sono fatti di RAME, il materiale con cui si fabbricano le armi per la guerra.
 
Infatti c’è la guerra nella loro vita, la guerra contro loro stessi, contro la loro vecchia natura che si dimostra troppo forte, la lotta per portare frutto per Dio senza che il frutto venga.
 
Sperimentano ciò che Paolo ha scritto: «Perché il bene che voglio non lo faccio, ma il male che non voglio, quello faccio» (Rom.7:15).
 
Rame tutto intorno ... non ci sarebbe una via di scampo? Dio vuole che le cose rimangano per sempre così?
No, certamente no! 
 
Egli ci mostra una porta che conduce alla pace.
 
 
5b Un’altra porta
 
Appesa su cinque colonne dorate vediamo una tenda decorata con gli stessi colori incontrati già all’ingresso del cortile: bianco, violaceo, porporino e scarlatto
 
È la porta del santuario.

 

Come la prima porta, anche la seconda porta è un simbolo di Gesù stesso.
 
Nello stesso modo in cui Gesù è stato la porta per la quale siamo entrati nel cortile, Egli vuole ora essere la porta che ci conduce nel santuario.

 

La soluzione dei problemi di cui abbiamo parlato sopra, si trova in Gesù. 
 
Ci vuole un nuovo incontro con Lui, un incontro in cui impariamo a conoscerLo in un nuovo modo.
 
L’oro sullo colonne ci parla della gloria di Dio. 
 
Ci sono cinque colonne; il numero cinque è simbolo delle possibilità e della potenza di Dio quando le nostre possibilità e le nostre forze umane sono esaurite
 
- La quinta lettera dell’alfabeto ebraico è la “acca”, il “respiro”, simbolo dell’opera dello Spirito Santo. 
Le colonne ci dicono: «Non per potenza né per forza, ma per lo Spirito Mio» (Zacc.4:6).
 
- Dio parlò per la quinta volta ad Abramo quando aveva 99 anni (Gen. 17:1)
Le possibilità umane di Abramo erano finite, ma Dio si rivelò a lui come l’ONNIPOTENTE e compì un miracolo nella sua vita.
 
Non abbiamo bisogno anche noi di un tale miracolo? 
 
Caro lettore, se sei ancora pieno di energie umane pensando di poter fare chissà che cosa per Dio, non sentirai il bisogno di entrare attraverso questa porta
 
Forse sarai attratto dalla sua bellezza, ma non entrerai. 
 
Però, quando arrivi al punto di riconoscere il tuo fallimento nel servire Dio e nella lotta contro il peccato, allora Gesù ti invita ad entrare con queste parole: «Venite a Me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, ed Io vi darò riposo» (Matt. 11:28).
 
 
 
5c L’acacia
 
Le colonne e le pareti del tabernacolo sono fatte di legno di acacia, uno dei pochi alberi che riescono a sopravvivere nel deserto.
 
È un albero pieno di spine. Fa penetrare profondamente le sue radici nella terra arida in cerca di acqua.
 
Arriva un Israelita con una scure, pronto a tagliare l’acacia.
 
- “Perché mi vuoi tagliare?” dice “Perché mi vuoi fare del male?”
 
- “Ho bisogno di te per la costruzione del tabernacolo, il Santuario di Dio”.
 
- “Non puoi usarmi senza tagliarmi? Non sono poi così brutto; guarda il mio fusto, i miei rami, le mie foglie! 
L’unica cosa che non va sono le spine. Non potresti togliermi le spine? Allora sarei un albero perfetto”
 
- Sai, le tue spine non le hai per caso, fanno parte della tua natura. Anche se io te le togliessi, tu ne faresti altre. Se veramente vuoi essere utile a Dio, tu devi essere tagliata!
 
Noi assomigliamo a questa acacia. 
 
Siamo consci del fatto che ci sono molte spine in noi: peccati, vizi, debolezze. Abbiamo pure l’illusione che, a parte queste spine, siamo abbastanza bravi e utili a Dio. 
Perciò Lo supplichiamo di toglierci le spine: di darci la vittoria sui peccati, di renderci più belli, … 
Dio però non ci esaudisce. 
 
Egli sa che c’è una sola, vera soluzione: la morte della nostra vecchia natura, la morte di ciò che siamo. Perciò deve togliere non soltanto i peccati, ma anche tutto il resto, incluso le cose di cui siamo fieri.
 
Questa è un’operazione molto dolorosa, però è l’unica che ci porta veramente alla guarigione. 
 
In seguito Dio ci “sega”, ci modella e ci ricopre di oro puro, della Sua gloria. 
 
Fa di noi delle colonne nel Suo tempio (Apoc.3:12), delle pietre (o assi) viventi per la costruzione di una casa spirituale (1a Pietro 2:5), una dimora a Dio per lo Spirito (Efes. 2:22).
 
Chi non desidererebbe essere ricoperto della gloria di Dio?
 
Chi non desidererebbe entrare nel santuario di Dio, in questo nuovo mondo spirituale pieno di meraviglie?
 
 
5d Il diritto di entrare
 
Anticamente in Israele solo i sacerdoti, figli di Aronne, avevano il diritto di entrare nel santuario. 
 
Perciò è giustificabile la seguente domanda: abbiamo o no anche noi questo diritto?
 
Siamo cioè sacerdoti?  La risposta è: SI.
 
Dio stesso ci ha costituiti «un real sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato» (1a Pietro 2:9). 
 
Come nel Vecchio Patto uno era sacerdote in virtù del fatto che discendeva da Aronne, nello stesso modo noi siamo sacerdoti in virtù del fatto che siamo fratelli di Cristo, il grande Sommo Sacerdote celeste.
 
I sacerdoti del Vecchio Patto dovevano essere consacrati (Es. 29) per mezzo di vestiti speciali, di un sacrificio per il peccato, di un olocausto, di un sacrificio di consacrazione e per mezzo dell’unzione con l’olio santo.
 
Nello stesso modo quelli che desiderano entrare nel santuario celeste devono essere consacrati a Dio, purificati col sangue di Cristo, lavati con l’acqua pura della conca e cosparsi dell’olio dello Spirito Santo.
 
A queste condizioni ogni figlio di Dio ha il diritto di entrare. Anzi, addolora il Padre celeste se NON entra. 
Dio ci esorta ad entrare nel santuario con piena franchezza (Ebrei 10:19-22), ci invita ad entrare nel riposo di Dio (Ebrei 4:9-11).
 
Purtroppo il diavolo col suo inganno ha spinto nel suo “santuario” (una contraffazione diabolica del vero) delle persone NON arrese a Cristo e NON purificate col Suo sangue, ingannandole con le sue bugie, facendo loro pensare che sono veramente entrate nel santuario divino.
 
Dall’altra parte il diavolo fa di tutto per impedire che entrino nel vero santuario coloro che hanno il diritto di farlo in virtù del sangue di Cristo. Per loro egli ha un arsenale di stratagemmi per tenerli nel cortile. 
 
 
 
5e Come NON entrare
 
I trucchi con cui il diavolo vuole trattenere i veri figli di Dio fuori del santuario, corrispondono in gran parte con le bugie con cui prima li tratteneva fuori del cortile.
 
 

Sussurra: “Non puoi entrare nel santuario come se niente fosse. Devi prima PREGARE molto e SENTIRE qualcosa”

 
Le anime che ascoltano questo bisbiglio si mettono a pregare con grande serietà, chiedendo a Dio di far morire il loro vecchio “io” e di farli entrare nel santuario. 
 
Continuano a pregare così per anni, fino all’esaurimento (non esaudimento). Intanto il diavolo è molto contento, perché sa che non entreranno mai se continuano a pregare così.
 
 

Ad altri suggerisce: “Non puoi entrare nel santuario così come sei. Dio è santo e tu sei ancora pieno di peccati. Perciò bisogna che ti santifichi”. 

 
In questa sottile bugia c’è anche una grande parte di verità: è chiaro che una persona impura non può entrare nel santuario
 
La questione è però, che questa santità non si può avere per mezzo dei nostri sforzi umani, ma solo per mezzo del sangue di Cristo che ci purifica continuamente quando noi camminiamo nella luce. 
 
Delle sètte intere si sono formate da povera gente che ha ascoltato questa sottile bugia di satana.
 
Paolo chiede a loro: «Questo soltanto desidero sapere da voi: avete voi ricevuto lo Spirito per la via delle opere della legge o per la predicazione della fede? Siete voi così insensati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne?» (Gal. 3:2-3). 
 
Intanto, il diavolo è contentissimo di loro. Vede che la loro “acacia” si irrobustisce sempre di più e non sarà mai tagliata. 
 
In sintesi, tutti i suoi trucchi hanno come unico fine quello di distogliere lo sguardo dei ricercatori dall’opera compiuta da Cristo e di far sì che essi ricerchino sempre la soluzione DENTRO LORO STESSI, nelle LORO preghiere, nella LORO santità, nelle LORO esperienze. 
 
È l’orgoglio umano che accetta volentieri queste proposte che tuttavia non danno nessuna vera soluzione.
 
 
 
5f Come entrare
 
In mezzo a tutti quelli che pregano, che si santificano e che aspettano qualche esperienza speciale, c’è uno che alza la testa e guarda la bellissima entrata del santuario. 
 
Certo, anch’egli ha pregato, ma sembrava che Dio non lo ascoltasse, anch’egli ha cercato di migliorarsi e di vincere il peccato, ma la sua vecchia natura si dimostrava sempre più forte. Anch’egli ha sperato di avere qualche esperienza, ma Dio non gliela dava.
 
Alza la testa e vede quella meravigliosa tenda a colori, gli stessi colori che aveva visto quando nacque di nuovo. Ad un tratto la verità penetra nel suo cuore: il segreto per entrare è solo in GESÙ! 
 
Ricorda dei versetti della Bibbia, letti tante volte, ma mai capiti bene: «Il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con Cristo, affinché il corpo del peccato fosse annullato, onde noi non serviamo più al peccato» (Rom. 6:6). «Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal. 2:20).
 
Comincia a capire che non soltanto Cristo è stato crocifisso PER lui, ma che lui stesso è stato crocifisso IN Cristo, insieme con Cristo, 2000 anni fa. 
 
Quanto era stato stupido quando pregava: “Dio, fa morire il mio vecchio io!” Aveva pregato per una cosa che Dio già da secoli aveva compiuto in Cristo!
Vede i colori rossi del porporino e dello scarlatto e sa che questi colori predicano non soltanto il sangue e la morte di Cristo, ma anche la sua propria morte. 
Comincia a comprendere che Dio aveva tagliato già l’acacia della sua vita e che non doveva più lottare contro la vecchia natura che ormai era morta.
 
Si alza e cammina verso l’entrata. Gli altri protestano, ma egli è deciso.
 

Non si aspetta più nulla dalle sue preghiere, ma ha FEDE in ciò che Cristo ha compiuto sulla croce. Non lotta più contro la sua vecchia natura; sa che è già morta.

 

Non ha più fiducia in ciò che lui potrebbe fare per Dio; invece ora aspetta in fede tutto ciò che Cristo avrebbe fatto in lui.

 

Non si lamenta più dei suoi peccati e fallimenti; sa ormai che da lui stesso non sarebbe mai provenuto qualcosa di buono. Allora, perché essere deluso di se stesso?!

 
Invece di chiedere a Dio di aiutarlo a fare il bene, si affida a Lui affinché Egli stesso compia l’opera Sua in lui. Sa che non solo deve vivere PER Cristo, ma anche PER MEZZO di Cristo. Invece di cercare di essere più forte, si affida con tutte le sue debolezze alla potenza di Cristo.
 
Entra nei santuario e trova riposo.
 
 
 
 
5g Coperti da Cristo
 
Il tabernacolo era composto da tre pareti di legno d’acacia; sopra queste pareti vi erano stese quattro tende o teli che servivano da tetto (Es. 26). 
 
Le tende coprivano le pareti; nello stesso modo Cristo copre ognuno dei Suoi, personalmente, e copre pure la Sua chiesa come collettività di credenti.
 
Dio comincia la descrizione del tabernacolo con la tenda più bella, quella di sotto.
 
Infatti dice che questa tenda è IL TABERNACOLO (Esodo 26:1). Tutto il resto è di importanza secondaria. 
 
I colori di questa tenda sono gli stessi della porta del santuario; soltanto vi si sono aggiunti i cherubini
 
Questa tenda ci parla di Cristo risorto e seduto alla destra del Padre nella gloria celeste, circondato dagli angeli che Lo adorano.
 
Infatti Egli è IL TABERNACOLO, IL TEMPIO (Giov. 2:19-22; Coloss. 2:9). 
 
Noi facciamo solo parte di questo tempio in virtù del fatto che siamo IN LUI, parte del Suo corpo.
 
Anche le altre tende parlano di Cristo. 
 
Quella esteriore, visibile da fuori, non era tanto bella. Infatti, Cristo non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né apparenza, da farcelo desiderare (Is. 53:2). 
 
La tenda esteriore era una robusta coperta di pelli di delfino che serviva a proteggere le tende di sotto. 
 
Generalmente, la prima volta che ci siamo rivolti a Cristo, era per ottenere protezione, aiuto, guarigione, ed Egli non ci ha delusi. 
 
Ci ha dato ciò che abbiamo chiesto. Ci siamo rifugiati sotto le Sue ali (Ruth 2:12; Matt. 23:37), accettandoLo come Re.
 
 

Sotto la coperta di pelli di delfino si trovava una coperta di pelli di montone tinte di rosso.
 
Questo rosso ci parla del sangue che Cristo ha versato nel Getsemani, poi durante la flagellazione e ancora sulla croce; quel sangue che ci purifica da ogni peccato. 
 
Infatti Cristo non vuole soltanto proteggerci; vuole anche che Lo accettiamo come il nostro Salvatore, per ottenere il PERDONO e la PURIFICAZIONE.
 
 

Sotto la coperta rossa si trovava un telo di pel di capra.

 
Non sta scritto quale era il suo colore, ma probabilmente era nero, siccome le capre del medio oriente sono generalmente scure. 
 
Questo telo ci parla di Gesù che soffrì durante le tre ore di tenebre sulla croce, di Gesù sceso nell’inferno nel regno della morte. 
 
Cristo non solo vuole proteggerci, perdonarci e purificarci; vuole essere anche la nostra MORTE in modo che possiamo risorgere con Lui in novità di vita.
 
 

Sotto questo telo, infine, si trovava il vero tabernacolo, la tenda dai molti colori con i cherubini! 

 
Questa tenda ci indica che Cristo ci copre con la Sua GLORIA CELESTE, dimostrando in noi la potenza della Sua risurrezione (Rom. 6:5; 2a Cor. 4:10-12) e facendoci abitare nei luoghi celesti (Efes. 2:1-10).
 
Quanto è glorioso essere rivestiti di Cristo! (Gal. 3:27; Rom. 13:14). In Lui possediamo ogni cosa.